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Juventus-Roma, pacco regalo sotto l’alberoTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:01Editoriale
di Roberto De Frede
per Bianconeranews.it

Juventus-Roma, pacco regalo sotto l’albero

Non fatevi scappare la notizia, Babbo Natale esiste. (Jim Lovell)

Cosa ci porta a stare male fin da piccoli per una delle partitissime del campionato italiano? Il calcio, come insegnava Jean-Paul Sartre, è una metafora della vita; per Pier Paolo Pasolini, che giocava all’ala destra ed era un sostenitore acceso del Bologna, un linguaggio; per Thomas Stearns Eliot un elemento fondamentale della cultura contemporanea; per Gianni Brera, un mistero agonistico. Per me è un sentimento forte, un recupero dell’infanzia, di quando gli assi del pallone sostituirono gli eroi salgariani, praticamente un regalo di Babbo Natale vestito di bianconero.

E quanto furore, tra le zebre e i lupi giallorossi, negli Anni Ottanta, la lunga stagione dell’Eldorado del nostro pallone. Giampiero Boniperti e Dino Viola tra questioni di centimetri e righelli. L’eleganza di Falcão e la classe senza tempo di Platini, la nostalgia e il rimpianto per Di Bartolomei, Rossi e Scirea. La forza di Nela e i lampi di Cabrini, i colpi di testa di Bettega e Pruzzo, i dribbling di Bruno Conti e le illuminazioni di Tardelli. Juve-Roma è sempre stata una sfida romantica, un confronto aperto. E come dimenticare, fino a qualche tempo fa, le lezioni di stile di Totti e Del Piero: quanta letteratura nel giorno del loro addio al football, con le lacrime dei tifosi e la malinconia già intensa di molti. Una partitissima sempre emozionante, quel momento magico e abbagliante dell’ingresso in campo delle squadre e del fischio d’inizio dell’arbitro. In quegli attimi, riprendiamo la nostra giovinezza per mano e il miracolo si ripete.

La Juventus con la vittoria di ieri sera all’Allianz ha esaudito milioni di letterine scritte in bianco e nero su carta dal colore verde prato, inviate molto lontano, in Lapponia. Del resto a Natale accadono i miracoli, anche quello di rinascere, e se Openda non ha ciabattato quel gol a porta vuota, allora davvero vuol dire che qualcosa è cambiato.

«Pensavo: dovrebbe esserci un rituale per nascere una seconda volta: rappezzata, rinchiusa e poi riconosciuta idonea a riprendere la via». Il romanzo La campana di vetro di Sylvia Plath, da cui è tratta la frase, racconta la storia del crollo nervoso del personaggio protagonista, provocato dall’ossessione di non deludere le aspettative delle persone che la conoscono. Proprio come la frase racconta, spesso ci capita di provare un’irresistibile voglia di scomparire e di rinascere sotto nuove vesti per liberarci dai fardelli che incontriamo lungo il nostro cammino. Per liberarci dell’immagine che abbiamo costruito di noi stessi e che molto spesso ci opprime e ci soffoca. Per lasciar andare gli obiettivi che ci siamo prefissati e far emergere i veri desideri che animano il nostro essere. Da qui nasce la voglia di ricominciare, di rinascere: un bisogno senza tempo che caratterizza gli spiriti liberi e che hanno voglia di dimostrare il proprio valore.

Rinascere ha il sapore dolce e onirico del miracolo, è la vera salvezza di ognuno di noi e non è un caso se a tale atto è legato ogni profondo cambiamento spirituale che l’umanità conosca. Anche una partita di calcio può essere l’inizio di un ciclo di rinascenza sportiva. E se fosse per la Juve cominciato ieri sera?

Buon Natale carissimi Lettori.

Roberto De Frede

P.S. Jim Lovell, astronauta, comandante dell’Apollo 13, colui che lanciò l’sos: «Houston, abbiamo un problema». Nonostante l’esplosione di una bombola dell’ossigeno, riuscì a riportare sano e salvo il suo equipaggio sulla Terra. Come non credergli su Babbo Natale?