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Arriva the Monster: chi è Kim Min-jae, il dopo Koulibaly dalla Corea del Sud

Arriva the Monster: chi è Kim Min-jae, il dopo Koulibaly dalla Corea del SudTUTTO mercato WEB
mercoledì 27 luglio 2022, 12:45Serie A
di Gaetano Mocciaro

Kim Min-jae sarà il terzo sudcoreano a giocare in Serie A e rispetto ai predecessori su di lui vi sono grandi aspettative, non fosse altro che il centrale dovrà sostituire un certo Kalidou Koulibaly al Napoli.

IN PRINCIPIO FU AHN - Nell'estate del 2000 il presidente del Perugia, Luciano Gaucci, due anni dopo la fortunata intuizione Hidetoshi Nakata, decise di puntare sul mercato asiatico, pescando il primo giocatore della Corea del Sud oltre al primo cinese (Ma Mingyu). Ahn, sguardo triste e codino al vento, ci impiega quasi un anno ad adattarsi. I problemi variano su ogni fronte: dall'enorme differenza calcistica, all'essere proiettato in una cultura completamente diversa. Per non parlare della barriera linguistica e persino del cibo. Perché se del cibo ci possiamo far (a ragione) vanto, Ahn non la pensava affatto così, riducendosi a mangiare soltanto gelato. La sua esperienza in Italia finirà di fatto dopo i Mondiali del 2002, con l'attaccante reo di aver segnato il golden gol che elimina l'Italia agli ottavi di finale. Luciano Gaucci va su tutte le furie, rinnegando il giocatore e dichiarando di non voler pagare lo stipendio a uno che ha rovinato il calcio italiano. Ahn se la lega al dito e quando i dirigenti perugini provano a ritrattare ormai è tardi, il giocatore chiede ed ottiene la cessione: andrà prima in Giappone, poi seguirà una seconda chance in Europa, prima al Metz, in Francia e poi in Germania, al Duisburg, senza lasciare il segno. Una Corea talmente indigesta, forse proprio per quei Mondiali, che dovremo aspettare il 2017 per vedere un altro giocatore transitare in Serie A: è Lee Seung-wool. Ci punta il Verona, confortato dal fatto che il ragazzo, all'epoca 19enne, si è già formato in Europa e niente meno che al Barcellona. E l'inevitabile e poco fortunato soprannome di "Messi coreano". Resta in Italia due anni, segna altrettante reti e va via senza rimpianti.

IL TERZO TENTATIVO - Kim a differenza dei predecessori ha un vantaggio: l'aver giocato in un campionato europeo e nelle coppe europee, di aver imparato a conoscere le pressioni di una piazza calda come Istanbul. Il Fenerbahçe si è assicurato le sue prestazioni un anno fa per la miseria di 3 milioni di euro, sfruttando un contratto con il Beijing Gouan (Cina) in scadenza nel 2022. Il suo sponsor è Vitor Pereira, tecnico portoghese che lo ha visto da vicino nella Super Lig cinese e se l'è portato con sé quando è approdato in Turchia. Arrivato tra lo scetticismo generale, ciò che ha colpito maggiormente è il suo veloce adattamento al calcio europeo, distinguendosi come uno dei migliori centrali del campionato. Il suo ex allenatore Slaven Bilic, che lo ha allenato a Pechino, giura che può diventare un top player.

LO CHIAMANO "THE MONSTER" - Centrale possente, 190 cm d'altezza, nonostante la mole può unire la forza fisica a una buona velocità di base. Proprio per la sua stazza, mediamente più imponente di quella dei suoi connazionali, si è guadagnato in Corea del Sud il soprannome di "Monster". Tra le altre qualità c'è la disciplina tattica, concentrazione, un ottimo senso della posizione e l'abilità nel gioco aereo. Nell'ultima stagione si è distinto anche come potenziale pericolo per le difese avversarie sui calci d'angolo, pur non potendolo definire un difensore goleador (solo una rete lo scorso torneo). In Turchia sono certi che il giocatore sia già pronto per una grande squadra di Serie A e che la scuola italiana possa dargli quelle skills in più per fare poi un ulteriore salto in avanti.

IDOLO IN COREA - A 25 anni vanta già 40 presenze con la nazionale sudcoreana. In patria è un idolo e la comunità sudcoreana a Istanbul lo ha seguito nel corso del suo campionato al Fenerbahçe. Non è da escludere che i suoi "followers" lo seguano anche in Italia. Sicuramente uno di essi sarà l'interprete: tra le varie qualità di Kim non possiamo al momento registrare quella della padronanza delle lingue, dato che non parla l'inglese. Vedendo però come si è velocemente adattato al calcio europeo questo potrebbe essere un problema secondario.

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