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Primato fastidioso: per chi e perché? Rigori, regole, opinioni, commenti: sono tutti tifosi... Gimenez e gli altri titolari, Gimenez e gli altri simulatori. Ossessione Sinner TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Primato fastidioso: per chi e perché? Rigori, regole, opinioni, commenti: sono tutti tifosi... Gimenez e gli altri titolari, Gimenez e gli altri simulatori. Ossessione Sinner 

Qualche milanista sembra spaventato (qualche altro, per la verità, divertito se non addirittura orgoglioso) dal fatto che il primato possa "creare fastidio". È il risultato del circo sollevato per il rigore assegnato contro la Fiorentina. A chi e perché dovrebbe dare noia il Milan in testa alla classifica? Non capisco. Vero che a palazzo contiamo come il due di briscola, ma non c'è davvero ragione di credere che si inneschi un meccanismo per cui i rossoneri vengano in qualche maniera osteggiati. I media? Non è un fatto nuovo né recente che anche nei rapporti con la stampa, il valore rimanga quello dell'ultima carta del mazzo, ma Allegri e la squadra possono tirare dritto ricodando Sacchi: "Se facciamo quello che sappiamo, non ci può fermare nessuno". 

La sollevazione indignata dopo quel rigore - a termini di regolamento ineccepibile - nasce in realtà non da una analisi oggettiva del regolamento, da una serena valutazione anche da parte dei diretti interessati (Pradé che piomba in sala stampa e ai microfoni per piangere...), ma dai cortili. Non riguarda solo il Milan e non riguarda solo l'episodio di domenica scorsa: questo fenomeno tipicamente italiano nasce nei cortili, nelle parrocchie, sotto ai campanili: il regolamento viene aggiustato, plasmato, lavorato come la pasta del pane a seconda della squadra per la quale fanno il tifo giornalisti, opinionisti, commentatori. A seconda delle linee editoriali. Nel nostro Paese però le uniche vacche marchiate a sangue sono Pellegatti, Suma e il sottoscritto: tutti gli altri sono impeccabili professionisti super partes.

La verità è che solo da noi le decisioni arbitrali, camuffate, impastate, inquinate, indirizzate dal VAR ondivago ed estemporaneo, suscitano questi vespai. L'educazione andrebbe studiata seguendo le partite degli altri massimi campionati europei e quelle delle coppe internazionali.  A proposito di educazione. Le simulazioni sono insopportabili, sono diventate una norma, sono parte integrante del gioco. Ad ogni sfiortamento, ad ogni lieve contatto, ad ogni spinta, tutti rotolano a terra urlanti, doloranti, sofferenti, toccandosi parte del corpo nemmeno accarezzata dalla dinamica del contatto. Salvo rialzarsi in un lampo e ripartire. Se la sceneggiata di Gimenez domenica sera servirà per riprendere in mano l'etica anche attraverso insegnamenti e regole imposte all'interno degli stessi club, degli stessi spogliatoi, ben venga. Chi simula inganna sé stesso, i compagni di squadra, gli avversari, l'arbitro, il pubblico. Chi simula inganna. L'esercizio più disgustoso è però prendersela sempre con chi ti gioca contro e mai con i propri atleti. 

A proposito di Gimenez. In un articolo interessante apparso in settimana su MilanNews, a firma Fabrizio Tomasello, si analizzavano l'utilità tattica del Bebote e la sua crescente dinamicità, con il paradosso del titolo: "E se fosse lui il vero insostituibile?" Non ha ancora segnato, ma si è procurato 2 rigori, solo grandi parate di De Gea e Di Gregorio gli hanno negato le prime gioie, aiuta la squadra e soprattutto la seconda punta (sia essa Pulisic o Leao). Tutto condivisibile. Con un appunto: deve continuare a lavorare su qualche fondamentale, il primo controllo anzitutto, e le scelte nel dialogo con i compagni. Cose facili, senza arzigogoli: è la cura per "far salire la squadra" e continuare nel ruolo di sponda che bene interpreta. Alla fine comunque servono anche i gol, quindi bisogna aggiustare la mira e ritrovare freddezza. 

A proposito di campagne. Trovo sempre più patetica la gogna sotto cui deve passare Jannik Sinner per le sue scelte non solo di campo. Che la fragilità fisica sia il tallone d'Achille del nostro fuoriclasse è ormai assodato e che per questo debba gestirsi al meglio, è altrettanto naturale. Il moralismo ipocrita che lo accompagna (e che è datato da subito dopo i suoi successi) rientra nella cronica incapacità di difendere, valorizzare o semplicemente apprezzare le nostre eccellenze: il fisco, il doping, le pubblicità, la nazionalità…, sono argomenti di chi argomenti non ha, se non l'invidia e l'antipatia che con lo sport e il giudizio sugli atleti, sugli uomini, non dovrebbero avere cittadinanza. Ci si è messo pure il Codacons con la patetica, ignobile proposta di ritirare le sue onorificenze. Comunque peggio per loro: mentre infamano un numero 1 italiano, io me lo godo e ne vado orgoglioso.