Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / roma / Serie A
Piccinini: "Liedholm mi bocciò come calciatore, aveva ragione lui. Non avevo il fisico"TUTTO mercato WEB
ieri alle 21:15Serie A
di Simone Lorini

Piccinini: "Liedholm mi bocciò come calciatore, aveva ragione lui. Non avevo il fisico"

Intervistato da gazzetta.it, il noto telecronista Sandro Piccinini ha parlato così della sua carriera da calciatore, finita molto presto: “Papà morì nel 1972, a neppure cinquant’anni. Un infarto, in casa, a Roma, e io c’ero: avevo 14 anni, un trauma. Non c’erano state avvisaglie, ma ai tempi non ci si controllava come oggi. Sì, volevo diventare un calciatore. Ero una mezzala, un 10, vagheggiavo di essere il nuovo Rivera. Erano i primi anni Settanta e il calcio stava cambiando per via degli impulsi olandesi, era richiesta più fisicità e io ero penalizzato. Mia madre Anna Maria chiamò Liedholm, che aveva giocato con papà e che allenava la Roma, e gli chiese di farmi un provino. Liedholm mi convocò al Tre Fontane e mi fece giocare una partitella. Io ero convinto di esser andato bene. Uscii dagli spogliatoi e Liedholm mi disse: 'Hai i capelli bagnati, torna dentro e asciugali'. Pensai: 'Che problema c’è'. Usai il phon e mi ripresentai davanti al mister sicuro che mi avrebbe accolto in squadra. Lui mi chiese: 'Come vai a scuola?'. Risposi: 'Benissimo'. E lui: 'Bravo, continua a studiare. Il calcio è per pochi'. In quel momento lo odiai, ma aveva ragione il Barone. Tecnicamente non ero male, fisicamente non ero all’altezza”. Piccini racconta che a quel punto tentò l'ingresso nella Lazio, dove venne provinato da Clagluna e fu preso. Dopo pochi mesi, però, gli fu chiesto di andare in prestito al Latina in Serie C. L'impegno prevedeva cinque allenamenti a settimana più la partita, un carico che definì "gravoso", e per questo motivo rifiutò l'offerta. Decise quindi di passare alla Juniores della Pro Italia, una squadra di Roma, dove si fermò. Ha ammesso di essere rimasto con il dubbio su quel bivio con il Latina, riflettendo sul fatto che forse avrebbe potuto diventare un discreto giocatore di Serie C o B, o, al contrario, avrebbe potuto sprecare dieci anni della sua vita. Ha concluso in modo sereno, affermando che la sua vita è andata in un altro modo e che non può lamentarsi.