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Rimini escluso dalla Serie C, Giammarioli: "La città non meritava questo epilogo”TUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Marucci
Oggi alle 11:04Serie C
di Luca Bargellini

Rimini escluso dalla Serie C, Giammarioli: "La città non meritava questo epilogo”

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A pochi giorni dall'estromissione del Rimini dal campionato di Serie C, Stefano Giammarioli, direttore sportivo transitato dal club biancorosso nelle scorse settimane, ha deciso di tornare a parlare di quanto avvenuto in Romagna, attraverso i microfoni di TMW Radio, all'interno della trasmissione 'A Tutta C': Lei è stato probabilmente l’ultimo dirigente a provare, dall’interno, a salvare il salvabile al Rimini. Da venerdì la società è ufficialmente esclusa dalla Serie C dopo la messa in liquidazione da parte della Building Company. A mente fredda, cosa si sente di dire? "È una situazione tristissima. Quando sono arrivato a Rimini, onestamente non avevo verificato fino in fondo la situazione finanziaria, ma già dalle prime ore si sentiva il profumo di una crisi gravissima. Ci sono andato perché Rimini è una piazza di valore straordinario, con una passione enorme. All’inizio pensavo di fermarmi solo qualche giorno – avevo già altri progetti – ma poi ho conosciuto un gruppo umano eccezionale: ragazzi, staff, magazzinieri, accompagnatori, persone perbene con valori veri. Insieme abbiamo fatto un piccolo miracolo iniziale: nella settimana della partita con la Ternana siamo riusciti a far ripartire tutto da zero – attività ferma, pochissimi giocatori – e a mettere in campo una squadra. Poi, dopo tre vittorie e un pareggio nelle prime cinque, è arrivata la realtà del custode fallimentare e abbiamo capito che non c’era più nulla da fare. Il rammarico più grande, che ancora mi pesa tantissimo, è non essere riuscito ad aiutare fino in fondo questa città e soprattutto questi ragazzi". Con la proprietà Building Company che rapporto c’è stato nel suo (breve) periodo biancorosso? "Io mi sono occupato solo della parte sportiva – non ho mai avuto accesso ai libri contabili, che erano competenza diretta della proprietà. Il tempo è stato troppo breve anche per instaurare un rapporto vero, ma si percepiva chiaramente che erano in difficoltà totale: non c’erano più i mezzi per andare avanti. Penso che il problema nasca da lontano: a monte c’è stata una gestione che ha portato risultati sportivi eccellenti, ma credo siano stati trascurati i controlli finanziari. Nel calcio la parola “equilibrio” è usata troppo poco: abbinare ambizione sportiva e sostenibilità economica è la cosa più difficile. A volte l’euforia dei risultati porta a spese che escono dai parametri". Che ricordo ha dei ragazzi e di mister D’Alesio in quelle settimane? "Il mister è stato più di un allenatore: un fratello maggiore. Ha gestito la situazione con umanità incredibile, parlando tanto con i giocatori, tenendoli uniti. I ragazzi sono stati straordinari: raramente ho trovato un gruppo così sensibile e maturo. Hanno lavorato fra mille difficoltà senza mai creare un problema, senza lamentarsi, aspettando notizie con una signorilità unica. Meritano un applauso enorme, insieme a tutti i collaboratori – magazzinieri, fisioterapisti, segretari – che nonostante gli stipendi non arrivassero hanno continuato a fare 12 ore al giorno con il sorriso. Questo è l’aspetto più doloroso: non sono solo i calciatori (che nella stragrande maggioranza avevano contratti minimi) a rimetterci, ma soprattutto le persone “invisibili” che con quel piccolo stipendio campano la famiglia e si sono ritrovate da un giorno all’altro senza niente". Fa ancora più rabbia pensare all’appello di Marani la scorsa estate: «Se siete in difficoltà, non iscrivetevi». Oggi Rimini dovrà ripartire dall’Eccellenza, con sei mesi senza calcio professionistico. "Esatto. Ricordiamolo: le iscrizioni sono competenza federale, la FIGC decide chi accettare o meno. La Lega incassa l’iscrizione già validata. L’appello di Marani era sacrosanto: meglio ripartire subito dalla categoria inferiore che arrivare a dicembre in queste condizioni. Oggi Rimini si trova con sei mesi di buco e l’obbligo di ripartire dall’Eccellenza: un danno enorme per una piazza che meritava tutt’altro". Ultima domanda sul campo: che girone B è questo? Ravenna e Arezzo sono davvero le uniche due in grado di lottare per la promozione diretta? "In questo momento per mentalità, struttura e continuità sì, Ravenna e Arezzo sono un piccolo gradino avanti. L’Ascoli è lì vicino, gioca un calcio splendido e ha tutte le qualità per rientrare in corsa con un filotto. Poi ci sono sorprese positive come il Guidonia. È il solito girone B: combattutissimo, imprevedibile, dove è difficilissimo fare pronostici settimana dopo settimana. Ed è anche questo che lo rende bello".