Atalanta, l’esonero di Juric rompe un tabù lungo dieci anni
Con la separazione ufficiale da Ivan Juric, arrivata oggi pomeriggio, l’Atalanta torna a vivere un evento che a Bergamo non accadeva da un decennio: l’esonero di un allenatore. L’ultimo precedente risaliva al 2015, quando Stefano Colantuono venne sostituito da Edy Reja nel tentativo di salvare una stagione in bilico.
UN DECENNIO DI STABILITÀ - Da allora, la panchina nerazzurra era diventata sinonimo di continuità e solidità tecnica. Dopo la parentesi Reja, infatti, iniziò la lunga e irripetibile era di Gian Piero Gasperini, durata sette anni e capace di riscrivere la storia recente del club.
Un ciclo che ha portato la Dea a stabilirsi tra le grandi del calcio italiano e ad affermarsi anche in Europa, senza mai vivere scosse interne né periodi di instabilità. Con Juric, arrivato in estate per raccogliere l’eredità del “Gasp”, la storia si interrompe: dopo appena 11 giornate di campionato e un rendimento ben al di sotto delle aspettative, la società ha scelto di cambiare direzione, affidando la squadra a Raffaele Palladino.
UN ESONERO CHE FA STORIA - L’addio a Juric non è solo un cambio di panchina: è un evento eccezionale nella storia moderna dell’Atalanta.
Per trovare un tecnico nerazzurro esonerato durante una stagione con impegni europei bisogna infatti tornare indietro di oltre trent’anni, alla stagione 1990/91, quando Pierluigi Frosio venne sostituito da Bruno Giorgi durante la partecipazione alla Coppa UEFA. Da allora, nessun allenatore atalantino era stato sollevato dall’incarico nel corso di una stagione continentale: un dato che racconta la tradizione di stabilità, programmazione e fiducia che ha sempre contraddistinto la gestione Percassi.
UNA SCELTA PESANTE, MA NECESSARIA - L’Atalanta torna dunque a cambiare guida tecnica dopo dieci anni di equilibrio, e lo fa in un momento cruciale: la squadra è tredicesima in classifica, lontana dalle aspettative di inizio stagione e con un ambiente che chiedeva una svolta.
La scelta di esonerare Juric è stata difficile ma inevitabile, e segna la fine del tentativo di continuità post-Gasperini.
Ora tocca a Raffaele Palladino, nuovo allenatore designato, restituire identità e ambizione a una Dea che deve ricominciare da capo, con la speranza di tornare presto a quella stabilità che, per dieci anni, era stata il suo marchio di fabbrica.






