
ESCLUSIVA TG – Torrisi: “Il Torino negli ultimi anni è stato sempre altalenante, tocca alla società mettere mano al portafoglio per ottenere risultati”
Fortunato Torrisi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Con Torrisi - allenatore di settori giovanili ed ex centrocampista del Torino nella stagione 1982-83 nonché autore del famoso gol del tre a due nel derby che permise al Toro di ribaltare in tre minuti e quaranta secondi il risultato della partita con la Juventus e che ha giocato anche nella Lazio dal 1984 all’86 - abbiamo parlato della partita di oggi pomeriggio fra le sue ex squadre.
Il suo nome evoca nei tifosi del Toro qualcosa di veramente bello, quel famoso derby del 3 a 2. Adesso invece il Torino è in una situazione decisamente molto più complicata: ha iniziato la stagione con grandi difficoltà e l'allenatore Baroni rischia l’esonero. La Lazio, d'altro canto, ha avuto un mercato bloccato per questioni finanziarie, ha cambiato anche lei l'allenatore, è arrivato Sarri, e ha avuto un andamento un po’ altalenante. Come vede questa partita in virtù anche delle problematiche che in questo momento stanno avendo le due squadre?
“Non sarà una partita semplice. Il Torino negli ultimi anni ha avuto sempre un percorso altalenante e quest'anno la stessa cosa sta capitando alla Lazio, che domenica è riuscita a vincere facendo un'ottima partita col Genoa e quindi qui a Roma c'è morale da questo punto di vista. Purtroppo ci sono annate che non si riesce a capire perché si sia iniziato un campionato in maniera veramente così bassa.
Da quel derby ormai sono passati quasi 43 anni, ma è stato un evento storico e molto probabilmente non ci sarà più una partita intensa come quella del 1983 quando in 3 minuti e 40 secondi si è ribaltato un risultato e francamente non era ipotizzato da nessuno. Sono molto legato al Torino e mi spiace vederlo in questo stato nel quale le cose non vanno bene, mi dispiace davvero moltissimo.
Per quanto riguarda la Lazio, vivendo a Roma qualche partita l'ho vista, quando ho potuto perché seguendo settori giovanili non sempre riesco a vedere le gare la Serie A, e diciamo che ha fatto molto bene anche con Sarri dal 2021 al ’24. prima dell’anno di Baroni.
Diciamo che le attuali difficoltà di entrambe le squadre derivano purtroppo dalle campagne acquisti che non sono state tanto all'altezza. La Lazio ha un gioco molto fluido, lineare e anche nel derby con la Roma pur avendo perso la partita è stata lei a giocarla, ma ha evidenziato molte difficoltà in fase d’attacco: pochi tiri in porta, anzi quasi nessuno a differenza degli altri anni che era una potenza in attacco indescrivibile. Purtroppo ci sono questi periodi nei quali non si riesce mai a capire quali siano le motivazioni e i problemi da superare. Come le dicevo, ormai seguo poco la Serie A perché mi dedico completamente ai settori giovanili e mi applico molto di più a seguire i ragazzi che non a vedere il campionato di Serie A. Però è un dispiacere per me perché il Torino va così diciamo maluccio e ovviamente i tifosi sono preoccupati e il fatto che l'allenatore Baroni sia a rischio purtroppo questo è il calcio, se fai risultati sei il più bravo del mondo, ma se non li fai la colpa è sempre dell'allenatore. Questa è la realtà”.
Il Torino non solo subisce tantissimi gol, 10 in 5 gare, ma ha anche la peggior difesa con sole 2 reti fatte finora, a prescindere da tutto la situazione è problematica non crede?
“Sì, il problema è che non segnando se anche la difesa fosse abbastanza portata per questo tipo di campionato prima o poi subisce gol. Seguendo quando posso il Torino, perché mi è rimasto nel cuore in modo incancellabile, ho notato che effettivamente negli ultimi anni ha avuto diverse problematiche, anche quando come l’anno scorso aveva iniziato molto bene il campionato e poi fino a un certo punto aveva fatto decentemente, ma quest'anno purtroppo ha iniziato col piede sbagliato, non so quali siano le motivazioni, però lì al Torino c'è sempre il problema di capire che tipo di squadra bisogna fare. E poi bisogna anche capire che purtroppo oggi i presidenti spendono una montagna di soldi e tante volte sbagliano a scegliere i calciatori quindi poi le difficoltà vengono una dietro l'altra. In questo momento non posso giudicare, però è grande il rammarico e spero sempre che il Torino possa ritornare in quelle zone della classifica che gli competono, ma qualche sforzo la società dovrebbe farlo”.
Sulle problematiche quanto incide il fatto di aver iniziato la campagna acquisti pensando a un modulo, il 4-2-3-1, e poi constatato che la difesa non reggeva passare al 4-3-3 e alcune partite sono state giocate anche con la difesa 3, quindi altro modulo ancora, senza dimenticare che il Torino finora non ha mai giocato con lo stesso 11 titolare? Sono state disputate solo 5 giornate però cambiare tutti questi sistemi di gioco e calciatori, pur cercando l’assetto migliore, non è un po’ troppo?
“Manca la continuità, ma soprattutto va valutato il motivo del perché l'allenatore cambia così tanto i moduli: evidentemente c'è qualche problema in qualche reparto. E questo determina la difficoltà nell'impostare un modulo di gioco che si adatti un po' alla squadra. Di solito la squadra è fatta in una certa maniera, se si cerca di adottare un modulo meno pericoloso in avanti quando si cambia troppo qualcosa inevitabilmente si rischia. Vedo un po’ l'allenatore in difficoltà perché cambiando tutti questi moduli e giocatori forse non ha materiale umano sufficiente per poter portare avanti un modulo che sia adatto alla squadra.
Conosco Baroni e alla Lazio ha fatto grandi cose e non ci chiedeva nessuno, poi piano piano la squadra è un po' calata, non so per quale motivo. Adesso al Torino ha incontrato da subito difficoltà nell'impostare una squadra che gli dia comunque certezze, sicurezza e un rendimento almeno sufficiente. Ma nel calcio se vinci una partita e poi ne vinci un'altra cambia poi totalmente il modo di approcciare al campionato. Il Torino non è squadra abituata a lottare per non retrocedere, è sempre stato così perché si piazzava abbastanza in alto e lo ha fatto per tanti anni, quindi oggi essendo già a rischio per una stagione iniziata male è ovvio che si debba prendere provvedimenti, poi che ci vada in mezzo l'allenatore o che ci vada in mezzo qualche calciatore fa parte del calcio. L'importante è che si riescano a fare scelte delle quali poi non ci si debba pentire. Ogni anno non vedo il Torino così attivo nel calciomercato, oggi mantenere in Serie A una squadra comporta grandissime spese però se poi non c'è un riscontro tutto quello che fai non serve a nulla”.
Lei si è concentrato sui settori giovanili, ma anche avere una squadra che ha quasi solo giocatori stranieri, il Torino ha solo tre italiani, e per giunta di molte nazionalità differenti, quindi con lingue, stili di vita e mentalità differenti, non complica ulteriormente le cose?
“Ha toccato un tasto molto delicato, perché ormai sono 30 anni che ritorniamo sempre su questo discorso, purtroppo con la legge Bosman il calcio è cambiato ed è diventato solo per i grandi giocatori. La crescita dei giovani italiani è da 20-25 anni che stenta perché le società invece di preoccuparsi di potenziare i settori giovanili con i ragazzi italiani ne prende di stranieri pagandoli di meno. C'è un giro di denaro pazzesco e poi i risultati sono questi con tante volte 11 giocatori titolari stranieri in campo. Ci sono ben poche squadre italiane in cui ci sono 7-8 giocatori italiani in rosa e quindi in alcuni casi i giocatori italiani per fare carriera sono costretti ad andare all’estero. In Italia non ci sono più settori giovanili importanti perché oggi comanda il santo denaro per cui tutti vogliono fare soldi con i ragazzini e poi nel momento in cui stanno per diventare calciatori di alto livello si perdono in un bicchiere d'acqua perché non hanno le basi. Anche la Federazione dovrebbe capire queste cose, sono 20-30 anni che gli ex allenatori chiedono di valorizzare molto di più i ragazzini italiani perché non ci sono più i campioni di una volta. Io ho giocato negli anni ‘80 e fino agli anni ‘70 e primi anni ‘80 si sceglieva dove andare a giocare, ma oggi non è più così e anche nei settori giovanili c'è una marea di ragazzini stranieri e non va bene infatti non siamo riusciti a qualificarci per due volte consecutivamente al Mondiale e adesso non sappiamo se ci riusciremo. Per l’Italia che è stata Campione del Mondo per quattro volte è un grande danno e dovremmo guardarci indietro e capire cosa sia successo negli ultimi 20 anni, da quel famoso 2006 quando vincemmo l’ultimo Mondiale. La risposta è molto semplice: non abbiamo più una Nazionale che come negli anni passati aveva grandissimi calciatori perché i nostri giovani si contano sulle dita della mano, ma non dovrebbe essere così. Per un po' ho pensato che in Federazione ci fosse qualcuno più portato a lavorare sui giovani, ma evidentemente non è così. Chi ha bravi giovani italiani se li tiene perché diventano capitali per le società. Oggi al massimo ce ne sono uno o due, mentre ai tempi miei eravamo in 10, 15 o anche 20 e si doveva scegliere chi era il più bravo. E’ un bel problema. Con gli attuali contratti stratosferici e con la legge Bosman non si è più un giocatore che appartiene alla società e che dà tutto se stesso per la squadra. Noi ogni anno dovevamo praticamente guadagnarci il contratto. Oggi le società ai calciatori fanno contratti da 3, 4, 5, 8 milioni e non hanno i risultati che avevano una volta. Questa è la differenza, questa è la realtà. Il calcio era lo sport più importante quando si lavorava molto sui giovani e infatti c'erano tanti ragazzini che hanno poi meritato di giocare in Serie A, ma oggi quanti calciatori provenienti dai settori giovanili giocano in A? Ormai si va sempre alla ricerca di giocatori che costano meno preferendo gli stranieri e quindi togliendo la possibilità di far maturare un nostro ragazzo e portarlo veramente ai livelli che gli competono. Si brucia tutto. Quando si prende un ragazzino straniero i procuratori percepiscono la percentuale e ci sono dei guadagni pazzeschi. Io alleno ancora nei settori giovanili perché ho ancora la passione, pur avendo quasi settanta anni, perché ho giocato in Serie A per tanti anni e cerco di insegnare ai ragazzi quanto ho appreso sui campi di calcio. I ragazzi quando vengono da te ci credono e possono imparare se hanno un minimo di qualità, ma poi ci sono i telefonini, i tablet, i computer e i guadagni facili e così su 1000 ragazzini forse uno o due arrivano in Serie A, mentre una volta tutti quelli bravi ci arrivavano perché c'era un'altra mentalità, un altro modo di pensare e di allenarsi e di alimentarsi. Tutti stavamo un pochino più coi piedi per terra. Questa secondo me è la differenza.
Lei adesso chi sta allenando?
“Ogni anno cerco di cambiare per portare la mia esperienza. Per 6-7 anni ho avuto la mia Accademia Calcio Torrisi e ho tirato fuori una decina di ragazzini che sono andati nei settori giovanili e poi nel calcio professionistico, uno siamo riusciti a mandarlo alla Roma. Ma, come dicevo, è cambiato tutto e adesso comandano i procuratori che propongono i ragazzini ai settori giovanili e spesso poi non crescono, anche perché non sempre gli allenatori sono all’altezza. E in più i ragazzi italiani sono sopraffatti da quelli stranieri. L’Accademia Torrisi non la ho più perché si faceva fatica a trovare campi d’allenamento. Abbiamo finito un ciclo portando più ragazzini meritevoli a crescere e quindi mi ritengo abbastanza soddisfatto. Adesso vado dove mi chiamano.
Abitando a Roma conosce bene anche l’ambiente giallorosso, De Rossi è indicato come possibile sostituto di Baroni in caso di esonero. Sarebbe l’allenatore giusto per il Torino?
“De Rossi prima di essere esonerato dalla Roma stava facendo molto bene. Tante volte ci si chiede come mai una società cambia un allenatore che sta facendo bene e quali siano le motivazioni di una tale decisione. De Rossi, secondo me, è stato veramente un grande calciatore ed è una persona seria. Da allenatore aveva iniziato male con al Spal, ma poi mano a mano è cresciuto e quando è arrivato sulla panchina della Roma, con la squadra che era in grande difficoltà, è riuscito comunque a dare un grande equilibrio facendo anche dei buoni risultati. Purtroppo, come le dicevo, oggi funziona che se ottieni i risultati e vinci le partite vai avanti, ma se perdi anche solo qualche gara non sei nessuno a prescindere da ciò che hai fatto in precedenza. Claudio Ranieri, con cui in carriera ho giocato, dopo aver vinto lo scudetto in Inghilterra con il Leicester è poi andato alla Roma salvandola con il suo carisma da una situazione davvero difficile visto che la squadra era a rischio retrocessione e ha ottenuto ottimi risultati. Adesso Gasperini, che reputo uno dei più bravi allenatori, qualcuno non lo considera adatto alla Roma e invece come al solito il suo lo sta facendo, anche se qualche colpo l’ha perso”.
In effetti finora l’unica partita vinta in campionato dal Torino è stata quella con la Roma.
“E’ stato allenatore della Lazio e tornando a Roma magari ha caricato la squadra in una certa maniera. Tornando a De Rossi, secondo me, è all'altezza per allenare il Torino. Non so fino a che punto possa incidere perché i giocatori sono quelli gli stessi che ha Baroni che ha più esperienza, ma forse qualcosa in più potrà dare. Me lo auguro con tutto il cuore perché, ripeto, per me il Torino è la mia casa. Quando vengo a Torino, anche se sono passati più di 40 anni mi rendo conto di che cosa ho fatto io quell'anno per tutti i tifosi del Toro.
E’ bello fare gol tanto più in un derby e rimane nella storia, ma quello che ho visto al Museo del Toro è un qualche cosa di unico. Parecchia gente non lo sa, ma decisi di non andare al Napoli perché non mi sentivo ancora pronto per affrontare quel pubblico per cui dissi a mia moglie che il Torino aveva avuto questa storia così particolare, il Grande Torino, la Tragedia di Superga e tante altre cose e così mi sono legato ad una situazione forse più sensibile, emozionale e volevo saperne di più e vivere quest’esperienza di giocare per una squadra così. Quell'anno non giocai le prime 8 partite perché mi ero infortunato a inizio stagione a Palermo in Coppa Italia, ma poi però ho fatto un grande campionato, anche se comunque giocavo sempre in un ruolo che non era il mio ruolo principale, ero un centrocampista offensivo, ma già Fabbri mi ha utilizzato sulla fascia destra perché nel periodo in cui sono stato ad Ascoli in pratica non c'erano altri giocatori che potessero fare o dare un certo contributo sulla fascia, per cui sono diventato uno dei tornanti più importanti d'Italia. Ma essendo un centrocampista offensivo e quando Bersellini mi dava l'opportunità di giocare quei 20-30 metri in mezzo al campo ho fatto delle partite strepitose, qualcuna anche deludente, ma questo sta nel DNA di tutti i calciatori. Se mi giro dalla parte dei “cugini” Koopmeiners sono due anni che gioca con loro e non è riuscito a fare una partita decente e del valore della sua altezza perché magari non si trova bene in un ambiente totalmente diverso da quello dell’Atalanta oppure l'allenatore non lo tratta come faceva Gasperini. Gasperini è un uomo saggio, però se non fai quello che dice lui la squadra non avrebbe ottenuto i risultati che ha fatto vincendo L’Europa League e piazzandosi sempre per le coppe europee e spesso accedendo alla Champions. Per questo sono convinto che Gasperini anche alla Roma farà bene, sebbene tutto il popolo romano sia scettico. Quelli come lui sono allenatori super che sanno il fatto loro. Non ho mai visto una squadra di Gasperini che abbia calato di un centesimo sotto l'aspetto fisico, i suoi giocatori o sono dei mostri oppure ha un preparatore atletico eccezionale visto che non è facile vedere una squadra che per 30 partite corre sempre alla stessa maniera. Gasperini o è fortissimo, e ci sta, ma deve avere anche un gruppo di lavoro che è tra i più forti d'Italia se non d'Europa. Ho divagato e torno al Torino e a De Rossi, conoscendo un po' la sua storia posso dire che dovrebbe essere l'allenatore giusto, però se la società non mette mano al portafoglio, come si suole dire, il Torino rimane una squadra incompleta oltretutto ogni anno vengono ceduti giocatori importanti che andrebbero sostituiti con altri altrettanto validi, magari anche giovani però poi bisogna saperli aspettare e farli crescere. Il Torino negli ultimi anni è sempre stato altalenante e non ha mai avuto un picco positivo, se non l'anno scorso quando dopo cinque giornate era da solo primo in classifica poi però questo non è durato per tanti motivi”.
Ma da allora, dopo i problemi avuti anche per l’infortunio di Zapata però non solo, si era risollevato per poi finire il campionato senza soddisfazioni e adesso ha iniziato questo male, sembra non esserci mai pace. Lei cosa ne pensa?
“L’anno scorso evidentemente all’inizio qualcosa di buono si è fatto e ed lì che c’erano i presupposti per continuare. Se si era creata una base bisognava continuare su quella strada. Poi ripeto, ci sono tante altre cose in tutte le squadre d'Italia, chi non si accontenta del contratto e vuole qualcosa in più, chi non gioca e non vuole più restare, etc.. Il calcio è cambiato, a me francamente non piace più sotto questo punto di vista per cui rimango con le regole di tanti anni fa e come ci avevano insegnato a soffrire, a lottare tutte le settimane per conquistarti il posto, nonché un contratto. Oggi vedo giocatori che giocano in Serie A e che dico adesso mio nipote quando crescerà molto probabilmente giocherà pure lui, ma è cambiato tutto veramente tutto e per questo ne fa poi le spese la Nazionale, come dicevo prima”.







