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Palladino in conferenza: “Siamo vicino a Pasalic, siamo una famiglia. Basta up and down, voglio la mentalità da Champions! Su Maldini..."
Oggi alle 18:00Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Palladino in conferenza: “Siamo vicino a Pasalic, siamo una famiglia. Basta up and down, voglio la mentalità da Champions! Su Maldini..."

Il tecnico nerazzurro presenta la delicata trasferta del Ferraris: dalla commozione per il lutto di Pasalic all'emergenza difensiva, passando per le condizioni di Scalvini e la gestione di Scamacca e De Ketelaere.

È una vigilia dai toni emotivamente intensi quella che si respira nelle sale del Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia. L'Atalanta si prepara ad affrontare il Genoa nella sedicesima giornata di Serie A, ma il pensiero corre inevitabilmente a Mario Pasalic, colpito in settimana da un grave lutto familiare. Raffaele Palladino, tecnico capace di toccare le corde giuste non solo tattiche ma anche umane, ha aperto la conferenza stampa sottolineando il valore dell'unità del gruppo in un momento così delicato. Tra le mura dell'Accademia Favini, l'allenatore nerazzurro ha però tracciato con fermezza anche la rotta tecnica: serve una vittoria esterna che manca da settembre per scalare quella che lui stesso definisce "una montagna", in una sfida che profuma di amarcord per il suo passato in rossoblù ma che non ammette distrazioni sentimentali. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Mister, è stata una settimana particolare, segnata dall'assenza di allenamenti nella prima parte e dal grave lutto che ha colpito Pasalic. Come ha vissuto il gruppo questi giorni difficili?
«È stata una settimana estremamente toccante per tutti noi. Ieri, al termine della seduta, insieme a una delegazione della squadra, all'amministratore delegato Luca Percassi e alla dirigenza, siamo volati in Croazia per stare accanto a Mario. Lo abbiamo fatto perché credo fermamente che, oltre a essere una squadra di calcio, siamo una famiglia. Volevamo portare la nostra vicinanza concreta in un momento di profondo dolore. Naturalmente siamo consapevoli che domani ci attende una sfida cruciale, quindi da oggi la testa è tornata esclusivamente sul campo per preparare al meglio la gara».

Cosa la rende ottimista sulla stabilità della squadra? Crede che gli "up and down" visti in passato, come a Verona, siano ormai alle spalle? E ci conferma l'assenza di Pasalic?
«Confermo che Mario non ci sarà: ha bisogno di tempo per stare con la sua famiglia e noi rispettiamo totalmente questo suo momento, aspettandolo a braccia aperte. Per quanto riguarda la continuità, la squadra ha attraversato un periodo delicato, è innegabile, ma la vittoria contro il Cagliari mi ha fornito risposte importanti, soprattutto sotto il profilo mentale. Dovevamo dare seguito al successo contro il Chelsea e domani mi aspetto un'ulteriore prova di maturità. Non vinciamo in trasferta dal 21 settembre: questa è una partita da affrontare con l'atteggiamento di una gara di Champions League. Troveremo un Genoa in salute che, nonostante la sconfitta con l'Inter, ha offerto un'ottima prestazione».

L'emergenza Coppa d'Africa e gli infortuni riducono le scelte. È arrivato il momento di Maldini? E come sta Sulemana?
«La settimana ci ha presentato il conto delle assenze: oltre a Lookman e Kossounou impegnati in Coppa d'Africa, non avremo Djimsiti per un fastidio al flessore e mancherà anche Bellanova. Siamo un po' rimaneggiati, specialmente dietro dove siamo corti, ma i giocatori a disposizione sono in grande condizione fisica e mentale. In attacco ho varie soluzioni: c'è Maldini, ed è rientrato Sulemana che si allena con noi da qualche giorno e sta bene. Mi aspetto una risposta importante da chiunque scenderà in campo».

Tatticamente, stiamo vedendo nuove soluzioni. È ipotizzabile vedere Krstovic e Scamacca insieme? E Zalewski può agire stabilmente nella posizione di Lookman?
«Zalewski ha le caratteristiche per ricoprire il ruolo di trequartista di sinistra, lo ritengo idoneo. Attualmente, con l'assenza di Bellanova, abbiamo solo tre quinti di ruolo, quindi lo sto utilizzando sulla fascia dove è già rodato, ma è un'opzione valida. Per quanto riguarda il tandem offensivo, Krstovic e Scamacca possono coesistere. Magari non dall'inizio, dato che preferiamo partire con una punta, ma a gara in corso o in determinate situazioni il doppio centravanti supportato da un trequartista è una soluzione che questa squadra ha già nelle sue corde».

A proposito di evoluzione tattica, Samardzic può ripercorrere le orme di De Ketelaere, godendo di quella libertà sulla trequarti per dettare i ritmi?
«L'impegno di Samardzic è straordinario, è un professionista serio e un ragazzo intelligentissimo. Sabato contro il Cagliari l'ho provato anche da quinto, una soluzione che mi piace per sbloccare le gare a partita in corso, e lui si è applicato con grande dedizione. Per quanto riguarda la posizione, io concedo massima libertà agli attaccanti: devono essere bravi a ritagliarsi lo spazio più congeniale, a leggere dove possono far male all'avversario. Lazar, quando è stato chiamato in causa, ha sempre risposto presente».

Siamo a Natale: che regalo ha chiesto sotto l'albero per la sua Atalanta?
«Il regalo non è per me, ma per i ragazzi: chiedo continuità. Considero la partita di domani la più importante da quando siedo su questa panchina. Andiamo a giocare in uno stadio complicato, di sera, con grande euforia avversaria. Potrebbe essere una partita sporca, fatta di seconde palle, perché il Genoa sa farti giocare male. Dobbiamo scalare questa montagna: siamo indietro e dobbiamo risalire la classifica posizione su posizione. Gli scontri diretti delle altre squadre sono un'occasione di cui dobbiamo approfittare».

Vista l'emergenza difensiva, Scalvini è pronto per giocare dal primo minuto?
«Giorgio sta bene. Si allena con continuità da dieci giorni e, sebbene gli manchi il ritmo gara, negli ultimi due allenamenti l'ho visto davvero in palla. Potrebbe essere lui la soluzione dal primo minuto. Dobbiamo gestirlo con pazienza come fatto con Kolasinac, ma per noi è un recupero fondamentale».

Una curiosità tattica: nel suo calcio c'è spazio per il regista basso, il classico play davanti alla difesa?
«È una soluzione che ho utilizzato in passato, ad esempio l'anno scorso a Firenze col 3-5-2, e che mi piace. Tuttavia, questa Atalanta è rodata con altri concetti che apprezzo molto. Detto questo, a gara in corso o se necessario, abbiamo giocatori capaci di farlo: Brescianini, Musah con caratteristiche diverse, o lo stesso De Roon possono interpretare quel ruolo senza problemi».

L'Atalanta è seconda solo all'Inter per calci d'angolo battuti. State lavorando per sfruttare meglio queste occasioni?
«Assolutamente sì. I calci piazzati sono una componente cruciale, che incide per circa il 33% sui gol totali in Serie A. Ci lavoriamo due o tre volte a settimana. Non è semplice scardinare le difese a zona o a uomo, dipende molto dalla qualità della battuta e dai saltatori, ma dobbiamo insistere perché è un vantaggio che dobbiamo capitalizzare».

Tornando ai singoli, Sulemana sembrava sparito dai radar dopo l'ottimo settembre. Ora che manca Lookman, può essere lui il "vice" naturale?
«Non è sparito, è stato semplicemente frenato da un fastidio all'adduttore dopo la gara col Genoa. Ora è rientrato ed è un giocatore su cui conto molto: ha velocità, dribbling e strappo. Con l'assenza di Lookman, in quella zona avremo bisogno di lui, di Maldini e di Zalewski. Sulemana è importantissimo per le nostre rotazioni».

E Musah? Ha giocato poco finora, che prospettive ha?
«Musah mi piace per lo spirito: è un ragazzo estremamente positivo, sempre col sorriso, che aiuta i compagni. È intelligente e duttile, può fare sia il quinto che il centrocampista. Sta crescendo molto e presto lo vedrete in campo perché merita la sua occasione».

Daniel Maldini proprio a Marassi segnò il suo primo gol atalantino. Come sta vivendo questo digiuno realizzativo?
«Daniel è un talento puro, lo conosco bene avendolo voluto io a Monza. Qui a Bergamo probabilmente non avete ancora visto il vero Maldini. Ha bisogno di continuità e fiducia, ma la fiducia va anche guadagnata sul campo. Ora, con l'assenza di Lookman, avrà più spazio e dipenderà da lui sfruttarlo. Sono convinto che presto vedremo il suo vero valore».

Lei a Genova ha vissuto anni d'oro da calciatore. Che effetto le fa tornare e c'è mai stata la possibilità di allenare il Grifone?
«Al Genoa ho trascorso anni meravigliosi, forse i migliori della mia carriera fisica, arrivando anche in Nazionale. Era una squadra fortissima con Milito, Thiago Motta, e Gasperini in panchina. Sono molto legato a quella piazza e ai suoi tifosi. Per quanto riguarda la panchina, non c'è mai stata l'opportunità concreta di tornare come allenatore, ma domani sera sarà emozionante entrare in quello stadio».

Teme che il largo successo in Coppa Italia contro il Genoa possa creare un calo di tensione? E le voci di mercato disturbano?
«Ho detto chiaramente alla squadra che la gara di domani non avrà nulla a che fare con quella di Coppa Italia. Il Genoa è cambiato, De Rossi ha dato un'identità precisa e quella sera fecero turnover. Domani sarà una battaglia, servirà "fame". Il mercato? Lo odio, vorrei non arrivasse mai. Ma vedo una squadra concentrata, nessuno deve farsi distrarre. Abbiamo una montagna da scalare e non possiamo perdere nemmeno un centimetro di concentrazione».

De Rossi ha cambiato il Genoa, rendendolo efficace con i trequartisti e gli inserimenti. Come vi siete preparati?
«Il Genoa ora ha un'identità chiara: sono aggressivi, hanno ritmo e variano molto a centrocampo con giocatori come Frendrup, Malinovskyi o Thorsby. Attaccano la profondità e hanno gamba sulle fasce. Sappiamo che possono metterci in difficoltà, ma noi dobbiamo andare lì per imporre il nostro gioco e tornare a vincere».

Con tante assenze, guarderà all'Under 23?
«Seguiamo costantemente l'Under 23, spesso facciamo partitelle con loro. È un serbatoio fondamentale, il futuro dell'Atalanta passa da lì. Ci sono ragazzi molto interessanti e, se ci sarà necessità, non esiterò ad attingere da quella rosa, compatibilmente con i loro impegni».

L'AD Percassi ha detto che nulla va dato per scontato. Come si bilancia la richiesta della piazza con la realtà?
«Dobbiamo cavalcare l'entusiasmo dei nostri tifosi, che ci sono sempre vicini. È vero, siamo indietro in classifica rispetto alle aspettative, ma la stagione è lunga e siamo in corsa su tre fronti. Non vogliamo restare in questa posizione: la risalita deve essere fatta con le nostre forze, il nostro DNA e il supporto della nostra gente».

De Rossi si è detto "innamorato" calcisticamente di Scamacca. Lei condivide questo sentimento?
«Io sono innamorato di tutti i miei giocatori, per me sono i migliori del mondo. Gianluca ha ripagato la mia fiducia con le prestazioni, ma credo non sia ancora al 100% del suo potenziale. Gli chiederò di andare ancora più forte, perché può crescere ulteriormente nei movimenti per trovare il gol. È fondamentale per noi».

Si aspetta i gol anche da De Ketelaere?
«I gol di Charles servono, certo, ma non dobbiamo considerarlo solo un bomber. Lui deve sentirsi un leader tecnico: con i suoi assist, le giocate e il lavoro senza palla sta dimostrando di essere straordinario. I gol devono arrivare anche dagli altri reparti: dai quinti, come Zappacosta domenica, e dai centrocampisti. Dobbiamo essere pericolosi con più uomini».

Raffaele Palladino chiude la conferenza con la consapevolezza di chi sa che il momento è topico. Tra le difficoltà emotive e le assenze tecniche, l'Atalanta è chiamata a una prova di forza e carattere. Marassi sarà il teatro dove misurare le reali ambizioni di risalita di una Dea che vuole tornare a correre anche lontano da Bergamo.

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