La difesa mostra qualche crepa: dietro quasi tutti i gol subiti si celano errori dei singoli
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Dall'arrivo di Claudio Ranieri in poi, la Roma ha costruito la propria fortuna su una certezza granitica: la solidità difensiva. Con Gian Piero Gasperini questa identità è stata ulteriormente esaltata, trasformando i giallorossi in una delle difese migliori d'Europa per compattezza e organizzazione. Tuttavia, nelle ultime settimane, qualcosa sembra essersi incrinato, soprattutto per via di alcune disattenzioni individuali.
Quasi tutti i gol subiti recentemente, infatti, hanno un minimo comun denominatore: la responsabilità individuale. L'ultimo in ordine cronologico è quello incassato contro il Viktoria Plzen, dove Jan Ziolkowski non è riuscito ad arginare Adu in occasione del vantaggio ceco. Prima ancora, nella sconfitta contro il Torino, la rete di Simeone è nata da una serie di indecisioni in catena: Koné liscia il pallone, abboccando alla finta dell'argentino; Mancini non contrasta adeguatamente Ngonge; infine Cristante ed Hermoso sono troppo passivi nella marcatura su Simeone, lasciato libero di prendere la mira e calciare in porta. Anche a Firenze, il gol di Kean è figlio di un episodio tanto sfortunato quanto goffo, con Celik e Mancini che si ostacolano a vicenda, innescando il vantaggio momentaneo della Fiorentina. Stessa prassi contro il Lille, con Tsimikas grande protagonista in negativo: il suo pallone perso sanguinosamente ha portato al gol di Haraldsson. Infine, il caso più emblematico: contro l'Inter, Ndicka chiama in ritardo il fuorigioco ai compagni di reparto, con Celik che finisce per lasciare on side Bonny, libero di segnare indisturbato.
La Roma resta sicuramente una squadra solida, il lavoro fatto fin qui non è di certo stato gettato al vento. Ma la sensazione è che basti forse troppo poco, come un piccolo errore di un singolo, per far crollare l'intero castello di carte: quando Svilar non compie miracoli, ogni sbavatura rischia di trasformarsi in un gol.






