
Stanco del disfattismo dei tuttologi: Kolo Muani, Zhegrova e Molina sarebbero un capolavoro
Quanto erano belli i tempi in cui il tifoso si limitava ad accogliere i giocatori acquistati dalle proprie squadre del cuore senza improvvisarsi medici, avvocati, esperti tecnici e commercialisti; era tutto più piacevole, come una notte di Natale, si scartava il regalo e anche se non sembrava appetitoso ci si giocava prima di valutarlo. Mi dispiace ma questo editoriale devo aprirlo con un po' di "veleno" verso chi deve fare le pulci ad ogni operazione aprioristicamente e, possibilmente, irradiare pessimismo diffuso pronti a mettersi la medaglietta del "ve l'avevo detto" se le cose andassero male invece di esserne, eventualmente, dispiaciuti. Non si tifa più per la propria squadra ma per le proprie idee, pronti a guardare le partite imbracciando un fucile invece del tamburo. Mi considerano ottimista nelle valutazioni, no, io sono soltanto tifoso vero e giornalista onesto. Ed è da cronista che incentro questo editoriale su quello che penso possa essere un finale a sorpresa molto, molto positivo.
Un anno fa, con onestà, ero molto soddisfatto del lavoro di Cristiano Giuntoli di cui conoscevo a menadito il modus operandi e l'idea di rivoluzionare la rosa e mandare messaggi di unità la ritenevo una scelta rischiosa ma saggia. Arrivarono, tra gli altri, Thuram, Douglas Luiz, Koopmeiners, Nico Gonzalez e Conceicao, come si faceva a non essere ottimisti, Il problema si rivelò strada facendo: il primo errore fu la scelta di Motta (su cui avrebbero investito tutti), il secondo quello di cercare l'unità solo a parole e minarla nello spogliatoio con la "cacciata" dei senatori rimasti, per ultimo Danilo, e mettere mano ad una assolutamente non necessaria opera di "bonifica". Che termine fastidioso, ma è così che è andata. Il problema è il flop di giocatori considerati da tutti gli addetti ai lavori dei campioni o futuri tali. E invece hanno funzionato soltanto il portoghese e il francese. Stesso trend nel mercato di gennaio con il solo Kolo Muani a salvarsi.
A quelli che hanno accolto Damien Comolli, di cui onestamente non conoscevo l'operato prima d'ora, con il fucile puntato dico di aspettare a dare i giudizi. Non avrebbe senso sparare ora su chi è stato chiamato alla Juventus per risollevarla ereditando i disastri del passato remoto e recente. Come si può pensare di sparare sul grilletto in maniera così spontanea dopo appena 2 mesi di lavoro del direttore generale che sta cercando a fatica di risolvere tanti casi spinosi e trovare un valore a giocatori che non valgono sicuramente quanto sono costati? Non sto decantando il lavoro di Comolli, voglio aspettare, ma intanto apprezzo i messaggi concreti, e non figli di parole fumose, mandati dentro e fuori dal mondo Juve: questo club deve essere rispettato, ad ogni costo, e non si accettano elemosine. Chi ci gioca deve metterci l'anima altrimenti è fuori e chi viene deve volerlo con ogni goccia di sangue, quella che dovrà sputare.
Manca pochissimo al termine del calciomercato e confermare Yildiz, acquistare David e Joao Mario e difendere Tudor giocando di strategia con i procuratori dei giocatori in uscita mi sembra un buon inizio, nella difficoltà generale. Manca ancora qualcosa? Si, certamente, ma se andasse in porto questa maxi operazione: Kolo Muani, Zhegrova, Molina dentro e Douglas Luiz e Nico in uscita sarebbe in piccolo capolavoro. Ah, già, Zhegrova ha uno storico infortuni che non parla a suo favore. Si, cari dottori mancati, è vero, e ne va certamente tenuto conto al momento di fare il prezzo, ma guardateli tutti i numeri del kosovaro e magari capirete che il rischio potrebbe valerne la candela. Ma intanto aspettiamo e vediamo, e alla fine del mercato estivo potremmo avere un po' più elementi per valutare il lavoro del nuovo direttore generale. A patto che non si voglia sparare a prescindere....







