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Straskosha deve togliersi la maschera
Chi è Thomas Strakosha? Il portiere che ha salvato la Lazio contro il Lecce o quello visto per esempio a Cluj, dove con la sua uscita sbagliata ha regato ai rumeni il gol vittoria? Questo è l’interrogativo a cui molti - se non tutti - tifosi biancocelesti vorrebbero avere una risposta. Vorrebbero che Strakosha si levasse la maschera per capire chi sia realmente. Un portiere da Champions o no? Domenica, contro i salentini, è stato assoluto protagonista. Gran parte del merito per i tre punti che hanno trascinato la Lazio al 3° posto in classifica va a lui, autore di due interventi prodigiosi. Il primo sotto l’incrocio dopo un colpo di testa di Babacar, ipnotizzato successivamente sul rigore delle polemiche. Si è preso di prepotenza la scena, dopo un inizio di stagione in cui in cui ha catalizzato tante critiche. Alcune giuste, altre ingenerose. Alcune prevenute, altre costruttive. "So di ricoprire un ruolo delicato in una squadra, ma le critiche che mi fanno quando prendo un gol non mi interessano. Se dovessi ascoltare tutti, non vivrei più. Io continuo per la mia strada e faccio il massimo per la Lazio", ha spiegato una settimana fa.
Come ogni giocatore, di errori in questi anni ne ha fatti tanti. L’unico veramente clamoroso lo ha commesso con la sua nazionale, l’Albania, nella precedente sosta in casa della Turchia. Una ‘papera’ grave nel finale, che ha compromesso il percorso verso Euro 2020 della selezione del ct Reja. Con la Lazio invece non si ricordano errori macroscopici di Strakosha, ma sempre situazioni in cui il commento è stato “poteva fare di più”. A Glasgow, sull’1-1, la palla entra centralmente ma lui non riesce a darsi spinta sulle gambe. Contro l’Atalanta è immobile sulla punizione tagliata di Muriel, che attraversa tutta l’area e dopo un paio di lisci si insacca sul secondo palo. A San Siro contro l’Inter è vero che Jony si perde D’Ambrosio alle spalle, ma il cross di Biraghi è lento e morbido e soprattutto è nell’area piccola, che è territorio fertile per l’uscita dei portieri. E si potrebbe continuare con quest'elenco di circostanze in cui avrebbe potuto e dovuto fare meglio.
Frase, quest’ultima, utilizzabile anche per definire la Lazio di Inzaghi, a cui manca sempre un gradino per salire la rampa del famoso salto di qualità (alias Champions). Quest’anno è arrivato il momento della verità per tutti, non si può scappare. Dopo 138 presenze con la Lazio, più 12 con la Salernitana e 10 con la Nazionale maggiore, Strakosha deve togliersi la maschera e far capire a tutti chi è. Se quello visto a Cluj o domenica scorsa contro il Lecce.
Come ogni giocatore, di errori in questi anni ne ha fatti tanti. L’unico veramente clamoroso lo ha commesso con la sua nazionale, l’Albania, nella precedente sosta in casa della Turchia. Una ‘papera’ grave nel finale, che ha compromesso il percorso verso Euro 2020 della selezione del ct Reja. Con la Lazio invece non si ricordano errori macroscopici di Strakosha, ma sempre situazioni in cui il commento è stato “poteva fare di più”. A Glasgow, sull’1-1, la palla entra centralmente ma lui non riesce a darsi spinta sulle gambe. Contro l’Atalanta è immobile sulla punizione tagliata di Muriel, che attraversa tutta l’area e dopo un paio di lisci si insacca sul secondo palo. A San Siro contro l’Inter è vero che Jony si perde D’Ambrosio alle spalle, ma il cross di Biraghi è lento e morbido e soprattutto è nell’area piccola, che è territorio fertile per l’uscita dei portieri. E si potrebbe continuare con quest'elenco di circostanze in cui avrebbe potuto e dovuto fare meglio.
Frase, quest’ultima, utilizzabile anche per definire la Lazio di Inzaghi, a cui manca sempre un gradino per salire la rampa del famoso salto di qualità (alias Champions). Quest’anno è arrivato il momento della verità per tutti, non si può scappare. Dopo 138 presenze con la Lazio, più 12 con la Salernitana e 10 con la Nazionale maggiore, Strakosha deve togliersi la maschera e far capire a tutti chi è. Se quello visto a Cluj o domenica scorsa contro il Lecce.
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