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Claudio Nassi: App e Virtual Coach
Ho sempre cercato vantaggi guardando i più bravi. Non importa se venivano da altri sport. Dovevo riuscire a raggiungere quel 51% e oltre che permetteva di superare l'avversario prima del fischio d'inizio. Era un chiodo fisso e dal '78 ho cominciato a mettere in pratica idee mutuate soprattutto dal basket. Sapevo che negli USA, dove erano nati gli sport professionistici, si abusava della statistica. Il compito era ridurre all'essenziale quanto serviva, perché i calciatori avessero poche idee ma chiare. Se i gol li segnano quasi sempre gli stessi, ci sarà un motivo. Idem per gli assist. Non a caso si vince in un solo modo, mettendola dentro. Poi, è chiaro, guardavo altre cose, dal passaggio obbligato al recuperatore principe, ai piedi meno educati e così via. Trascuravo il portiere. Pensavo che ognuno avesse un quaderno dove annotava tutto, dai rigori alle punizioni dirette.
Uscito dal calcio, ho cercato di restituire il tanto avuto e, con amici, ho confezionato un annuario tecnico-statistico di 1.300 pagine, su cui un osservatore attento poteva preparare le partite. Né dimenticavo il direttore di gara, se l'ottavo comandamento recitava: "Casalingo, da trasferta, rigoroso o rigorista, leggete il curriculum, scoprirete l'arbitro". Ecco perché rimango stupito quando leggo di app, intelligenza artificiale, big data, algoritmi o che la Lega ha fatto sapere che, dalla prima partita di ritorno, gli staff tecnici di Serie A avranno a disposizione Virtual Coach, un sistema creato da Math e Sport, una start up del Politecnico di Milano. Inoltre centinaia di dati vengono raccolti per ogni partita da Stats, Opta, In Stat, Wyscout, Panini, Sics e altri che analizzano passaggi, cross e tackle. Ma se Béla Guttmann diceva ai suoi: "Quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando invece ce l'hanno gli avversari, marca. Il calcio è tutto qui", era forse pazzo? E Di Stefano? Non ripeteva che erano passati quattro allenatori al Real Madrid, ma la formazione la faceva con Gento, Puskas e Santamaria? E in un PSG - Juventus, alla fine del primo tempo, Julio Cesar non si rivolse a Baggio per dirgli che Weah creava più di un problema? E il divin codino non rispose di scambiarsi i ruoli con Kohler? A dimostrazione che il calcio lo fanno i calciatori e tante cose che passano per miracolose sono pannicelli caldi.
Il Milan Lab costò una tombola, ma gli infortuni non diminuirono. Per curare Inzaghi veniva un fisioterapista da fuori. Col drone di Sarri la difesa non diventava impenetrabile? Poi non vedo un uomo sul primo palo in occasione dei calci d'angolo, si marca a zona anche quelli che segnano sempre, non ci si posiziona come si dovrebbe sulle punizioni dirette e allora viene da chiedersi quali siano i vantaggi del progresso. Ma se non si vedono più sui campi di allenamento le forche e i muri, determinanti per i fondamentali, se non si capisce ancora come vanno lette le designazioni e si discute il VAR, che porta migliorie, ma non sarà mai perfetto, parlare di intelligenza artificiale, Virtual Coach et similia non è un non senso?
Uscito dal calcio, ho cercato di restituire il tanto avuto e, con amici, ho confezionato un annuario tecnico-statistico di 1.300 pagine, su cui un osservatore attento poteva preparare le partite. Né dimenticavo il direttore di gara, se l'ottavo comandamento recitava: "Casalingo, da trasferta, rigoroso o rigorista, leggete il curriculum, scoprirete l'arbitro". Ecco perché rimango stupito quando leggo di app, intelligenza artificiale, big data, algoritmi o che la Lega ha fatto sapere che, dalla prima partita di ritorno, gli staff tecnici di Serie A avranno a disposizione Virtual Coach, un sistema creato da Math e Sport, una start up del Politecnico di Milano. Inoltre centinaia di dati vengono raccolti per ogni partita da Stats, Opta, In Stat, Wyscout, Panini, Sics e altri che analizzano passaggi, cross e tackle. Ma se Béla Guttmann diceva ai suoi: "Quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando invece ce l'hanno gli avversari, marca. Il calcio è tutto qui", era forse pazzo? E Di Stefano? Non ripeteva che erano passati quattro allenatori al Real Madrid, ma la formazione la faceva con Gento, Puskas e Santamaria? E in un PSG - Juventus, alla fine del primo tempo, Julio Cesar non si rivolse a Baggio per dirgli che Weah creava più di un problema? E il divin codino non rispose di scambiarsi i ruoli con Kohler? A dimostrazione che il calcio lo fanno i calciatori e tante cose che passano per miracolose sono pannicelli caldi.
Il Milan Lab costò una tombola, ma gli infortuni non diminuirono. Per curare Inzaghi veniva un fisioterapista da fuori. Col drone di Sarri la difesa non diventava impenetrabile? Poi non vedo un uomo sul primo palo in occasione dei calci d'angolo, si marca a zona anche quelli che segnano sempre, non ci si posiziona come si dovrebbe sulle punizioni dirette e allora viene da chiedersi quali siano i vantaggi del progresso. Ma se non si vedono più sui campi di allenamento le forche e i muri, determinanti per i fondamentali, se non si capisce ancora come vanno lette le designazioni e si discute il VAR, che porta migliorie, ma non sarà mai perfetto, parlare di intelligenza artificiale, Virtual Coach et similia non è un non senso?
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