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Alla scoperta di Paulo Fonseca: carriera, stile di gioco e cosa dicono di luiTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 13 giugno 2024, 20:00Primo Piano
di Francesco Finulli
per Milannews.it

Alla scoperta di Paulo Fonseca: carriera, stile di gioco e cosa dicono di lui

Paulo Fonseca è il nuovo allenatore del Milan. Dopo settimane di voci, smentite, dubbi e certezze, ora è ufficiale. Il tecnico lusitano è stato annunciato nel corso della conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic a Milanello. Gli inizi in Portogallo, l'affermazione in Ucraina, l'esperienza alla Roma e il rilancio al Lille: ecco chi è Paulo Fonseca. Un piccolo vademecum per conoscere meglio l'allenatore rossonero, il suo stile di gioco e quello che dicono di lui.

Dai primi passi all'Estrela Amadora, passando per la Champions col Paços Ferreira, il Porto ed il Braga

Dopo un'onesta carriera da calciatore in giro per il Portogallo con le maglie di Porto, Martimo e Vitoria Guimaraes, fra le altre, un giovanissimo Paulo Fonseca Inizia la carriera da allenatore partendo prima dalle giovanili dell'Estrela Amadora, squadra con la quale ha detto addio al calcio giocato nel giugno del 2005. Nel maggio del 2012, dopo anni nelle serie minori portoghesi, la prima grande occasione fra i "grandi": Paulo Fonseca viene ingaggiato dal Paços de Ferreira. Alla guida degli Os Castores il portoghese si toglie parecchie soddisfazioni, su tutte il terzo posto nella stagione 2012/13 che permette al Paços di qualificarsi per la prima volta nella sua storia ai play-off di Champions League. 

Gli ottimi risultati ottenuti alla guida dei gialloverdi gli permettono di compiere un importante upgrade, in quanto il 10 giugno 2013 sostituisce Vítor Pereira sulla panchina del Porto. Coi Dragões Fonseca vince il suo primo trofeo da allenatore, ovvero la Supercoppa di Portogallo contro il Vitória de Guimarães per 3-0, ma l'esperienza non va secondo i piani fra uno scialbo terzo posto in campionato ed un'eliminazione ai gironi di Champions League. 

Il fallimento di Porto porta Fonseca a provare quantomeno a rilanciarsi al Paços de Ferreira, ma il ritorno agli Os Castores non è sicuramente andato secondo i piani. Ed ecco presentarsi l'opportunità Sporting Braga, club col quale firma nel luglio del 2015. Alla guida dei Braguistas Fonseca conquista il secondo trofeo della sua carriera, la Coppa di Portogallo proprio contro il Porto, centrando un quarto posto in campionato ed un'eliminazione ai quarti di Europa League per mano dello Shakthar, in una sfida che sapeva tanto di "futuro". 

La prima esperienza lontana da casa non si scorda mai: Fonseca e i gloriosi anni allo Shakhtar

La prima esperienza lontana da casa non si scorda mai, ed effettivamente quella allo Shakhtar rimarrà per sempre impressa nella mente e nel cuore di Paulo Fonseca. Alle volte il destino è davvero curioso, anche perché chi lo avrebbe mai detto che il portoghese sarebbe diventato l'allenatore della squadra che l'anno prima l'aveva buttato fuori dall'Europa League? In cuor suo Fosneca lo sapeva, anche perché l'esperienza in Ucraina è un successo assoluto. Arrivato nel maggio del 2016, in tre anni alla guida dello Shakhtar Fonseca mette insieme 139 partite (103 vittorie, 19 pareggi e 17 sconfitte) conquistando ben 7 trofei.

La Roma fino ad arrivare ad oggi, il Lille

Dopo aver vinto praticamente tutto quello che si poteva vincere in Ucraina, ecco che Paulo Fonseca viene contattato ed ingaggiato dalla Roma nel giugno del 2019. All'ombra del Colosseo c'erano tantissime aspettative attorno all'allenatore portoghese, che nonostante dei campionati non eccellenti (un quinto ed un settimo posto), riesce a ridare credibilità al progetto giallorosso in Europa riportando la formazione capitolina ad una semifinale europea, questa volta però in Europa League, dopo quella della stagione 2017/18 in Champions League. 

Nonostante questo, comunque, la separazione con l'ambiente e la Roma stessa non è delle migliori, considerato che il suo ultimo anno in giallorosso è stato macchiato non solo da errori ma anche da diverbi con alcuni giocatori e leader dello spogliatoio, Dzeko su tutti. 

Accantonata l'esperienza in Italia, dopo un anno sabbatico Paulo Fonseca decide di rimettersi in gioco ed accettare l'intrigante sfida in Ligue 1 alla guida del Lille. In un contesto decisamente diverso rispetto ai precedenti, il portoghese sta riuscendo ad esprimere al meglio le sue idee di gioco, ed i risultati in questa stagione dei Les Dogues ne sono la dimostrazione. Oltre ad un cammino entusiasmante in Conference League, interrotto ai quarti di finale ai calci di rigore, la formazione francese ha mostrato il meglio di sé soprattutto in campionato, dove è arrivata quarta in classifica ottenendo il pass per i preliminari della prossima Champions League. 

Lo stile di gioco: 4-2-3-1 e possesso

Una delle ragioni per cui il Milan è andato su Paulo Fonseca è la continuità tattica. Nei due anni con il Lille in Francia, infatti, il tecnico portoghese ha prediletto il 4-2-3-1 come schieramento in campo, lo stesso che il club rossonero ha utilizzato per gran parte dell'avventura di Stefano Pioli a Milanello. Ciononostante, un po' come il suo predecessore, l'allenatore lusitano adopera anche il 4-3-3 e in generale è uno che sa adattare tatticamente la squadra alle esigenze della partita, anche da una gara con l'altra. In generale Fonseca ha dimostrato anche nei suoi anni precedenti di saper modellare la sua squadra in base alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Sempre facendo riferimento alla sua ultima esperienza francese, il gioco del tecnico iberico si basa soprattutto sul possesso palla e quindi sulla volontà di governare il gioco: numericamente, nell'ultima stagione, il Lille si è attestato al secondo posto a livello statistico in Ligue 1. In questo senso potrebbe esserci un importante cambio nell'approccio alla gara del Milan che, con Pioli, era abituato a cercare subito la verticalità mentre con Fonseca potrebbe mostrare una gestione del pallone più paziente. Sfrutta tanto il portiere in costruzione e anche gli esterni: vedendo la rosa del Milan, è un plus non indifferente. A livello difensivo le cose sono migliorate per l'allenatore portoghese che in questa stagione ha subito 10 gol in meno rispetto alla precedente, probabilmente per un atteggiamento aggressivo in fase di non possesso. Come detto, però, Fonseca è uno che si sa adattare e che in carriera, a livello tattico, ha sempre abbracciato il cambiamento: per questo bisognerà aspettare i primi test amichevoli e la tournée in America, con tutta la rosa a disposizione, per capire quali saranno le linee guida del suo calcio.

Dicono di lui...

Vengono qui riportate alcune dichiarazioni su Paulo Fonseca raccolte in queste settimane dalla redazione di MilanNews.it:

Sebastien Noé, giornalista de La Voix du Nord: "Fonseca, al di là dei risultati, ha soprattutto fatto del Lille la squadra che ha praticato  il miglior calcio della Ligue 1 con il Paris Saint-Germain. Uno stile molto propenso all'attacco, con la scelta del possesso palla: prendersi dei rischi e non mollare mai. Se dovessi trovare un punto negativo sarebbe la fine della stagione. Se da una parte ha sempre qualificato il Lille a una competizione europea, dall'altra ha fallito all'ultimo l'accesso diretto alla Champions League. Ha dei principi di gioco molto interessanti e l'ambizione di fare un salto di qualità nella sua carriera. È capace di rilanciare una squadra che, credo, ha avuto difficoltà in questa stagione. E avrà ovviamente giocatori superiori a quelli che ha gestito al Lille".

Anthony Da Silva, ex giocatore di Fonseca al Paços Ferreira: "Sicuramente il suo lato umano lo apprezzo molto, ma non solo io. È un allenatore che sa stare vicino ai suoi giocatori, ma esige anche disciplina. Rispetto ai suoi inizi è cambiato tanto, si è evoluto. Credo che l'esperienza alla Roma sia stata la miglior palestra della sua vita. Questo perché il livello tattico è altissimo, devi essere sempre sul pezzo, lavorare sui dettagli ed essere pronto a cambiare tattica nel corso della partita. Il livello di adattamento alle qualità dei giocatori a disposizione è pazzesco. E questo pur riuscendo a mantenere la sua identità. Ripensandolo ai tempi del Paços Ferreira ha fatto un'evoluzione pazzesca"

Johann Crochet, giornalista di RMC Sport: "Ho letto un'intervista di un ex grande allenatore italiano negli scorsi giorni dove sembrava poco convinto della scelta di Fonseca, preferendo un allenatore italiano. E parlando di gioco ambizioso, con la valorizzazione del patrimonio umano. In pratica, quello che ha sempre fatto Fonseca. Quindi, credo che ci sia poca conoscenza del lavoro di Fonseca in Italia, per ciò che ha fatto a Lille ma anche allo Shakhtar, dove ha valorizzato tanti giocatori. È un allenatore che mi piace, ha fatto un ottimo lavoro dappertutto e quel che mi piace è l'identità chiara di gioco che propone, il fatto che i suoi giocatori apprezzino gli allenamenti, il fatto che valorizzi i giovani, che sia poco polemico. E che parla sempre di calcio. Questo DNA che si porta mi piace: come vede il calcio, l'evoluzione del gioco. Potrebbe migliorare sul piano caratteriale e questo non so se sia possibile, perché è difficile cambiare gli uomini e le donne con un determinato carattere".

Bruno Peres, ex calciatore di Fonseca alla Roma: "Mi ha aiutato tanto, mi ha dato fiducia mi ha fatto crescere. Lo considero come un secondo padre, mi ha dato tanti consigli. Potrei dire che mi ha fatto rinascere un'altra volta nel calcio italiano. Era da tanto che non facevo delle partite bellissime e grazie a lui ho trovato gli standard dei bei tempi. Con Fonseca sono tornato a fare quello che si vedeva al Toro. Con lui ho giocato un calcio senza paura, spingendo sempre. Gli piace che la squadra spinga, sempre. Che faccia pressione sull'avversario, che non lo lasci giocare. In un aggettivo: 'offensivo'. Avendoci giocato posso dire che esalta molto le qualità degli esterni: se sei veloce e hai il dribbling con lui è il massimo"