Calcio guidato dai dati. Parla l'analista Bill James: "Non è immediato come nel baseball"

Con la sua 'sabermetrica', rivoluzionaria analisi delle statistiche, ha stravolto lo sport americano, finendo per vincere quattro titoli della Major League con i Boston Red Sox, che erano a secco da 88 anni e oggi. Si tratta dell'analista Bill James, oggi intervistato dal Corriere della Sera: "Esistono numeri nel calcio? Non lo discuto, ma vorrei che mi capisse. Il baseball è un gioco molto ordinato, intrinsecamente incline all’analisi organizzata. I giocatori si alternano alla battuta; si fermano in punti contrassegnati sul campo, prima, seconda, terza base; tre out in ogni turno, nove inning in ogni partita. Insomma, ogni punto può essere confrontato con altri. Un giocatore o una squadra è sempre in attacco o in difesa, mai in uno stato intermedio. Il calcio non è affatto così: non si alternano a tirare il pallone, non si muovono costantemente da uno stato definito a un altro".
Eppure, tanti club europei si stanno affidando ai big data: può funzionare?
"Non può immaginare quanto un’altra persona possa imparare studiando qualcosa".
Negli States demolite e ricostruite stadi in un batter d’occhio, a Milano si sta ragionando su San Siro da anni: cultura o soldi?
"Non ne ho idea. Capricci, istinto. Prima che gli attuali proprietari acquistassero i Red Sox, quelli precedenti volevano demolire Fenway Park e costruire un nuovo stadio dall’altra parte della strada: noi pensavamo che fosse una follia, e abbiamo reso l’impianto funzionale".
Mai chiamato dal calcio?
"Alla fine, no. Quando il signor Henry (boss dei Red Sox, ndr) acquistò il Liverpool, mi chiese di incontrarmi con Ian Graham (dirigente dei Reds, ndr) e lo feci: non credo che nessuno di noi due abbia tratto molto beneficio da quell’incontro".
