Conti da Scudetto: l'Atalanta è una macchina da soldi, patrimonio record che umilia le big del calcio italiano
Mentre il rettangolo verde faticava a ingranare nelle prime battute stagionali, tra lezioni parigine e pareggi incolori, negli uffici di Zingonia si stappava lo champagne. La prima trimestrale della stagione svela un club dalla solidità finanziaria mostruosa, capace di macinare utili milionari e di costruire un "tesoretto" patrimoniale che garantisce un futuro roseo, ponendo la Dea su un pianeta economico anni luce distante dalle grandi storiche del nostro campionato.
UN ABISSO CON LE RIVALI - Il dato che fa più rumore, e che dovrebbe far riflettere l'intero sistema calcio, è quello relativo al Patrimonio Netto. L'Atalanta ha raggiunto la cifra monstre di 281,251 milioni di euro - ha documentato e riporta, nello specifico, stamane L'Eco di Bergamo -. Per comprendere la portata di questo numero, basta guardare in casa d'altri: la Juventus si ferma a 13,2 milioni, l'Inter addirittura a 11,4. Significa che mentre a Bergamo si naviga nell'oro grazie alla scelta virtuosa degli azionisti di non prelevare dividendi dal 2016, lasciando gli utili in azienda, altrove si preparano a chiedere nuovi sacrifici ai soci per la continuità aziendale. La Dea è blindata: anche di fronte a ipotetici bilanci futuri in rosso, non servirebbero ricapitalizzazioni.
IL TRIMESTRE D'ORO - Il periodo che va dal 1° luglio al 30 settembre si è chiuso con un utile netto di quasi 33 milioni di euro (32,937 per la precisione). Un risultato frutto di ricavi che hanno sfondato il muro dei 111 milioni, a fronte di costi operativi fermi a 64,4 milioni. Nemmeno il peso delle imposte (14,47 milioni) è riuscito a scalfire un bilancio che luccica, nonostante le incertezze sportive iniziali, come il pesante ko con il PSG o i freni tirati contro Pisa e Parma.
PLUSVALENZE DA MANUALE - Il vero motore di questo successo economico resta il player trading, un'arte in cui l'Atalanta non ha eguali. Le cessioni hanno generato plusvalenze per oltre 57 milioni di euro. A fare la parte del leone sono state le partenze di Retegui, che ha portato in dote 40,8 milioni di plusvalenza, e di Ruggeri, che ha arricchito le casse per 16,2 milioni. A questi si aggiungono quasi 6 milioni di bonus maturati dalle operazioni passate (Piccoli, Zortea, Cambiaghi, Elia, Reca, Diallo) e gli incassi dai prestiti onerosi.
IL PESO DELL'EUROPA E GLI STIPENDI - Analizzando i quasi 48 milioni di ricavi operativi, emerge l'importanza vitale della Champions League, che da sola ha garantito 27,8 milioni nel trimestre. Sul fronte uscite, invece, si registra un aumento del costo del lavoro, salito a 30,5 milioni. A pesare è il monte ingaggi dei calciatori, cresciuto di oltre 4 milioni rispetto all'anno precedente (da 19,3 a 23,6 milioni).
Curiosa la voce relativa allo staff tecnico: nel trimestre in esame, la gestione Juric (2,621 milioni) è costata meno rispetto a quella precedente di Gasperini (3,682 milioni), un "risparmio" che però è destinato a svanire nei prossimi bilanci, quando il club dovrà sostenere i costi del cambio in panchina.
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