Nocerino: "A 13 ero cicciottello, mi chiamavano panzerotto. Consegnavo polli con mio nonno"
Intervistato da gazzetta.it, Antonio Nocerino parla della sua carriera e vita presentando il film che ne ripercorre le orme nel calcio: "Avevo 13 anni quando mi prese la Juve, mi allenava mio padre. Uno scout era ad Agnano per visionare un altro ragazzo e scovò me. Ero cicciotello, mi chiamavano 'panzerotto', ma chiese subito chi fossi. Il bello è che prima dell’ultimo provino avevo dolori alla schiena e rischiai di non giocare. Mio padre mi convinse a farlo: segnai due gol in mezz’ora".
Lasciare Napoli fu difficile?
"Il giorno prima di partire per Torino, mia madre chiuse la porta e nascose le chiavi. Le dissi scherzando che sarei sceso dal balcone. Piangevo tutte le sere, c’era la nebbia e a noi del Sud ci trattavano male, ma non mollai un centimetro. Alla Juve ho imparato disciplina e serietà".
Nocerino ha raccontato di essere cresciuto a Napoli, nel quartiere Pallonetto di Santa Lucia, un luogo dove "si impara in fretta a sopravvivere". Si è descritto come un bambino vivace e sveglio, figlio di una madre casalinga e di un padre ferroviere. Ha poi menzionato che "a casa non si mangiava in maniera frequente" e che ogni tanto aiutava il nonno nella sua polleria a consegnare polli porta a porta. Ha concluso sottolineando che l'ambiente e l'esperienza lo hanno "insegnato a stare bene con poco".











