Triestina, Crnigoj: “Senza penalizzazione saremmo da playoff. Salvezza? Impresa possibile”
Senza i 23 punti di penalizzazione la Triestina 2025/2026 sarebbe in piena lotta per i playoff, con 13 punti ottenuti nelle prime 12 giornate di campionato. La sanzione in termini di punti, però, c'è e gli alabardati sono attualmente ultimi con -10 e una distanza di diciotto lunghezze dalla Pro Patria penultima.
Una situazione, questa, sulla quale si è espresso Domen Crnigoj, centrocampista della formazione di Attilio Tesser attraverso i microfoni della RAI: “Domenica così come nelle altre gare dove siamo usciti dal campo senza punti, non siamo mai stati inferiori agli avversari che avevamo di fronte.
Senza le penalizzazioni saremmo probabilmente in zona playoff, purtroppo però ci sono ancora conseguenze della stagione precedente, per via di troppi problemi legati alla proprietà del club, oggi stiamo pagando quelle penalità. Negli ultimi tempi abbiamo segnato pochi gol, manchiamo un po’ di concretezza ma direi che ci manca anche un po’ di fortuna, siamo poco precisi sotto porta e decisamente poco fortunati con il Football Video Support. Sembra che tutto ci vada storto, ma il campionato è ancora lungo e non dobbiamo arrenderci, io e con me tutto il gruppo crediamo che quest’impresa si possa fare. E se ci riuscissimo sarebbe qualcosa di straordinario, non so se nel mondo ma sicuramente in Italia, sia mai successo che una squadra con ventitré punti di penalità a inizio stagione sia poi riuscita a salvarsi. Considerando che le squadre in fondo alla classifica non stanno facendo grandi risultati, i punti di queste ultime due gare ci avrebbero fatto comodo ma non abbiamo altra alternativa se non quella di tornare a vincere, creare una serie di risultati positivi e sperare che anche la fortuna inizi a girare dalla nostra parte. Dobbiamo crederci e allenarci al massimo, poi nelle partite tutto è possibile”.
L'ex Venezia si è espresso, poi, sull’impatto avuto con Attilio Tesser dal suo arrivo: “È la prima volta che lavoro con lui e ho visto subito che è molto amato. Già dal primo giorno si è percepito il calore con cui è stato accolto, soprattutto dalle persone più anziane della città, è stato davvero bello vedere quanto sia benvoluto. Ha a disposizione un gruppo che è un po’ un misto di giocatori esperti e giovani, cerca di lavorare tenendo il più possibile libera la mente di tutti, perché il problema principale è proprio il peso delle penalizzazioni che rischia di togliere serenità, compito ancor più difficile per alcuni ragazzi più giovani che non hanno mai giocato tante partite importanti. Il compito dei giocatori più esperti me compreso, è quello di incoraggiarli spiegando che non abbiamo nulla da perdere, che dobbiamo affrontare ogni partita con leggerezza e voglia di vincere”.
Infine spazio anche alle motivazioni che lo hanno spinto a vestire la maglia alabardata: “Sono passato dal Koper alla Svizzera e poi in Italia, rimanendo lontano da casa per undici o dodici anni. Dopo la scorsa stagione in cui ho giocato poco, è arrivata la proposta dell’Unione, ne ho parlato con la famiglia e conoscendo già alcune persone dai tempi del Venezia, la scelta Trieste ci è sembrata logica. È vicina a casa, a dieci minuti da dove vivo, anche per questo motivo tra le opzioni sul tavolo è sembrata la decisione più sensata in quel momento. Quando abbiamo iniziato a parlarne, sono stato trattato come un giocatore che non dovrebbe stare in Serie C e che meriterebbe un livello più alto, questo è stato gratificante. Sono contento di essere qui, mi alleno seriamente ogni giorno e nonostante l’età o l’esperienza non mi risparmio anzi, cerco di dare ancor più degli altri. Per quanto ho fatto finora sono orgoglioso del mio percorso, se tornassi indietro di dieci, quindici anni, non avrei mai immaginato una carriera così".
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