De Rossi e l'addio alla Roma. Amorim: "Mainoo è il futuro dello United": le top news delle 13
Ora segna, incide e si diverte. E mentre il suo nome torna a circolare anche in ottica Nazionale, la domanda su David Neres è inevitabile: perché prima giocava così poco? Perché era spesso confinato al ruolo di alternativa, con minuti ridotti e poche occasioni dall’inizio? Una risposta univoca probabilmente non esiste, ma oggi una certezza sì: un Neres così devastante non si era mai visto. La prima svolta è stata tattica. Non più esterno “classico” nel 4-3-3, spesso largo e gravato da compiti difensivi, ma trequartista nel 3-4-2-1 di Antonio Conte, molto più dentro al campo, libero di dialogare vicino a Rasmus Højlund. È lì che il brasiliano ha trovato il suo habitat naturale, trasformando il talento in continuità. Il resto lo ha fatto il campo. Sei gol dalla sosta in poi, tre in Supercoppa: numeri che hanno convinto Conte a non toglierlo più, secondo la sua legge non scritta della meritocrazia. Nel vecchio sistema, servivano altre caratteristiche e giocatori come Politano risultavano più funzionali. Oggi, invece, Neres è un protagonista a pieno titolo. Il suo rendimento - e anche una storia Instagram del compagno Noa Lang, che ha taggato Ancelotti ricordandogli che è stato Neres l'MVP della Supercoppa - ha riaperto il dibattito in chiave verdeoro. In un reparto già ricchissimo per il Brasile di Carlo Ancelotti, dove Vinícius, Raphinha e Rodrygo sembrano intoccabili, Neres ora si candida: anche se manca dal giro della Nazionale brasiliana dal marzo 2019, nessuno tra questi attraversa uno stato di forma migliore dell'ex Benfica. I numeri parlano chiaro: doppietta all’Atalanta, gol alla Roma, assist con la Juventus, rete al Milan e doppietta al Bologna. Nessun brasiliano ha prodotto tanto nell’ultimo mese. Dribbling (67), progressioni (51) e una media di palloni persi ai minimi della carriera completano il quadro. A 29 anni, Neres sembra finalmente aver trovato la sua dimensione. E mentre il Napoli ritrova certezze offensive, il brasiliano sta iniziando a colmare il vuoto lasciato da Khvicha Kvaratskhelia. Con pieno merito.
Ai canali di Cronache Di Spogliatoio ha parlato il centrocampista dell'Inter Henrikh Mkhitaryan. Queste le sue parole, iniziando da una considerazione sull'inizio della stagione: "Non abbiamo iniziato male ma potevamo fare meglio. Stiamo facendo il nostro percorso, poi vedremo a fine campionato se avremmo raggiunto o meno i nostri obiettivi. L'Inter deve sempre lottare per i posti più alti possibili e per questo facciamo di tutto per vincere".
Come avete vissuto il post finale di Champions?
"Non bisogna dimenticare il percorso che abbiamo fatto. La stagione è stata lunghissima, con il Mondiale per Club siamo arrivati a 63 partite. Chivu ci ha presi in un momento non facile, ma ci ha dato fiducia ed energia per mettere da parte il PSG e pensare in avanti. Nel calcio è normale avere alti e bassi a livello mentale, dopo la sconfitta in finale di Champions siamo rimasti molto delusi, ma pian piano abbiamo capito che se non ci fossimo ripresi non avremmo potuto lottare nel futuro".
Chivu vi ha aiutati a svoltare anche con le giuste parole?
"Lui è stato un calciatore fortissimo e ha vissuto questi giorni. Sapeva come stessimo e con certe frasi ci ha dato fiducia, speranza ed energia. Ci ha detto che il passato non si può cambiare, ma il futuro sì. Noi ci stiamo provando, seguendo le sue idee e cercando di migliorare con il lavoro. L'approccio dopo il ciclo di Inzaghi? Lui dal primo giorno non ha mai voluto rivoluzionare la squadra. Non era facile, avendo avuto un allenatore come Inzaghi per 4 anni, fare grandi cambiamenti e Chivu che è molto intelligente lo ha capito. Lui ci ha uniti e ci ha fatto credere che insieme possiamo arrivare dove vogliamo. Le belle parole spese per me ad ottobre? Mi hanno fatto piacere ma allo stesso tempo io devo dare il meglio di me ogni giorno, il passato nel calcio non conta. Bisogna dare il proprio meglio ogni giorno, a 36 anni non è facile ma grazie ai miei compagni e allo staff sto cercando di dare il miglior Mkhitaryan possibile".
Khephren Thuram, intervistato da DAZN dall’ex centrocampista della Juventus Hernanes, ha parlato così del suo legame con la storia bianconera:
"Io nella squadra di mio papà? È molto bello, una storia bellissima. Mio papà ha giocato qui, ha vinto qui, è stato uno dei migliori difensori ad aver giocato in questa squadra e spero anche io di vincere un giorno con questa maglia. Papà è juventino, ma è molto contento che mio fratello giochi nell’Inter: era la squadra giusta per lui e la Juve era giusta per me.
Come un papà normale, quando vede qualcosa di buono lo dice, ci segue come un papà normale. Lui era un calciatore e questo vuol dire che a volte va più nei dettagli: mi aiuta molto, devo ascoltarlo, non posso scegliere se ascoltare o no (ride, ndr). Poi Henry mi ha sempre dato consigli, l’ho avuto anche come allenatore, è un po’ più calmo, mentre mio papà si arrabbia più velocemente. Anche Vieira mi ha aiutato".
Il centrocampista francese ha poi spiegato su cosa sta lavorando per migliorarsi:
"Voglio migliorare il tiro. Non so se sono uno dei migliori, provo ad allenare tutto durante l’allenamento. Devi sapere dove sei forte e dove non lo sei per migliorare: ci sono tante cose in cui bisogna essere bravi in campo. La cosa più importante è migliorare dove sei forte, perché alla fine sono quelle le tue qualità, poi non devi essere scarso nelle altre cose.
Quando ho la palla tra i piedi e posso andare in progressione, non tutti i centrocampisti possono farlo. Ci vuole un po’ di tecnica e velocità: se sei veloce è più facile, ma devi capire i momenti. La vibrazione dello stadio la sento, e anche i compagni di squadra: quando Kenan dribbla ti dà forza, mi piace fare cose così perché so che dà coraggio ai compagni".
Parole importanti anche sul mondo Juventus:
"Per me la Juve è il miglior club in Italia, uno dei migliori al mondo. La Juventus è come essere dentro una vita: quando sei qui ti devi comportare in una certa maniera, devi dormire Juventus, mangiare Juventus. Qui ti alleni in modo diverso rispetto agli altri club: ho fatto Nizza e Monaco, e si vede la differenza. La Juve è un modo di essere, questo me l’ha fatto capire anche mio papà. Qui si gioca per vincere. Sono qui da un anno e mezzo e lo vedo ogni giorno".
Infine, sull’esultanza nel 4-3 contro l’Inter, proprio contro il fratello Marcus:
"È stato un bel momento: lui ha fatto gol, io anche, alla fine abbiamo vinto. L’esultanza in cui ho detto “io sono Thuram”? Sì, perché dopo la partita la gente ha detto che lui non aveva fatto l’esultanza, invece non è vero: io l’ho vista, è andato sotto i tifosi della Juve e ha fatto vedere “io sono Thuram”. Questo mi ha fatto arrabbiare… ed era per rispondergli".
Lunga intervista quella rilasciata ai microfoni di DAZN dall'attuale tecnico del Genoa Daniele De Rossi, il quale ha parlato del presente sulla panchina dei rossoblù, ma anche del proprio passato, in particolare dell'esonero dalla Roma arrivato nel settembre del 2024 in seguito al pareggio raccolto proprio a Marassi. "Mi dispiace per come andò, ma alla fine hanno avuto l'exploit che avevo predetto. Io avevo un piano chiaro: primo anno si costruisce, secondo si cresce, terzo si lotta per lo scudetto. Non eravamo proprio pazzi a puntare su questo gruppo che secondo me è molto forte. I presidenti pendevano dalle mie labbra, a livello calcistico ho sempre avuto ampia libertà, si fidavano, hanno iniziato a chiedermi le cose prima di confermarmi per i successivi tre anni. Poi si sono un po' incrinate le cose e mi spiace, ma quello che è successo io e il mio staff non lo meritavamo".
Cose che si sono incrinate con l'ex ad - ora al Nottingham Forest - Lina Souloukou: "Nelle prime due esperienze ho avuto problemi, in maniera diversa, con i dirigenti. Alla Spal con un dirigente abbiamo chiarito, lo sento ancora adesso, a Roma ho avuto problemi con l'Ad, niente di clamoroso ma comunque problemi. L'esonero? Io pensavo e penso di essere a posto con la coscienza, non ho mai tradito chi era lì, non ho mai usato il "potere" che avevo in quella città per proteggere me e andare contro i giocatori; se mi fossi tradito da solo non sarei stato così orgoglioso di quello che abbiamo fatto. Tornare alla Roma? Non penso ci sia mai stata davvero la possibilità. Hanno fatto una scelta talmente evidente e chiara, ma non credo sarebbe stato il passo giusto per me, anche se ovviamente sarei tornato subito. Io in questo anno non ho rifiutato quasi niente perché volevo allenare. Ho rifiutato la categoria e qualche situazione poco chiara, per il resto sono altri che hanno rifiutato me".
Lunedì sera De Rossi tornerà proprio nel 'suo' Olimpico, ma per la prima volta in carriera da avversario: "La sfida contro la Roma sarà particolare, sono curioso. Ho sempre desiderato tutti i giorni della mia vita che la Roma vincesse, questa è la cosa che mi fa più ridere, per una settimana dovrò lavorare per farla perdere".
Joshua Zirkzee? Giacomo Raspadori? In attesa di capire in che direzione andrà il mercato in attacco della Roma (qui le ultime) in vista della imminente apertura della sessione invernale di gennaio (via ufficiale il prossimo 2 gennaio), il club giallorosso deve fare i conti con una tegola inaspettata. Per mister Gasperini, infatti, ieri è arrivata una brutta notizia. Proprio nel giorno di Natale. Lorenzo Pellegrini, si era fermato per un problema al quadricipite nell'allenamento della vigilia (24 dicembre) e anche durante tutto l'arco della giornata di ieri ha continuato a procurargli dolore. Oggi (venerdì 26 dicembre) effettuerà gli esami strumentali per valutare l'entità dell’infortunio - conferma gazzetta.it - ma si teme una lesione che, qualora venisse confermata, costringerebbe Pellegrini ai box non solo per Roma-Genoa (in programma lunedì 29 dicembre allo stadio Olimpico, contro l'ex De Rossi), ma anche per le sfide con Atalanta e Lecce in programma a gennaio.
Ruben Amorim mette un freno alle voci sulla possibile cessione di Kobbie Mainoo durante la prossima finestra del calciomercato: "Per me è il futuro del Manchester United", ha dichiarato il tecnico dei Red Devils in conferenza stampa. Il centrocampista classe 2005 è il principale obiettivo di calciomercato del Napoli in vista della finestra invernale, ma stando alle parole del tecnico del Manchester United, l'affare appare decisamente a rischio.
Amorim punta su Mainoo per il futuro
"È chiaro che in questo momento stiamo facendo fatica, ma il club ha un piano. Abbiamo un piano e lo seguiremo. Penso che, se avremo l’opportunità di prendere un giocatore che riteniamo possa rappresentare il futuro del club, allora arriverà. In caso contrario, abbiamo Jack Fletcher, abbiamo Shea Lacey. Tra tre settimane avremo Amad, Nous, Bryan, il ritorno di Bruno, Kobbie Mainoo, quindi vedremo. Kobbie Mainoo avrà le stesse opportunità che ha sempre avuto. Ha giocato in posizioni diverse e, parlando del ruolo di Casemiro, può fare anche quel ruolo. Può giocare nei tre di centrocampo, può giocare – come abbiamo fatto nell’ultima partita – nella posizione di Mason Mount, può giocare anche lì. Per me lui è il futuro del Manchester United. Questa è la mia sensazione. Devi solo aspettare ogni occasione, perché nel calcio tutto può cambiare nel giro di due giorni".
Articoli correlati
Altre notizie
Ultime dai canali
Primo piano






