L’assedio d’inverno e la cortina di ferro dei Percassi: a gennaio la bottega non apre
La minaccia, questa volta, viaggia sulla rotta Turchia-Bergamo e porta la firma di un amico, prima che di un rivale. Victor Osimhen, ormai idolo indiscusso a Istanbul, si è trasformato in un direttore sportivo aggiunto, tessendo la tela per convincere Ademola Lookman a raggiungerlo al Galatasaray già nella finestra invernale. Una "connection" nigeriana che fa tremare i polsi ai tifosi, ma che si scontra contro lo scoglio più duro: la volontà della famiglia Percassi. La proprietà orobica ha già dimostrato di avere i nervi d'acciaio, respingendo al mittente le avances del PSG nell'estate 2024 e resistendo al braccio di ferro con l'Inter pochi mesi fa. La linea non cambia: o arrivano 50 milioni, o non se ne fa nulla.
PATTO DI STABILITÀ – Al di là delle cifre, c'è una questione di opportunità tecnica che pesa come un macigno. Dopo il traumatico addio di Gasperini e il fallimentare interregno di Juric, l’Atalanta sta cercando faticosamente di ritrovare un’identità sotto la guida di Raffaele Palladino. Privare il neo-tecnico del suo miglior giocatore a metà stagione sarebbe un suicidio sportivo che a Zingonia non intendono contemplare. D’altronde, lo stesso Pallone d'Oro africano sembra aver recepito il messaggio: quel "mi piace" lasciato sui social ai colori nerazzurri è un segnale distensivo. Niente mal di pancia, almeno per ora. La coerenza manageriale del club, che vende solo alle sue condizioni e mai a detrimento del progetto, resta la garanzia più solida.
CORTE BIANCONERA – Discorso analogo - approfondisce Gazzetta.it -, seppur con sfumature diverse, per Ederson. Il brasiliano, pur frenato da un avvio di stagione condizionato dall'infermeria, rimane un pezzo pregiato in vetrina. Le sue caratteristiche di "tuttocampista" moderno sono manna per gli algoritmi delle big, Juventus in testa. A Torino continuano a monitorarlo con insistenza per ridisegnare la mediana, ma la porta nerazzurra è sbarrata con doppia mandata: a gennaio non si muove. Se ne riparlerà, forse, sotto l'ombrellone, e sempre partendo dalla base d'asta di 50 milioni. Chi vuole i campioni della Dea deve prepararsi a trattative estenuanti, non a saldi di fine stagione.
LINEA VERDE E CASSAFORTE – La forza dell'Atalanta, tuttaviaren, non risiede solo nel trattenere i big, ma nella capacità di rigenerare il patrimonio. Il caso di Honest Ahanor è emblematico: l'investimento da 20 milioni per strapparlo al Genoa – cifra che fece storcere il naso a molti per un diciottenne – si è rivelato lungimirante. Oggi il mancino vale almeno il doppio e ha gli occhi della Premier League addosso. È la conferma che il sistema funziona, producendo valore a ciclo continuo: da Carnesecchi a Scalvini, fino a Bellanova. E se qualcuno dovesse partire in estate, il futuro è già in casa, magari con il rientro di quel Palestra che sta facendosi le ossa a Cagliari. La rosa è ricca, ma l'ufficio vendite per il momento resta chiuso: in un anno di rifondazione tecnica, la solidità della rosa è l'unico dogma indiscutibile.








