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Il paradosso della Dea: regina in Europa, smarrita in Italia. Ora serve la "cura della rabbia"
Oggi alle 07:00Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Il paradosso della Dea: regina in Europa, smarrita in Italia. Ora serve la "cura della rabbia"

Una squadra a due velocità: ritmo da scudetto in Champions, andamento lento in Serie A. Non è un problema di gambe ma di testa: contro il Cagliari, Palladino pretende la stessa ferocia mostrata contro i Blues.

Esiste una forma di schizofrenia sportiva che sta caratterizzando la stagione nerazzurra, una dicotomia talmente netta da sembrare quasi studiata a tavolino. Da un lato c'è l'Atalanta versione europea, una macchina da guerra capace di viaggiare al doppio della velocità e di guardare negli occhi l'aristocrazia del calcio; dall'altro c'è la versione domestica, spesso ingolfata e incapace di replicare quella stessa intensità elettrica. Non è una questione di ossigeno nei polmoni, né di alchimie tattiche: il blocco è squisitamente mentale. Smaltita l'adrenalina della notte di gala contro il Chelsea, la sfida ora è sintonizzare le frequenze cerebrali sulle insidie del campionato, a partire dall'incrocio con il Cagliari.

ALIBI FISICI AZZERATI – L'analisi post-Champions ha spazzato via ogni dubbio sulla tenuta atletica. Chi sosteneva che la squadra fosse in riserva dopo le 'sberle' di Verona è stato smentito dai fatti: contro i londinesi, la truppa di Raffaele Palladino ha tenuto il campo per oltre novanta minuti con un ritmo forsennato. Se le gambe girano a mille contro i Campioni del Mondo, non possono essere la scusa per i passaggi a vuoto in Serie A. Anche l'aspetto tecnico regge: la qualità della rosa è indiscutibile e il disegno tattico offre garanzie. Il problema risiede in quell'interruttore psicologico che si accende automaticamente quando risuona l'inno della Champions e che tende a sfarfallare nella routine del campionato.

L'ABISSO NEI NUMERI – Le statistiche disegnano un quadro impietoso nella sua diversità. In Europa, la Dea viaggia con una media da top club assoluto: oltre 2 punti a partita, 4 vittorie su 6 gare (frutto del lavoro combinato di Ivan Juric prima e dell'attuale tecnico poi), e un destino che profuma di ottavi diretti. In Italia, la media precipita drasticamente, dimezzandosi a un ritmo che vale l'attuale, deludente dodicesimo posto. Sedici punti in quattordici gare sono un bottino troppo magro per chi, il martedì o il mercoledì, dimostra di poter impartire lezioni di calcio a chiunque, arrendendosi finora solo allo strapotere del PSG.

L'IMPERATIVO DELLA CONTINUITÀ – La diagnosi di Palladino è chiara: serve furore agonistico, serve "rabbia". Quella stessa cattiveria che ha permesso di ribaltare l'inerzia contro la corazzata di Enzo Maresca deve essere traslata sui campi della provincia italiana. Il messaggio lanciato da Charles De Ketelaere è un manifesto programmatico: "In campionato non possiamo più sbagliare se vogliamo rigiocare partite così". Il belga, apparso inarrestabile e tecnicamente superiore ai dirimpettai inglesi, sa bene che la rincorsa non ammette più passi falsi. La classifica attuale è uno specchio bugiardo che non riflette il valore reale della rosa, ma per raddrizzarla serve trattare il Cagliari esattamente come se fosse il Chelsea.

CALENDARIO E SVOLTA – La risalita deve iniziare sabato, senza se e senza ma. Davanti c'è un traffico intenso di squadre da scavalcare per riagganciare il treno europeo. Dopo i sardi e il Genoa, il calendario proporrà un trittico di fuoco (Inter-Roma-Bologna) dove i margini di errore saranno azzerati. La notte di coppa ha restituito certezze granitiche, dalla classe di De Ketelaere alla ritrovata vena da pivot di Gianluca Scamacca, ma ora tocca a Marten de Roon e compagni dimostrare che quella ferocia non è un abito da sera da indossare solo nelle grandi occasioni, ma la divisa quotidiana per tornare grandi anche in patria.

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