La partita della morte - La strage dell'Heysel nel ricordo di Marino Bartoletti

Sono passai quarant’anni.
Quello che dovevo scrivere lo scrissi immediatamente sul Guerin Sportivo, quello che dovevo dire lo dissi quattro giorni dopo alla Domenica Sportiva che conducevo. Poi cercai sempre di parlarne il meno possibile
Più passa il tempo e più mi accorgo che di quella tragedia dovrebbe discettare non dico soltanto chi c’era, ma chi ha capito veramente che cosa sia successo quella notte (e anche lungo tutto quel giorno scellerato): notte che, personalmente, dopo l'orrore vissuto allo stadio, trascorsi in un capannone davanti a 39 bare.
Sarebbe già qualcosa che la parola “Heysel” (come la parola “Superga” e altre ancora) non venisse più usata come una vergognosa clava per manifestare il proprio “tifo”. La conoscenza degli uomini purtroppo non mi aiuta ad essere ottimista
Un abbraccio a chi ancora oggi porta sulla propria pelle le stigmate di quella immane, brutale, evitabilissima sciagura
