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Un capolavoro di Dybala stende l'Atletico 1-0: Juve show, è 1a nel girone
Juventus-Atletico Madrid 1-0 (Dybala 45'+2)
La prima vera Juventus di Maurizio Sarri vince contro l'Atletico Madrid e conquista il primato nel girone Champions con un turno d'anticipo. E' la prima vera Juve di Sarri. Che gioca e abbaglia, luce di Champions, stella d'Europa, ma che da un lato è il gol e l'arcobaleno di Paulo Dybala, dall'altra Cristiano Ronaldo. Che non è ancora un caso, ma che certo è in difficoltà. Bianco e nero, perché la perfezione è solo la gioia ultima e allora i dettagli possono esser presto scordati. Però Dybala, scelto da Sarri in luogo di Higuain, così come Bentancur per Khedira e Danilo per Cuadrado, gode di una serata da grande artista. Al ventesimo fa uno stop che è maradoniano, minuti più tardi ubriaca l'Atletico, fa sbracciare Simeone e s'incunea serpentino nella difesa avversaria. Al quarantacinquesimo batte una punizione da una mattonella dove i giocatori, quelli normali, ma pure quelli solo bravi, crossano o tirano forte in mezzo. Lui no. Quasi dalla linea di fondo spara forte, curvo, infingardo. Oblak non fa l'Oblak ma lì non te l'aspetti e allora viene accecato anche lui da tanta bellezza.
Poi c'è Cristiano Ronaldo, che al sessantesimo ha una prateria davanti. Lui e il portiere avversario, a partire dalla propria metà campo. Come i centometristi, come Ronaldo. Solo che Partey corre, rincorre, recupera. Lo dribbla, poi tira e la palla finisce alle stelle. Lo Stadium alza il volume e grida "Cristiano Cristiano", contro il cielo, perché lassù era abituato a vederlo. Lui ci prova, ma è ronaldo, non Ronaldo. E' in un'altra serata fisicamente e forse anche psicologicamente minuscola. Sicché il cambio al settantaseiesimo, dentro Higuain ma fuori Dybala, è motivo di più spunti. Uno su tutti: Cristiano ha bisogno del gol, di fiducia, perché nell'economia fisica per un robot così non cambiano certo quindici minuti in meno.
Poi c'è la Juventus, che stasera è stata la prima vera Juventus di Sarri mentre l'Atletico Madrid ha vissuto di singhiozzi e di poc'altro. De Ligt e Bonucci, l'intesa è sembrata deliziosa, ogni scelta dell'allenatore azzeccata. Di brividi e occasioni non se ne sono avuti e viste troppe. Però in fondo il Cholismo è questo, lo spettacolo nel dimenticatoio e quel pragmatismo che stasera c'è stato ma non abbastanza. Dall'altra una Juve solida e compatta. Una Joya per gli occhi. Ma con un Cristiano Ronaldo che fatica a essere Cristiano Ronaldo, nel gioco e nei numeri. Quello che conta, però, per la Vecchia Signora è uno solo. Primo posto nel girone con una giornata d'anticipo. Altro che processi. Sorrisi e campioni.
Poi c'è Cristiano Ronaldo, che al sessantesimo ha una prateria davanti. Lui e il portiere avversario, a partire dalla propria metà campo. Come i centometristi, come Ronaldo. Solo che Partey corre, rincorre, recupera. Lo dribbla, poi tira e la palla finisce alle stelle. Lo Stadium alza il volume e grida "Cristiano Cristiano", contro il cielo, perché lassù era abituato a vederlo. Lui ci prova, ma è ronaldo, non Ronaldo. E' in un'altra serata fisicamente e forse anche psicologicamente minuscola. Sicché il cambio al settantaseiesimo, dentro Higuain ma fuori Dybala, è motivo di più spunti. Uno su tutti: Cristiano ha bisogno del gol, di fiducia, perché nell'economia fisica per un robot così non cambiano certo quindici minuti in meno.
Poi c'è la Juventus, che stasera è stata la prima vera Juventus di Sarri mentre l'Atletico Madrid ha vissuto di singhiozzi e di poc'altro. De Ligt e Bonucci, l'intesa è sembrata deliziosa, ogni scelta dell'allenatore azzeccata. Di brividi e occasioni non se ne sono avuti e viste troppe. Però in fondo il Cholismo è questo, lo spettacolo nel dimenticatoio e quel pragmatismo che stasera c'è stato ma non abbastanza. Dall'altra una Juve solida e compatta. Una Joya per gli occhi. Ma con un Cristiano Ronaldo che fatica a essere Cristiano Ronaldo, nel gioco e nei numeri. Quello che conta, però, per la Vecchia Signora è uno solo. Primo posto nel girone con una giornata d'anticipo. Altro che processi. Sorrisi e campioni.
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