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In settimana il nuovo presidente (o Gravina commissario). Cinque spunti, ma la riforma vera è solo unaTUTTO mercato WEB
lunedì 6 febbraio 2023, 00:00Il Punto
di Ivan Cardia
per Tuttoc.com

In settimana il nuovo presidente (o Gravina commissario). Cinque spunti, ma la riforma vera è solo una

Ci siamo. Di dritta o di rovescia - c’è chi si chiede che fine abbia fatto la candidatura di Carraro, che a Firenze qualcuno assicura di aver visto predisposta - siamo arrivati alle tanto attese elezioni per il post Ghirelli in Serie C. Alla fine del mandato mancano due anni: condizioneranno, si spera, in modo decisivo il futuro del pallone italiano. Marani favorito, Vulpis in corsa. I toni non sempre sono stati dei migliori, ma chi li definisce troppo accesi non ha vissuto altre elezioni al veleno. Si è parlato pochissimo di merito e questo è un problema, ma non facciamo gli ingenui: il tema è diventato una sorta di prova di forza nell’ottica degli equilibri federali. Se non vincerà nessuno, arriverà il commissariamento che al presidente Gravina non pare particolarmente indigesto. 

Chiunque vinca, o l’eventuale commissario, avrà di fronte a sé la sfida per la sopravvivenza della Serie C. Sotto questo profilo, è sarebbe stato strano il contrario, Ghirelli ci aveva visto lungo, anche se il risultato dice che ha giocato male la sua ultima mano della partita. Di riforma si parla da fin troppo tempo e sinora non ne abbiamo neanche capito gli eventuali principi ispiratori. 

Cinque idee per il calcio italiano del futuro? Cinque temi, piuttosto. Partiamo dalle seconde squadre: oggi un binario morto, tanto più che l’unica società coinvolta ha i suoi bei problemi da affrontare. Vanno rilanciate, va trovata una sintesi rispetto a esigenze troppo lontane: la C ha bisogno dei soldi delle big, la A ha bisogno certezze e magari di uno “sconto” rispetto al costo attuale. I diritti TV, da due prospettive: la programmazione attuale sta massacrando il campionato, va bene pensare agli ascoltatori esteri ma devi tutelare anche gli spettatori italiani sennò non ti guardano più. E poi in termini di mutualità, che diventa uno spunto bonus: anche la pandemia ha confermato quanto poco i grandi club pensino alle serie inferiori. O si sta tutto insieme oppure ognuno per la sua strada, e ci arriviamo. Quarto, la Coppa Italia: la formula attuale è molto interessante dai quarti in poi, per carità. Fino a quella fase, per l’amor di dio: non la guarda nessuno e coinvolgere le piccole squadre dagli stadi iniziali aiuterebbe. Ancora: rendere più trasparenti i rapporti con gli agenti, in entrambe le direzioni. Oggi il mercato di metà delle squadre italiane - a essere buoni - lo decidono i procuratori e non si capisce i ds che ci stiano a fare. Dall’altra prospettiva, in cambio di favori e favorini i club si sentono legittimati a pagare gli agenti, che non sono nemmeno creditori privilegiati, quando gli pare e piace, anzi se gli pare e piace. Missione impossibile? Vedremo. Ultimo non ultimo: ridurre il numero di squadre professionistiche, e non si parla solo delle 60 in C. Fanno tutti finta che non sia la priorità, ma la riforma vera è quella là e non ci prendiamo in giro. Anzi…

Anzi, la riforma vera è un’altra ancora. Il calcio italiano è un mix pericoloso e pericolante di business e politica. Spesso la seconda la fa da padrona, e lo stiamo vedendo proprio in queste elezioni. Così non funziona, i rapporti fra le leghe sono completamente sbilanciati se pensiamo a quale distanza siderale vi sia a livello economico e di visibilità. La Lega Serie A, allo stato attuale, potrebbe vedersi imporre una riforma dai campionati minori: una roba allucinante, se ci pensate. L’esempio, visto che tutti parlano di Premier, può arrivare da lì. Il massimo campionato inglese, decenni fa, si è separato. Oggi sono tutti più ricchi: fatevi due conti.