Il Torino è evaporato al cospetto del Como che gli ha dato una lezione a 360°
Nessun alibi, per favore: si farebbe solo il male del Torino, che ci pensa già da solo ad infliggerselo. Il Torino visto ieri sera, in particolare nel secondo tempo, al cospetto del Como era lo stesso che sciaguratamente si era presentato a San Siro contro l’Inter nella prima giornata di campionato e anche in quell’occasione aveva incassato cinque gol dimostrando di essere inferiore per gioco, grinta, determinazione, qualità e capacità di reagire. Di conseguenza è stato umiliato dall’avversario. Per la verità anche con l’Atalanta fu la stessa cosa. Già ma l’Inter e l’Atalanta erano state affrontate più di due mesi fa.
Che non si tiri fuori il discorso sugli infortunati e su chi al rientro non è ancora al top della forma: per quanto indubbiamente siano degli handicap non possono e non devono essere giustificazioni. Oltre a Simeone il Torino all’ultimo ha dovuto fare a meno anche di Adams (gastroenterite) e quindi è stato schierato per la prima volta dal 1° minuto Zapata, che dopo l’infortunio della scorsa stagione in questa aveva solo disputato qualche spezzone nei finali. Mancavano anche Ismajli, affaticamento muscolare alla coscia destra, e Ilic, trauma distorsivo al ginocchio sinistro. In più Coco era tornato dagli impegni con la Nazionale con problemino a un tendine rotuleo e quindi Baroni lo ha fatto accomodare in panchina insieme, altri due reduci da problemi fisici superati da poco, a Nkounkou e Anjorin, questi ultimi poi subentrati senza però incidere come anche gli altri Aboukhlal, Gineitis e Njie.
Chi è andato in campo dall’inizio non è stato all’altezza bruciando quei progressi che si stavano intravedendo e che avevano portato al filotto di sei risultati utili consecutivi (pareggio con la Lazio, vittorie con Napoli e Genoa e ancora pareggi con Bologna, Pisa e Juventus). Chi più chi meno tutti sono colpevoli perché non è accettabile che dopo il secondo gol subito, Addai (52’), si esca letteralmente dalla partita e che si commettano errori marchiani nei passaggi e che si sia disattenti nelle marcature. Oltretutto prima del raddoppio dei lariani il Torino non aveva fatto chissà che cosa se non rimontare, in pieno recupero prima dell’intervallo, grazie a un calcio di rigore, Vlasic (45’+2’), lo svantaggio, Addai (36’) aveva sbloccato il risultato. E’ vero che nel primo tempo il Torino ha chiuso spesso le linee di passaggio, ma è altrettanto vero che il Como più volte ha anticipato i giocatori granata e con il possesso palla, manovrando anche in ampiezza, e la rapidità nel verticalizzare ha gestito il gioco limitando parecchio la manovra offensiva della squadra di Baroni. Il gioco lo ha sempre gestito la squadra di Fabregas dimostrandosi ben organizzata e qualitativamente superiore pur con parecchi giocatori giovani. Per dirla tutta, Addai, 20 anni compiuti lo scorso 26 agosto, finora aveva segnato un solo gol in Serie A e Ramón (71’) e Baturina (86’), l’uno ventenne e l’altro ventiduenne, non erano ancora mai finiti sul tabellino dei marcatori. E Nico Paz, classe 2004, era da quattro giornate che non segnava.
Nella ripresa il Torino sembrava rinfrancato dal pareggio, tiri di Casadei (48’) e Zapata (49’), ma appunto progressivamente ha mollato sotto il pressing degli avversari, dimostrando evidente la difficoltà nel cercare di fare possesso palla, e così gli avversari, che hanno sempre fatto il loro gioco, hanno dilagato. Gli unici tentativi di una parvenza di reazione sono stati un tiro-cross di Ngone (62’), una conclusione alta di Valsic (73’) e un tocco defilato di Njie (83’), ma altre occasioni per provare a recuperare lo svantaggio non si sono viste. Con 21 gol subiti in 12 partite nessuno ha fatto peggio in Serie A del Torino e continua a preoccupare la difficoltà a segnare, 12 finora le reti però una è stato un autogol di Sabelli del Genoa.
Baroni ha chiesto scusa ai tifosi poiché la squadra è uscita dal campo nel secondo tempo e si è assunto tutte le responsabilità. In conferenza stampa ha detto: “Avevamo fatto molto per ricreare l’entusiasmo, ma abbiamo buttato tutto dalla finestra. Dobbiamo ripartire, parte del secondo tempo mi ha dato delle indicazioni. Ora torniamo al lavoro. Dispiace cedere dal punto di vista mentale, è inaccettabile uscire dalla gara. Avevamo incrociato squadre difficili da affrontare, ancora una volta dobbiamo rimboccarci le maniche. Farò valutazioni e considerazioni". E poi ha aggiunto: “Parlo di atteggiamento. Non è che voglio che i giocatori spacchino la partita, ma l'atteggiamento deve esserci sempre” e ancora: “Cosa ho detto alla squadra? Affrontavamo una squadra forte, il Como è terzo per possesso palla e ha la miglior difesa, con un'identità forte. Nel primo tempo siamo stati presenti, siamo rientrati molto bene poi prendiamo un brutto ed evitabile gol per il 2-1. Dopo il terzo gol non si può uscire dal campo, è una cosa che non deve avvenire. Era già avvenuta … ora si lavora di più". E ai microfoni di Dazn: “È vero che avevamo diverse assenze, ma per chi ha giocato meno era un’opportunità e non l’hanno sfruttata nel modo giusto. La squadra è calata dal punto di vista nervoso, ha perso equilibrio e questo ti porta a subire tanti gol. Peccato, perché nel primo tempo avevamo fatto bene, con personalità e buona costruzione. Siamo ripartiti bene e avevamo anche creato, ma poi abbiamo subito gol troppo facili. Avevo chiesto di andare velocemente sui quinti, di cercare le mezzali e gli inserimenti, oppure il nostro vertice. La squadra ci ha provato, ma loro sono molto bravi nella pressione. Ci è mancata la gestione di qualche pallone in più dopo la riconquista. Comunque nel primo tempo mi è piaciuta: nonostante le assenze è stata presente, compatta, con le distanze giuste. Il 2-1 lo abbiamo preso in modo leggero, si poteva fare meglio. Dopo quel gol e con i cambi la squadra è un po’ uscita dal campo, e questo mi dispiace molto, ma la responsabilità è mia”. E su Zapata: “Come ho già detto, ha bisogno di minutaggio e di giocare con continuità. Secondo me ha fatto bene, ma poteva essere più aiutato dalla squadra. Ha bisogno di essere servito con più cross. Per questo ho cambiato, portando Lazaro a destra e inserendo un altro esterno per avere maggiore produzione sulle fasce. Poi abbiamo subito il terzo gol e a quel punto ho visto la squadra cedere, soprattutto dal punto di vista nervoso. È una cosa che non deve più succedere, perché purtroppo era già accaduto”.
Bisogna dare ragione a Cairo sulla partita “troppo brutta per essere vera”, ma chi è che decide il budget da investire, i giocatori da prendere e con quali tempistiche farli arrivare? Lui, ovviamente. Di brutte partite nei suoi vent’anni e qualche mese di presidenza se ne sono viste tante, decisamente troppe per un club come il Torino.
Non c’è forse bisogno di investire quanto fa il Como, proprietà indubbiamente stra-ricca che per portare a buoni livelli la squadra, oggi è al 6° posto in Serie A, profondere capitali elevatissimi, ma almeno il Torino dovrebbe fare di più e meglio per non continuare a galleggiare a metà classifica: è una mortificazione. E quindi tanto meno si vorrebbe sentire Cairo rispondere, trattasi di una sua abitudine, alla domanda sul fare mercato nello specifico a gennaio: "Noi dobbiamo pensare a tutto, abbiamo davanti ancora tante partite, poi faremo tutte le considerazioni. Se opportuno interverremo sul mercato". Sinceramente vista la squadra di quest’anno e le prestazioni a dir poco altalenanti, con picchi pessimi, sfoderate la risposta di Cairo avrebbe dovuto essere: interverremo prontamente per rinforzare adeguatamente la rosa. Utopia.
Ieri sera il confronto fra il Como è il Torino è stato a 360° impietoso per i granata.Sul piano del gioco la squadra di Baroni è stata surclassata su tutto non essendo riuscita a esprimere il suo gioco, avendo sfoderato poche, scontate e non molto lucide idee, commettendo errori marchiani in entrambe le fasi e non riuscendo a reagire quando è andata in svantaggio. La squadra di Fabregas, invece, ha saputo proporre calcio a tratti brillante e ha dimostrato determinazione. Sul piano societario, il Como sa progettare e scegliere le persone giuste per portare avanti i propri obiettivi, mentre il Torino è adagiato sull’immobilismo che lo porta a un galleggiare ormai divenuto cronico.








