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Carpi, Bonzanini: "Ossessionati dalla salvezza. Salary cap? Sistema equo"TUTTO mercato WEB
ieri alle 21:42Serie C
di Luca Bargellini

Carpi, Bonzanini: "Ossessionati dalla salvezza. Salary cap? Sistema equo"

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Ospite dei microfoni di TMW Radio, nel corso della puntata pomeridiana di 'A Tutta C', Enrico Bonzanini, direttore generale del Carpi, ha fatto il punto della situazione sulla formazione emiliana alla vigilia della 13ª giornata di campionato: Direttore, il Carpi sta vivendo un momento importante, un inizio di stagione positivo. Quando si parla di Carpi si parla di una realtà dove si fa buon calcio. Ci aiuti a spiegare agli ascoltatori e ai telespettatori cos’è il calcio a Carpi e qual è il progetto di questa società? "Fare calcio ad alti livelli è complesso: servono tante situazioni messe “ad orologio”. I risultati stanno certificando il percorso fatto, frutto di un intenso lavoro corale. Lavoriamo con umiltà e spirito identitario, grazie alla fiducia e alla passione della Famiglia Lazzaretti, che vive e conosce bene la Città e il territorio". Uno dei vostri ostacoli più grandi è la competitività del territorio, dove nel raggio di pochi chilometri ci sono grandi realtà. Come ci si difende da questa “troppa ricchezza” sportiva? “Dobbiamo essere bravi a difenderci, lavorando con le risorse che abbiamo e con la forza di una proprietà profondamente radicata sul territorio. Vogliamo essere la squadra delle vie, dei quartieri, della nostra città. L’imprenditoria locale ci sta seguendo con attenzione e partecipazione. La forte competitività del territorio, più che un ostacolo, rappresenta per noi un’opportunità: possiamo attingere, ad esempio, agli esuberi dei settori giovanili di club di Serie A e B, accogliendo giovani atleti già tecnicamente pronti. Per questa ragione non vedo limiti, ma grandi occasioni di crescita”. Allargando l’analisi: la Serie C è cresciuta molto in visibilità e qualità, anche grazie a Sky e al lavoro del presidente Marani. Dove può crescere ancora questo campionato, considerando costi e difficoltà economiche generali? "La governance di Lega Pro, guidata dal Presidente Matteo Marani sta facendo molto. La professionalizzazione del campionato è ormai evidente: le nuove richieste organizzative, i parametri e la gestione del prodotto gara rappresentano vere e proprie sfide che una volta superate contribuiscono a rendere il campionato più appetibile, più visibile e vicino alle categorie superiori. La visibilità su Sky, è innegabile, contribuisce ad accrescere la fiducia degli inserzionisti, mentre strumenti come il salary cap e l’FVS rappresentano scelte pionieristiche, che garantiscono sostenibilità e una chiara linea di riferimento. Nel calcio professionistico, è bene ricordarlo, ogni società è a tutti gli effetti un’azienda: non esiste azienda ordinaria che possa permettersi di destinare l’80% del proprio valore di produzione agli stipendi dei dipendenti. Serve equilibrio, visione e una struttura aziendale in continuo consolidamento su tutti i livelli". Il salary cap può davvero produrre una rivoluzione? A me sembra una necessità per tutto il movimento, non solo per club più piccoli. "Certamente sì. Il Salary Cap rappresenta un sistema equo e democratico di gestione dell'equilibrio finanziario, perché legato al valore di produzione: il famoso 55% è un parametro giusto e sostenibile. Non basta spendere poco: occorre proporzionare tutto alle entrate. Per questo le società devono rafforzarsi anche sul piano manageriale: la vera sfida non è soltanto quella di ridurre i costi, ma serve aumentare i ricavi e riuscire a creare un modello stabile e sostenibile nel tempo". Un’altra sfida è quella dei giovani, centrale nella “Riforma Zola”. La Serie C può davvero diventare un laboratorio per i talenti italiani o siamo ancora nel campo delle buone intenzioni? "La bontà della linea tracciata si vede dal fatto che le risorse recuperate dalle società non in regola col salary cap verranno destinate nella Riforma Zola. È un circuito che si autoalimenta, che punta non solamente alla formazione dei giovani calciatori, ma anche al potenziamento delle strutture e alla professionalizzazione degli staff tecnici. È una linea lungimirante, che può rendere la Serie C il laboratorio di formazione che serve al calcio italiano". Tornando al Carpi: siamo solo a novembre ma qualche indicazione è arrivata. Qual è la vostra sfida? Fin dove può spingersi il Carpi? "In una categoria che cresce ogni anno in livello tecnico generale, mantenere la categoria significa alzare costantemente l’asticella. Per noi “alzare l’asticella” vuol dire consolidarci in Serie C. È un campionato sempre più seguito e competitivo, e noi siamo ossessionati da un solo obiettivo: la salvezza, da provare a cogliere il prima possibile. I nostri riferimenti sono chiari: la distanza dall’ultimo posto e dal quintultimo. Abbiamo fatto un buon percorso fin quì, ma dobbiamo restare umili, affamati e consapevoli che solamente una volta conquistata la salvezza si potrà fare qualsiasi altro pensiero: non prima“. Ultima domanda: la prossima gara contro il Livorno, piazza storica e ora tornata in C. Che sfida si aspetta? "Il girone B si conferma estremamente equilibrato e il Livorno non ha certo bisogno di presentazioni: è tornato tra i professionisti con merito, dopo aver vinto una Serie D complicatissima, e ha ulteriormente rinforzato la rosa, la scorsa estate, con giocatori di qualità. Massimo rispetto, quindi, ma noi non guardiamo in casa d’altri. Il nostro dovere è concentrarci sul nostro piano gara, senza sottovalutare nessuno e mantenendo la nostra identità. Da un mese e mezzo affrontiamo ogni partita in condizioni di emergenza, soprattutto in attacco, con Gerbi e Forte ancora fermi ai box. Nonostante questo, la squadra ha reagito con spirito, disponibilità e voglia di migliorarsi, mostrando carattere e compattezza anche nei momenti più difficili".