Il Piccolo Principe è diventato Re: via le catene tattiche, De Ketelaere si prende l'Atalanta sulle spalle
C'è un momento preciso nella carriera di un talento in cui le promesse devono lasciare spazio alle certezze, in cui l'eleganza del gesto tecnico deve sposarsi con la concretezza del risultato. Per Charles De Ketelaere, quel momento è adesso. Dimenticate il ragazzo timido sbarcato a Milano o l'apprendista stregone dei primi mesi bergamaschi: sotto la gestione di Raffaele Palladino, il belga ha compiuto l'ultimo, decisivo step evolutivo. Non più solo un ingranaggio di lusso, ma il cuore pulsante e libero di una Dea che, per volare, ha bisogno della sua fantasia al potere.
IL PATTO DELLA LIBERTÀ – Tutto nasce da un colloquio schietto, da attaccante ad attaccante, avvenuto il primo giorno di ritiro a Zingonia - ricostruisce descrive La Gazzetta dello Sport -. Palladino non ha usato giri di parole: voleva sapere dove Charles si sentisse a casa sul rettangolo verde. La risposta del numero 17 è stata candida ma ferma: nessuna gabbia, nessuna posizione statica, ma la licenza di svariare su tutto il fronte offensivo. Detto, fatto. Il tecnico ha rimosso i paletti tattici, consegnandogli le chiavi della trequarti. Il risultato? Un giocatore "totalizzante", capace di legare il gioco, rifinire e colpire, finalmente padrone del proprio destino.
EUROPA E GOL PESANTI – La trasformazione è evidente soprattutto quando il gioco si fa duro. Nelle notti di Champions League, dove il pallone scotta e le gambe spesso tremano, CDK si esalta. Il successo di prestigio contro il Chelsea (2-1) porta la sua firma indelebile, fatta di movimenti sinuosi e giocate d'alta scuola, così come il gol che ha rotto il digiuno contro l'Eintracht Francoforte. Se in Europa il belga è devastante, in campionato c'è voglia di ritrovare quella continuità realizzativa ferma alla doppietta contro il Lecce. Il prossimo avversario, il Genoa, evoca dolci ricordi: contro il Grifone ha uno score immacolato di 5 vittorie su 5 e un gol a Marassi nella passata stagione.
LEADERSHIP SENZA URLA – «È un leader, un giocatore fantastico». Le parole di Palladino suonano come un'investitura ufficiale. L'apparenza inganna: dietro quel volto da bravo ragazzo si nasconde un agonista che ha imparato a sacrificarsi. Nel calcio moderno, difendere meglio significa attaccare meglio, e Charles lo ha capito: è il primo a portare pressione, a sporcare le linee di passaggio avversarie, per poi ripartire con quella falcata elegante che spacca le partite. Quattro gol e quattro assist sono un buon bottino, ma la sensazione è che il meglio debba ancora venire.
L'EREDITÀ DI LOOKMAN – Ora l'asticella si alza ulteriormente. Con Ademola Lookman volato in Coppa d'Africa, l'attacco dell'Atalanta perde il suo terminale più imprevedibile e cerca un nuovo sceriffo. De Ketelaere, fresco anche di un cambio di scuderia (passato alla potente agenzia Caa Stellar, la stessa di Scamacca), è chiamato a riempire quel vuoto. Palladino è convinto di poterlo riportare in doppia cifra, come accaduto sotto la gestione Gasperini. La Dea ha bisogno della sua classe, del suo sinistro delicato e, soprattutto, della sua nuova consapevolezza da leader.
Bello da vedere, ma ora tremendamente utile e decisivo. De Ketelaere ha smesso di essere una scommessa per diventare una certezza. E in questo 2025 che promette scintille, l'Atalanta si affida completamente al suo Principe diventato grande.






