Buona la prima ma la vera Juve è ancora tutta da costruire
Buona la prima di Spalletti, aspettando la seconda in Coppa e puntando a vincere anche il derby prima della pausa per le nazionali. Sarebbe il modo migliore per ritrovare fiducia e mettersi alle spalle l'ennesimo avvicendamento tecnico. Negli ultimi diciotto mesi sono stati addirittura 3, da Allegri a Tudor con in mezzo Motta, e due di questi gravano ancora pesantemente sui conti del club. Se n'è aggiunto uno, Spalletti, con la ratio di averlo ingaggiato solamente fino al termine del campionato e la speranza di confermarlo a qualificazione Champions ottenuta. Un giusto compromesso anche per l'ex allenatore azzurro, di club e nazionale, per rientrare nel giro delle grandi squadre. La Juve è la sua grande opportunità dopo il fallimento da commissario tecnico dell'Italia, anche se la brillante impresa tricolore ottenuta col Napoli gli garantirà a lungo altri bonus. Ma l'ultimo potrebbe essere proprio quello sulla panchina bianconera.
Opportunità – Spalletti non avrebbe potuto pretendere di più di quanto la dirigenza gli ha proposto. E allo stesso tempo la Juventus si è garantita quantomeno l'esperienza di un allenatore scafato e preparato. Molto dipenderà dalla squadra, che resta la stessa di prima, ma altrettanto dipenderà dal modo con cui il nuovo allenatore saprà ricucire la situazione senza aggiungere altri strappi e rivitalizzando, con scelte lineari e pratiche, la competitività del gruppo. Il primo tempo di Cremona è l'esempio di quanto si possa ottenere con poche sedute di allenamento e con tanta semplicità. Le assenze di Yldiz e Kelly non hanno prodotto innanzitutto alibi, e la sfida è stata gestita come avremmo dovuto fare anche col Milan, invece di lamentarci del falso problema del calendario. Perché ogni parola sbagliata che esce dalla bocca del proprio allenatore finisce per aggiungere distanze tra le parti. Tudor ama anche fin troppo la Juve, ma ha sbagliato nello stesso modo di chi lo ha proceduto, facendo poco per evitare anche lui l'esonero. La Juve non è solo una squadra e non è neanche solo una società di capitale, ma è sempre stata un insieme di persone. Ecco cosa non è più e cosa deve cominciare a tornare ad essere. Con Chiellini più vicino a Comolli e Spalletti libero di rimettere disciplina nello spogliatoio, tutto diventerà più facile. Intanto servono i risultati, e anche se spesso sono la netta conseguenza delle prestazioni non sempre vanno di pari passo. C'è tanto da lavorare, anche in società, ma si è finalmente deciso di riaffidarsi a veri uomini di calcio. E lasciamo la teoria agli algoritmi. Tutto il resto all'esperienza riparatrice di mister Spalletti. La squadra, da adesso in poi, e dopo la sfuriata di Elkann, non ha più scuse.






