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Che fine ha fatto... Capristo, dal Lecce dei grandi all'EccellenzaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
domenica 7 marzo 2021, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia

Che fine ha fatto... Capristo, dal Lecce dei grandi all'Eccellenza

La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
Nuovo appuntamento con “Che fine ha fatto…”, viaggio alla riscoperta dei talenti transitati sulle pagine delle dieci edizioni dell'Almanacco de La Giovane Italia senza poi riuscire a sfondare nel calcio professionistico. Ospite di giornata è Andrea Capristo, attaccante classe 1998 cresciuto nel settore giovanile del Lecce e presente per due edizioni consecutive, nel 2015 e 2016, nell'Almanacco LGI, con due paragoni importanti: Franck Ribery e Eder.

Ciao Andrea, ti sei fatto conoscere al grande pubblico nelle giovanili del Lecce. Raccontaci i tuoi primi anni con i salentini.
"Ho iniziato la mia avventura a Lecce a partire dai 12/13 anni, entrando a far parte della rosa dei giovanissimi regionali e dando vita a un percorso che mi ha portato fino alla prima squadra. L’anno sicuramente migliore dal punto di vista delle prestazioni per me è stato quello dei Giovanissimi Nazionali, nel quale ho segnato 30 gol in 30 giornate, per poi passare agli Allievi e in Berretti da sott oetà. Nell’anno di Berretti ho ricevuto offerte per trasferirmi in squadre importanti come Roma e Napoli, ma decisi di restare a Lecce ottenendo a 17 anni la prima panchina in Serie C con mister Braglia e esordendo la stagione successiva con mister Padalino in un Lecce-Virtus Francavilla. Purtroppo, per problematiche legate al calciomercato si sono verificate delle frizioni con la società, e sono stato spostato nuovamente in Berretti".

È allora che inizia il tuo girovagare nei dilettanti, al netto di una nuova breve parentesi a Lecce.
"A gennaio, quindi, mi trasferisco in prestito alla Folgore Caratese in Serie D, raccogliendo 10 presenze in quella che è la mia prima vera esperienza nel calcio dei grandi, perché ho sentito veramente la differenza tra allenarsi con la prima squadra e farne effettivamente parte. Al rientro a Lecce dal prestito ho svolto il ritiro con la squadra, ottenendo un altro trasferimento in prestito (al Nardò, ndr.) per avere la possibilità di giocare con continuità. Col senno di poi non avrei rifatto questa scelta, nonostante la parentesi a Nardò sia stata comunque positiva, pur giocando tanto ma fuori ruolo come mezzala. Era comunque un contesto diverso da Lecce, che scelsi per la gran voglia che avevo di giocare con continuità, nonostante fossi comunque apprezzato nella società giallorossa. Dopo essere rimasto svincolato, e aver ricevuto tante promesse di restare nei professionisti, l’ultimo giorno di mercato accettai l’offerta del Rotonda in Serie D: a malincuore, la considero la peggiore esperienza in carriera a causa del cattivo rapporto che ho avuto con il nuovo mister".


Nel tuo migliore anno con il Lecce, era arrivata anche la chiamata della Nazionale.
"La mia prima presenza in azzurro è stata quella con l'Under17, prima in un’amichevole con l’Austria e successivamente con la conferma all'interno del gruppo che prese parte alle qualificazioni per l’Europeo di categoria. Fu un’esperienza totalmente inaspettata perché entrai a far parte di un gruppo composto da ragazzi come Locatelli e Cutrone che, partendo da società importanti, fanno tuttora parte di squadre di livello. Ciò che mi rendeva ancora più orgoglioso per le convocazioni era il fatto di essere l’unico proveniente dalla Serie C".

Come è evoluta la tua carriera negli ultimi anni e quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
"Lo scorso anno ho avuto la forte tentazione di appendere gli scarpini al chiodo per iniziare una tipologia di carriera diversa. Infatti ho scelto di iniziare l’università iscrivendomi al corso di laurea in scienze motorie della UniPegaso. Tuttavia, il richiamo del campo è stato tale che, al fine anche di sostenere economicamente gli studi, mi son unito all’Ostuni, società di Promozione. Quest’anno, invece, faccio parte del Deghi Calcio, società di Eccellenza pugliese, per rimettermi in gioco e provare a risalire di categoria. L’obiettivo principale, al momento, è quello di provare a concludere la stagione anche se, considerando la situazione generale e le ultime due annate, non nego che per il futuro sto valutando se percorrere altre strade e trovare, per esempio, un lavoro col quale accompagnare il mio percorso di studi".