Castellanos si racconta a 360°: "Lazio scelta giusta, qui ho realizzato un sogno"

Valentin Castellanos si è raccontato in una lunga intervista a La Nacion. 'El Taty' con i colleghi argentini si è soffermato su tutta la sua carriera, a cominciare dall'esperienza all'Universidad de Chile fino ad arrivare alla Lazio e alla Serie A: "In Prima Divisione - le sue parole riportate da Lalaziosiamonoi.it - è stato un processo di sei mesi, molto breve. Sono riuscito a debuttare lì in Copa Sudamericana, ma avevo bisogno di giocare di più e sapevo anche che in quel momento non avrebbero puntato su di me, che mi avrebbero mandato in prestito. Anch’io ho spinto per andarmene, per poter giocare, e sono andato al Montevideo City Torque, che era sostenuto proprio dal City Group. Per me era una bella opportunità per vedere se poi sarei riuscito ad arrivare in una delle squadre del gruppo, come il Manchester City o il New York City. In Uruguay ho giocato un anno, mi sono sentito abbastanza bene e per fortuna sono riuscito ad approdare al New York City".
Com’è il City Group dall’interno?
"È un gruppo di imprenditori che possiede molte squadre. Quando sono arrivato al New York City, il gruppo aveva sei club, oggi ne ha circa quindici in tutto il mondo. È un gruppo totalmente organizzato, anche se in quel momento in Uruguay non eravamo comodi come avremmo potuto essere. Oggi è tutto completamente diverso rispetto a quando ci sono stato io. Ma a me è andata bene, e Domenec Torrent mi ha chiesto per il New York City".
Com’è stato l’impatto di andare a vivere a New York?
"I primi mesi sono stati molto complicati, perché ovviamente era un paese nuovo, una lingua nuova, qualcosa di enorme. È stato tutto molto folle, ma per fortuna sono riuscito ad adattarmi abbastanza bene, anche perché in quel momento avevo come compagno Maxi Moralez, che mi ha aiutato tantissimo anche nella mia crescita. Ero giovane, e lui, essendo argentino, mi ha accolto con sé, con la sua famiglia, e mi ha aiutato tantissimo a conoscere meglio la città, a scoprire tante cose legate al vivere lì, anche aspetti extra calcistici che dovevo affrontare, come le questioni burocratiche e molto altro. Sono state quattro stagioni in cui mi sono trovato molto bene nel club e ho lasciato tanti amici e ricordi. Mi emoziona molto parlare di quella città, perché mi ha segnato per tutta la vita: viverci, conoscere persone… Dal punto di vista calcistico, poi, ho avuto la fortuna di vincere la MLS, di conquistare la Scarpa d’Oro. Ovviamente è un campionato totalmente diverso rispetto a quello europeo, ma in quel momento mi ha fatto crescere molto".
Hai avuto come compagno un campione del mondo come lo spagnolo David Villa. Di cosa parlavi con lui?
"Sì, con David in realtà ho un ottimo rapporto ancora oggi. Sono stato con lui sei mesi, ma quel periodo è stato straordinario per quello che faceva in area, per la qualità che aveva, per come controllava il pallone, per come finalizzava. Mi sedevo sul pallone durante gli allenamenti per guardare come giocava e come si allenava. Abbiamo avuto tante conversazioni e mi ha aiutato moltissimo".
Durante la tua esperienza al New York City, sei stato cercato dal River Plate. Ti eri fatto delle illusioni, visto che Gallardo era così deciso a prenderti?
"Sì, sì, ovviamente. Ricevere la chiamata dallo staff tecnico del River, e in particolare da Gallardo, con tutto quello che aveva vinto e rappresentava per il River, è stato qualcosa di molto bello e molto emozionante, anche perché ho tanti familiari e amici che sono tifosi. Ancora oggi la gente mi manda messaggi molto belli, quindi spero un giorno di poter indossare quella maglia. Per motivi legati ai club non si è raggiunto un accordo, ma io ero disponibile, perché per me sarebbe stato importante crescere e giocare lì. Anche se ero in MLS, avevo molte offerte, ma con il River era praticamente tutto fatto. Non si è concretizzato, ma sono rimasto in ottimi rapporti con tutti: con la dirigenza, con il presidente, con il club. Vedremo in futuro".
Ti hanno segnato quei quattro gol che hai fatto al Real Madrid con la maglia del Girona?
"Sì, ovviamente. Rimarranno per sempre nella mia memoria, per come si è vissuta quella serata, per come si è svolta la partita. Per fortuna abbiamo anche vinto, e tutto è accaduto davanti alla nostra gente, in una notte piovosa. Come attaccante vuoi sempre segnare, ma non avrei mai immaginato di fare così tanti gol in una sola partita. Quella notte ero particolarmente ispirato e me la sono goduta tantissimo".
Sei alla Lazio da due stagioni, con ottimi numeri sia in termini di gol che di assist. È il club ideale per questo momento della tua carriera?
"Sì, la Lazio è un club molto importante a livello mondiale e anche nella Serie A italiana. Qui sto crescendo tantissimo e sono davvero grato a tutte le persone del club per il modo in cui mi trattano, per questo penso che sia stata una scelta giusta venire qui. È il club che mi ha permesso di realizzare il sogno di indossare la maglia della Nazionale argentina. Quando inizi a competere in club di questo livello e fai bene, la chiamata della Nazionale può arrivare in qualsiasi momento, e questo mi motiva ogni giorno".
Come ti trattano i tifosi e come si vivono i derby contro la Roma?
"La gente è molto appassionata e la maggior parte delle persone che lavora nel club è tifosa della Lazio, quindi vive tutto in modo completamente diverso, soprattutto quando si avvicina il derby. Anche se sono qui da poco tempo, mi sento già molto legato ai tifosi della Lazio e al club".
Dall'altra parte della strada hai diversi connazionali, come Dybala, Paredes, Soulé... Hai qualche tipo di scambio con loro quando sei a Roma, o è complicato a causa della rivalità?
"Certamente siamo rivali, ma sì, ci salutiamo con molto rispetto, ho un ottimo rapporto con la maggior parte di loro e qualche volta ci siamo incontrati in qualche ristorante, e ci siamo sempre parlati e salutati nel migliore dei modi. Abbiamo un buon rapporto. Però non ci frequentiamo fuori dal calcio, perché loro vivono in una zona molto lontana da Roma e noi siamo dall’altra parte, quindi è un po’ difficile, ma ho un ottimo rapporto con loro e mi fa piacere anche che a loro stia andando bene".
Come vedi le tue possibilità di essere convocato per la Nazionale in vista del prossimo Mondiale?
"La speranza di essere chiamato in Nazionale c’è sempre, perché è qualcosa di molto bello. Sono una persona che si allena e gioca nella propria squadra pensando sempre alla Nazionale. Nel 2025 ho avuto molti infortuni e ho perso molte partite, cosa che mi ha causato molta frustrazione, perché uno vuole sempre mettersi in mostra e indossare la maglia della Nazionale".
Hai una programmazione da qui a un anno per prepararti, arrivare al meglio e entrare nella lista?
"Sì, essendo un professionista e trovandomi a un livello così élite, bisogna prendersi cura di molte cose. A livello personale devo fare bene nel mio club affinché quell’opportunità possa presentarsi. Nessuno può togliermi le speranze e cercherò sempre di migliorarmi. Ovviamente, per rappresentare la Nazionale devi essere al 100% e fare bene nel tuo club, perché nessuno ti regala niente. Voglio entrare nella lista ed essere all’altezza".
La Nazionale resta a un grande livello. È più difficile guadagnarsi un posto?
"La verità è che stanno facendo un lavoro spettacolare per come si mantengono da quando hanno vinto tutto e continuano ancora a competere. Questa è la mentalità dell’argentino, quella di voler sempre vincere, di voler competere, di essere sempre pronti davanti all’avversità. Qualunque sia l’avversario, si esce sempre per vincere e competere, perché questa è la nostra essenza: competere sempre ed essere all’altezza della Nazionale argentina".
Hai partecipato al Preolimpico che avete vinto, e molti di quei ragazzi oggi fanno parte della Nazionale, come Julián Álvarez, Alexis Mac Allister, Facundo Medina, Nehuén Pérez. L’esperienza per Qatar si è iniziata lì?
“Sì, sì, è stato qualcosa di molto bello. È stata la mia prima esperienza con la Nazionale argentina e ho vissuto un’emozione spettacolare in quelle partite, in quel processo del Preolimpico, e ci sono stati anche molti amichevoli in cui ho potuto partecipare. Noi ragazzi diciamo sempre che lì è iniziato tutto il discorso della Nazionale, no? Da quel momento abbiamo cominciato a vincere e molti ragazzi come Julián, Mac Allister e Cuti Romero sono saliti in Nazionale maggiore e hanno avuto il loro percorso. È stato qualcosa di molto bello per la mia carriera, perché in quel momento giocavo in MLS, dove non era così visibile la possibilità di partecipare a quel Preolimpico, e il Bocha (Fernando) Batista mi ha dato l’opportunità di essere lì. Gli sono molto grato.”
Come stai vivendo il fenomeno Messi in MLS, un campionato che conosci molto bene?
"Lo vedo molto felice, e sta andando alla grande. A volte devo guardare le partite alle tre o alle quattro di mattina, perché è magico vederlo giocare, proprio come ho avuto il piacere di stare con lui in Nazionale. È stato un sogno che si è realizzato poterlo conoscere e condividere il campo con lui."
Lo vedi giocare un altro Mondiale?
"Speriamo di sì, perché ha ancora tanto da dare come giocatore. Ha vinto tutto e continua a competere. È un animale da competizione, quindi per il bene di tutti, speriamo che ci sia".
