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Juve: Arthur, la plusvalenza Pjanic e il “mistero” del fairplay. Inter: oggi Hakimi, domani Lautaro (e su Kumbulla e Chiesa…). Milan: il nome giusto per ripartire. Var: occhio al paradossoTUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 30 giugno 2020, 15:32Editoriale
di Fabrizio Biasin

Juve: Arthur, la plusvalenza Pjanic e il “mistero” del fairplay. Inter: oggi Hakimi, domani Lautaro (e su Kumbulla e Chiesa…). Milan: il nome giusto per ripartire. Var: occhio al paradosso

Ciao. Sono successe alcune cose. La Juve e il Barcellona hanno perfezionato lo scambio Arthur-Pjanic. Entrambi i club hanno fatto una mega plusvalenza (40 milioni abbondanti, la seconda più alta dell’era Agnelli). È un grande affare, soprattutto per mettere a posto i bilanci. Poi c’è il campo, certo. A leggere qua e là i tifosi del Barcellona pare non siano troppo contenti, neppure molti tra i bianconeri. Ecco, ci sono tutti gli ingredienti perché si traduca anche in una buona operazione “tecnica”.
Un sacco di gente dice: “Sì però il fairplay finanziario è una barzelletta”. Non è vero, è peggio, è una colossale auto-presa per il culo messa in piedi dal sistema calcio. Badate bene, lo scandalo non è la mega-plusvalenza Arthur-Pjanic: sono cose che fanno tutti i club da ormai diversi anni. Lo scandalo, semmai, è a monte: il governo del calcio finge di imporre regole severissime ("bilanci a posto per salvare il pallone! Guai a voi!"), in realtà aggirabili con operazioni da terza elementare. Presto o tardi ci faranno sapere, magari prima che salti tutto in aria.
L’Inter ha vinto e non convinto contro il Parma. Oh, succede. Le indicazioni di campo non sono buone ma è anche vero che c’è chi non vede l’ora di rompere le balle a Conte (“guadagna tanto! Rende poco!”). È vero, la squadra è in affanno, ma non è che in giro per l’Europa giochino tutte come il Barcellona di Guardiola (Atalanta a parte).
E poi Eriksen, c’è chi lo ha già bollato come se fosse un fesso qualunque, uno che in sei stagioni di Premier è stato 1° per assist, 1° per occasioni create, 1° per gol da fuori area, 1° per gol su punizione, 7° per gol+assist. Forse è il caso di evitare sentenze premature, no? Ah, nel frattempo i nerazzurri hanno messo insieme 61 punti, il miglior rendimento dopo le prime 28 gare dalla stagione 2008/09: non conta nulla, per carità, ma forse è anche vero che non fa tutto così schifo.
Che poi, alla fine, alla gente dei risultati sul campo interessa poco, alla gente interessa “chi arriva? Chi compriamo?”. Ebbene, l’Inter ha preso un bel torello, Hakimi. Questo giovanotto pare sia parecchio forte, oggi sarà a Milano per le visite e tornerà più avanti per impossessarsi della corsia di destra. Curioso il fatto che nell’era del “mercato sempre” e delle centinaia di calciatori nominati a tutte le ore, nessuno sapesse di un’operazione imbastita mesi fa da Ausilio. La verità è che siamo (quasi tutti) dei veri minchioni.
Ah, Kumbulla: all’Inter interessa ancora, ma al momento non è una priorità. I nerazzurri torneranno a farsi avanti non prima di settembre, sempre se il ragazzo non si sarà già accasato altrove.
Ah, Chiesa: da casa-Inter ribadiscono che l’operazione con la Fiorentina è impossibile.
Ah, Lautaro: il ragazzo anche l’altro giorno ha giocato così-così. “Pensa al Barcellona!”, dicono i più. Sarà, ma il Barcellona il grano mica ce l’ha. Altri dicono: “In Spagna vogliono far scadere la clausola da 111 milioni per tirare il prezzo”. Ribadiamo: la clausola è un’opportunità per chi compra, dall’8 di luglio l’Inter non chiederà un milione in meno, semmai un milione in più.
Il Milan. Anzi no, Pioli. Il tecnico dei rossoneri si ritrova sempre a dover gestire situazioni complicatissime e in un modo o nell’altro ne viene fuori con brillantezza. Lo dipingono sempre come quello “bravino a normalizzare, però…”. Però una fava. Se il Milan non vuole commettere lo stesso errore fatto con Gattuso, se vuole iniziare a costruire qualcosa di concreto, vada avanti con il tecnico che ha soprattutto un grande pregio: riesce sempre a far sì che tutti remino dalla stessa parte. Non è poco.
Due balle sul var, ma proprio due. Anche nell’ultimo turno di campionato ci sono stati diversi casini. Tutte le volte ci si trova a bisticciare su questo e quel caso e l’esperto di turno se ne esce con la frase che vale come il “topoli tutti” del nascondino: “Eh, qui il var non può intervenire!”: Ecco, sentenziare qui il var non può intervenire” equivale a dire “qui i pompieri non hanno diritto di spegnere l’incendio”. Converrete, in definitiva, che codesta frase risuona come una colossale puttanata. Saluti.