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L'Africa chiama Lookman, la Dea chiama Daniel: è l'ora della verità per Maldini (e per Palladino)
Oggi alle 07:00Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

L'Africa chiama Lookman, la Dea chiama Daniel: è l'ora della verità per Maldini (e per Palladino)

Con il nigeriano in Nazionale e l'ex Rennes ai box, si spalancano le porte della titolarità per il classe 2001. Palladino punta a rivitalizzare il suo pupillo dopo mesi di ombre: serve la svolta contro il Genoa.

Le treccine di Ademola sono già un ricordo, messe in valigia direzione Coppa d'Africa subito dopo la vittoria sul Cagliari. A Zingonia si volta pagina e Raffaele Palladino si trova, per la prima volta in stagione, a dover ridisegnare l'anima offensiva della sua Atalanta senza la freccia più letale dell'arco nerazzurro. In questo vuoto tecnico, accentuato dall'infermeria piena, si apre una voragine che ha il sapore della grande occasione per chi, finora, è rimasto a guardare. I riflettori si spostano tutti su Daniel Maldini: l'eterna promessa cerca la consacrazione definitiva, chiamato a trasformare un'emergenza in una virtù.

EMERGENZA E OPPORTUNITÀ – I numeri di Lookman raccontano di un giocatore imprescindibile: titolare inamovibile tra Champions e campionato, ha rifiatato solo in Coppa Italia contro il Genoa. Ora che la Nigeria lo terrà lontano da Bergamo per settimane, la logica vorrebbe Kamaldeen Sulemana come erede naturale. Il destino, però, ci ha messo lo zampino: l'esterno ghanese è alle prese con una lesione all'ileopsoas destro che lo tiene ai box da quindici giorni. Si proverà a recuperarlo in extremis per la panchina contro il Genoa domenica prossima, ma vederlo dal primo minuto è utopia. La corsia sinistra cerca un nuovo padrone.

IL FATTORE DANIEL – È qui che entra in gioco Maldini - approfondisce La Gazzetta dello Sport -. Per caratteristiche e gerarchie, è lui il candidato numero uno a completare il tridente con gli intoccabili Scamacca e De Ketelaere. Per Daniel si tratterebbe di un ritorno alla titolarità che manca da tre mesi, precisamente da quella notte sciagurata di Champions contro il PSG (4-0). Da allora, solo scampoli: 301 minuti totali, briciole raccolte prevalentemente sotto la gestione Juric. Con Palladino, nelle ultime cinque uscite, non si è mai tolto la pettorina, se non per uno spezzone in Coppa Italia (con assist e palo) proprio per sostituire l'infortunato Sulemana.

QUESTIONE DI FIDUCIA – Il rapporto tra il tecnico e il fantasista è solido, forgiato nell'esperienza comune a Monza dove Maldini siglò il suo record di gol (4). «Daniel ha bisogno di fiducia perché è un ragazzo che ci può dare una grande mano», ha ribadito Palladino, convinto di poter toccare le corde giuste per riaccendere il talento scuola Milan. Maldini è un attaccante ibrido, un regista offensivo che ama ricevere tra le linee per poi strappare o rifinire. La qualità è indiscutibile, ma il mister pretende ora un cambio di passo: più intensità in allenamento e, soprattutto, quel "killer instinct" in zona gol necessario per non far rimpiangere Lookman.

LE ALTERNATIVE TATTICHE – Se Maldini è in pole position, Palladino studia comunque piani alternativi nel caso in cui il ragazzo non dovesse convincere appieno in settimana. La duttilità della rosa offre opzioni diverse: Mario Pasalic, anche lui poco impiegato ultimamente, potrebbe agire da "falso esterno" garantendo equilibrio e inserimenti, come già visto a Napoli. C'è poi l'ipotesi di avanzare Nicola Zalewski sulla linea degli attaccanti, o tentare la carta Lazar Samardzic adattato a sinistra, sebbene il serbo prediliga la mattonella opposta. La certezza è una sola: contro il Grifone giocherà chi si allenerà meglio. Ma la sensazione è che il destino stia offrendo a Maldini l'assist perfetto per svoltare la sua stagione.

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