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Sanderra: "Sì alle Seconde Squadre in C, ma abbassando l'età per la Primavera"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 18:19Serie C
di Claudia Marrone

Sanderra: "Sì alle Seconde Squadre in C, ma abbassando l'età per la Primavera"

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"Il campionato di Serie C è sempre molto difficile, complicato, soprattutto da vincere e da cui essere promossi. Anche quando ci sono premesse forti e società solide, non è semplice, a volte ci sono corazzate sulla carta che poi non arrivano fino in fondo. Viene detto un 'campionato minore', ma per me resta di alto livello, perché è una palestra per tanti giocatori, un crocevia per giovani e anche per i più esperti. Un’espressione di calcio di alto livello. Con per altro sempre grandi sorprese: i distacchi a questo punto del campionato contano fino a un certo punto. Conta la testa per arrivare fino in fondo": esordisce così, nel corso della diretta pomeridiana di A Tutta C, il format di TMW Radio interamente dedicato al mondo della Serie C, mister Stefano Sanderra. Che prosegue poi: "È chiaro che ogni categoria ha i suoi livelli e la sua tipologia di giocatori. Però ci sono squadre che, in categorie inferiori, non hanno niente da invidiare a quelle superiori. È importante calarsi nella mentalità giusta. Grandi squadre come a esempio Salernitana, Cosenza o Cittadella forse hanno capito che servono anche giocatori di categoria: ci vuole il violinista ma ci vuole anche il muratore dentro la squadra. Deve esserci un insieme, un cocktail di giovani, esperti e giocatori che conoscono la categoria". In Serie C è molto importante anche lo spirito di appartenenza, che in Serie A e B, con molti stranieri in rosa, si sta forse perdendo. Spirito di appartenenza che non manca certamente al popolo di San Benedetto del Tronto, ai tifosi della Sambenedettese, una piazza che lei ha conosciuto nel suo percorso da allenatore. Quello che sta accadendo ai rossoblù, è un calo fisiologico di tensione oppure si è inceppato qualcosa? "Devo dire che la Samb sta avendo un nuovo corso con un presidente che da un paio d’anni sta lavorando a una progettualità dalle basi, dal settore giovanile. Sono tornati in C dopo diversi anni, quindi c’è entusiasmo ma anche uno scotto da pagare nel rientrare in una categoria complicata e difficile. Lo stadio è un tempio del calcio, dove puoi andare alle stelle ma puoi anche sprofondare, perché le pressioni sono tante. Però sono tifoserie che sanno spingerti e hanno acquisito, secondo me, la maturità per capire che si deve passare attraverso sofferenze per tornare in alto. Ne hanno passate tante sia a Salerno che a San Benedetto, due piazze in cui sono passato anch’io, molto formative sia per allenatori che per giocatori: bisogna saperci entrare, non è facile". Da qualche anno è entrato a pieno regime nel lavoro dei settori giovanili, in una grande società come la Lazio. Dal suo punto di vista, il progetto “Seconde Squadre” è davvero quello che serve per sviluppare più velocemente i giovani talenti dei nostri vivai? O è anche un modo per fare bilancio più che valorizzazione? "È un discorso complesso. Io sono favorevole alle seconde squadre perché possono fare da ponte tra settore giovanile e prima squadra, ma a patto che si abbassi l’età della Primavera, che oggi è troppo alta: a 19-20 anni vediamo giocatori ancora in Primavera. Abbassare l’età e creare seconde squadre che si confrontino nella palestra della Serie C sarebbe molto formativo. Certo, non può essere la panacea di tutti i mali, ma non è un male. Quanto al campanilismo, non stanno rubando posti alle squadre di Serie C, che sono comunque tante. Anzi, mi preoccuperei di più di salvaguardare le società di Serie C per evitare penalizzazioni o esclusioni durante l’anno. Le seconde squadre, se inserite in un progetto serio, non solo economico ma formativo, vanno bene". Un’altra novità di quest’anno, in via sperimentale, è l'FVS. La convince come strumento? Cosa cambierebbe? "Non dobbiamo essere contro la tecnologia: fa parte della nostra vita e dobbiamo stare al passo con i tempi, anche se sono veloci. Ma nella vita esiste anche il passo sospeso, quello della riflessione e del riposo, che è importante. Dal punto di vista tecnico, la tecnologia del VAR può essere un’innovazione positiva perché può salvaguardare la regolarità delle partite. Quello che mi fa paura è che, oltre alla tecnologia, si stia perdendo un po’ di sensibilità: con tutta questa intelligenza artificiale, l’importante è non perdere la nostra intelligenza naturale, a cui dobbiamo sempre fare riferimento. La Serie C è una palestra di crescita non solo per allenatori, dirigenti e calciatori, ma anche per gli arbitri, che devono formarsi indipendentemente dalla tecnologia. Se un giorno ci si ritrova senza lo strumento, bisogna comunque saper performare ad alti livelli". Il suo occhio sul settore giovanile mi porta a chiederle se siamo davvero così a corto di talenti interessanti per il nostro movimento, anche in chiave nazionale. E se c’è qualche giovane che la stuzzica, magari qualcuno che ha visto fare il salto nel professionismo. "Anche qui il discorso è complesso. Non siamo in un periodo molto fecondo dal punto di vista dei talenti, però bisogna saperli individuare. Quando si trova quella che chiamo 'una vita assorta', non va appiattita: va valorizzata e inserita in un contesto di squadra con limiti ma anche con libertà. Libertà nei limiti del talento, e qualcosa in più può uscire. Ne ho allenati diversi: alla Lazio abbiamo fatto un bel triennio, sono usciti molti giocatori, qualcuno in Serie A e diversi in Serie B. Non vorrei fare troppi nomi, ma era un gruppo forte mentalmente. Oggi la differenza sta lì: oltre alla gamba, serve la mente. Quando una squadra ha giocatori forti mentalmente, nessuna possibilità è preclusa".