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Juve: l’attico a Spalletti, ma occhio alle fondamenta. Inter: le parole di Conte e il caos in campo. Milan: troppi cerotti, buon punto. Arbitri: la solita non-soluzione. E le partite alle 20…TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Juve: l’attico a Spalletti, ma occhio alle fondamenta. Inter: le parole di Conte e il caos in campo. Milan: troppi cerotti, buon punto. Arbitri: la solita non-soluzione. E le partite alle 20…

Ben ritrovati nel bel mezzo del turno infrasettimanale. Il turno infrasettimanale è una cosa bella, spezza la settimana, fa godere noialtri malati di calcio, complica un po’ le cose in termini di Fantacalcio ma per il resto è balsamo per le meningi. Lo dico? Lo dico: il turno infrasettimanale è la nemesi della Pausa per la Nazionale. Fine. Anzi, inizio. Lautaro e Conte non sono molto amici, lo abbiamo capito. In seguito al loro battibecco in campo si sono scatenati i perbenisti ed è possibile che anche tra voi lettori molti stiano pensando “che vergogna, che esempio diamo ai bambini. I bambini!”. Ci sta, non è stata una gran mossa da parte di entrambi, ma evitiamo di esagerare. I due evidentemente si stanno sullo stomaco e il dato di fatto è che la riprova del campo ha detto che il primo (Conte) è stato più furbo del secondo (Lautaro), sparito dal campo insieme a tutta l’Inter proprio dopo la sceneggiata. Conte è un maestro di campo e di strategia, non c’è che dire. “Di campo” perché con Neres “falso attaccante” ha messo in crisi tutta la difesa nerazzurra, “di strategia” perché ancora una volta ha trovato il punto debole dei suoi avversari e su quello ha insistito (in qualche modo agevolato anche dal ko di De Bruyne - in bocca al lupo al ragazzo - che gli ha permesso di tornare all’antico e più redditizio schieramento). Poi c’è il “fuori campo” dell’ex ct e su quello ognuno ha la sua legittima opinione. Noialtri ci permettiamo di muovere degli appunti: 1. Non è piacevole sentire un allenatore che per esaltare se stesso dimentica chi ha lavorato insieme a lui e/o sminuisce i suoi colleghi (“io ho riportato l’Inter alla vittoria (…) L’Inter da anni è la più forte ma ha vinto meno del previsto”). 2. Non è coerente dire “L’Inter degli ultimi anni è la più forte” se è vero come è vero che a suo tempo proprio lui la abbandonò in nome - a suo dire - della competitività smarrita. 3. Non è coerente (e due) parlare di var che per il bene del calcio “deve intervenire sempre per correggere gli errori” (un anno fa dopo Inter-Napoli) e tacere per il legittimo bene personale dopo Napoli-Inter. 4. Non è coerente (e tre) se dice - parole di ieri - “…Spero che certe lamentele non condizionino Rocchi: se un presidente si lamenta dà un indirizzo importante e non va bene”. E si dimentica che meno di un anno fa patron De Laurentiis, proprio dopo Inter-Napoli, disse così: “E’ necessario fare in modo che non si alimentino sospetti e dubbi, e il rispetto, come sottolineato da Rocchi, dev’essere reciproco per evitare, come ha detto lui, che si incendi il campionato (…) È noto che spesso gli arbitri in campo non sono favorevoli all’intervento degli arbitri del Var, perchè le correzioni delle loro decisioni gli tolgono autonomia e credibilità. Tuttavia, di fronte a episodi eclatanti e a errori palesi, il Var deve intervenire, almeno richiamando l’arbitro alla visione di quanto è accaduto al monitor. Questo per il bene del calcio”. Eh… E veniamo al fattaccio. Il disastro di campo del Maradona griffato dalla quaterna arbitrale è stato certificato da Rocchi, cosa che - purtroppo- capita ormai ogni settimana nella celebre trasmissione. Non si tratta tanto della decisione presa in campo (comunque sbagliata secondo la classe arbitrale) ma di come è stata presa (procedura regolamentare presa a calci). Un errore grave che si sposa benissimo con gli altri obbrobri di giornata, da Lazio-Juve a Parma-Como fino a Fiorentina-Bologna. Un disastro che non può essere sanato col settimanale “Giro di punizioni” di Rocchi (uno retrocesso, quell’altro sospeso e chi s’è visto s’é visto) perché 1) Più delle punizioni sono fondamentali le soluzioni (che non si intravedono) e 2) Di questo passo rimarremo a corto di arbitri spendibili sul campo. E passiamo alla pietanza prelibata di giornata, ovvero alla panchina della Juve. Tudor è stato silurato e lo capisce chiunque che il problema forse era anche lui ma di sicuro non può essere solo lui. E la faccenda è ben spiegata dal recente storico della panca bianconera (troppi allenatori cannibalizzati) e anche dal miliardo bruciato dal club negli ultimi 8 anni: un’enormità. Al netto del sostituto - Spallettone è sempre una buona scelta - bisogna in qualche modo trovare una soluzione a livello gestionale (che fine ha fatto il ds promesso?), altrimenti si continuerà a ristrutturare l’attico senza rendersi conto che quello, l’attico, può essere bello quanto vuoi, ma senza solide fondamenta è destinato a durare come il famoso gatto che zampetta lungo la famosa tangenziale. Una cosetta sulla Roma, ancora poco Gasperiniana dalla cintola in su ma decisamente Gasperiniana nella forma mentale. La rosa resta imperfetta, ma se il gruppo tiene botta fino a gennaio e il mercato porta quel paio di pezzi mancanti… un posto in Champion è tutto tranne che impossibile (anche passando dal successo in Europa League, tra l’altro). E il Milan, che fatica un po’ ma prende un buon punto a Bergamo contro una bella Atalanta. Il motivo? Semplice e facilmente riassumibile: se - tra gli altri - ti mancano Pulisic, Rabiot, hai Leao a mezzo servizio e in generale pochi ricambi… è tutto piuttosto normale. Da ultimo, torniamo sul pressing della lega Serie A a Dazn per provare ad anticipare le partite serali alle 20. Obiettivi: “Conquistare il pubblico giovane e garantire maggiore riposo ai giocatori”. Gli obiettivi ci convincono fino a un certo punto ma la proposta non è totalmente da buttare, ché magari a partita finita trovi ancora una pizzeria aperta. Ps. Che bellezza Jannik Sinner, non tanto per la vittoria di Vienna, quanto per la sua totale indifferenza alla sciocca caciara che è stata montata alle sue spalle. Loro parano, lui tace. E vince. E li fa ammattire. Gigante.