Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / inter / Serie A
Bastoni: "In Nazionale c'è meno sintonia che nel club. Gattuso è diretto, ne avevamo bisogno"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 12:30Serie A
di Alessio Del Lungo

Bastoni: "In Nazionale c'è meno sintonia che nel club. Gattuso è diretto, ne avevamo bisogno"

Alessandro Bastoni si è raccontato a 360 gradi ai microfoni del canale YouTube di Rivista Undici, parlando di tanti aspetti della sua carriera. Nelle scorse settimane erano uscite delle anticipazioni, ora è invece stata pubblicata l'intervista completa, nella quale ha analizzato il cambiamento nel suo modo di giocare: "È stata una cosa molto naturale. Nasco all'Atalanta e ho visto Toloi che è stato uno dei primi difensori fare questa cosa. Ho avuto anche fortuna perché ho trovato le persone giuste al momento giusto. Poi l'ho fatto prevalentemente quando sono arrivato all'Inter. Già con Conte si intravedeva qualcosa, poi con Inzaghi e con Dimarco gli automatismi si sono elevati all'ennesima potenza. La dote che forse mi differenzia dagli altri è la qualità con la palla e di fare la scelta giusta. L'allenatore aiuta, poi è il giocatore che scende in campo. È una dote naturale, poi nel settore giovanile dell'Atalanta ho avuto la fortuna di avere Favini che penso sia uno dei più grandi dirigenti del calcio italiano. Queste cose mi hanno portato ad essere quello che sono". Le è risultato complicato cambiare modo di giocare? "Sta molto all'intelligenza del giocatore, io mi reputo molto intelligente. Riesco a capire bene le situazioni in campo anche quando gioco da terzo spesso mi trovo largo. Poi quando c'è sinonia in un gruppo tutto avviene più facilmente". Si vede in mezzo al campo in futuro? "No, probabilmente comincerò sempre lì e poi mi sposterò in varie zone". Ci sono altri Bastoni in Europa? "La propensione offensiva del difensore è una cosa che da un po' di anni stanno cercando tante squadre. Non sempre viene come si vuole. Io ammiro molto Gvardiol, poi c'è Calafiori che lo sta facendo molto bene all'Arsenal partendo da quarto. Il difensore ora è anche quello che deve creare qualcosa in più". Ogni tanto pensa al fatto che si sta evolvendo il concetto del difensore? "Sì, ma è una cosa talmente naturale che non mi son dovuto sforzare ad essere un personaggio che non sono. Se sono d'esempio per un nuovo modo di giocare mi fa solo piacere". Lei è il calciatore italiano con la valutazione più alta. Ci ha fatto caso? "Son titoli e cose che fanno piacere, ma un giorno sei il più forte e l'altro il più scarso. C'è da tenere equilibrio e dimostrare che hai quel valore, ma non è una cosa che mi sposta". In Italia ora il difensore viene visto in modo diverso. "Come dicevo prima, ora il difensore fa anche altre cose e questa cosa può far esaltare la gente. Quindi uno ha l'ambizione di diventare uno dei pochi che ce l'ha fatta". Che cosa ha portato Gattuso? "Non veniamo da un periodo facile, non abbiamo fatto un buon Europeo. La differenza di giocare tra club e Nazionale è tanta perché la sintonia c'è meno ed è normale, ma la cosa più importante è il senso di appartenenza: abbiamo una grande tradizione e va rispettata. Gattuso ha inisistito più su queste cose che sull'aspetto tattico. È uno molto diretto, ti dice le cose come stanno ed è quello di cui avevamo bisogno". Cosa è cambiato all'Inter dal suo arrivo? "Quando sono arrivato avevo 20 anni e non potevo avere la ledership di oggi. Quando sono arrivato era un sogno solo vestire i pantaloncini di allenamento e vedere lo stemma. Oggi invece devo essere io quello che per me hanno rappresentato i vari Handanovic, D'Ambrosio e Ranocchia: sono io a dover trasmettere l'attaccamento alla maglia e quello che significa l'Inter a Milano e in Italia". All'Inter vi aiuta il fatto che ci siano molti italiani? "Sì, ci aggiungo anche Mkhitaryan che è fondamentale: è uno troppo intelligente e capisce i nostri movimenti. L'italianità in Serie A è importante ma abbiamo avuto la fortuna di indirizzare i ragazzi nuovi nel fargli capire che persone eravamo e cosa volevamo da loro". Che cosa dite a Pio Esposito? "Lui è un ragazzo strepitoso nonostante abbia solo 20 anni. Si è trovato catapultato in un mondo dove tra social e televisioni è facile perdere la testa. Lui è super tranquillo, noi cerchiamo di dargli una mano ma per il momento non ce n'è stato il bisogno. Bisogna lasciarlo tranquillo e arriverà il suo momento". Chi parla di più in spogliatoio? "Lautaro parla, io e Barella pure parliamo molto. Lautaro è il nostro capitano e il nostro leader, ma è molto bravo a farsi aiutare quando c'è bisogno". Ha la faccia da bravo ragazzo, in campo è cattivo? "No (ride, ndr). Sono deciso quando serve ma non mi metterei nella categoria dei cattivi". Però il suo modello è Sergio Ramos. "Da lui non ho preso le entrate, ho preso lo stile di gioco e la tecnica che ha perché è di un livello eccezionale". Un avversario con cui bisogna essere cattivi? "Beh Yamal l'anno scorso al 118' l'ho tirato giù di forza perché dopo 180' tra andata e ritorno è stato pesante da marcare. Quando ci vuole, ci vuole". L'avversario più difficile da marcare? "Direi lui". Si è sempre sentito pronto per affrontare le partite importanti? "La mia fortuna, che penso sia anche una dote, è di essere sempre pronto nelle occasioni in generale. Non ho mai sentito la pressione ma ho sempre affrontato tutto con la gioia di fare le cose che mi piacciono ed è quello che mi manda avanti nonostante tutte le partite. È quello che manda avanti un giocatore. Mental coach? No, mi bastano mia moglie e mia figlia che mi danno la giusta leggerezza di cui ho bisogno". Il più casinista della squadra? "Bare, senza dubbio". E il più leader? "Lauti e Bare". Quello che fa ridere di più? "Bare".