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L'avvertimento di Percassi e quei 124 milioni sul piatto: quando spendere tanto non basta per volareTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 13:47Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

L'avvertimento di Percassi e quei 124 milioni sul piatto: quando spendere tanto non basta per volare

Analisi del mercato recente: tra il colpo Retegui e tante scommesse costose non ancora vinte (da Krstovic a Samardzic). La società predica umiltà, ma gli investimenti sono da big

Le parole di Luca Percassi alla vigilia del Natale risuonano come un monito, non come una semplice constatazione. Ricordare da dove si è partiti – dalla Serie B del 2010, dalle salvezze con penalizzazione, fino alla cavalcata trionfale dell'era Gasperini – è un esercizio fondamentale per non perdere il contatto con la realtà. La rapidità con cui si può "tornare indietro" è un rischio concreto in un calcio che non aspetta nessuno. Tuttavia, se lo spirito deve rimanere quello provinciale e combattivo delle origini, i libri contabili raccontano una storia diversa: l'Atalanta oggi fattura e spende come una grande. Ma non sempre con la stessa efficacia infallibile del passato.

I CONTI CHE NON TORNANO – Basta analizzare le ultime tre sessioni di mercato per notare un cambio di rotta: le operazioni "sbagliate" o comunque non completamente convincenti si sono moltiplicate a fronte di esborsi monstre. Godfrey (9 milioni), Brescianini (12), Posch (prestito oneroso da 2) e Daniel Maldini (13) rappresentano investimenti importanti che non hanno ancora garantito il salto di qualità. Emblematica la situazione di Lazar Samardzic: pagato 20 milioni più 5 di bonus, l'ex Udinese non si è deprezzato, ma fatica ancora a esplodere definitivamente e a prendere in mano la squadra come il prezzo del cartellino suggerirebbe. In questo quadro a tinte grigie, il colpo Retegui rappresenta l'eccezione che livella la bilancia, l'unico vero "bingo" indiscusso.

L'ESTATE DEI DUBBI – Il trend, purtroppo, non sembra essersi invertito nell'ultima sessione estiva, quella che ha portato all'inizio dell'era Juric (poi chiusa) e all'avvento di Palladino. I 25 milioni versati per Nikola Krstovic pesano come un macigno: il montenegrino non si è espresso a livelli adeguati, finendo spesso ai margini della manovra. Anche gli esterni, storicamente punto di forza della Dea, sollevano perplessità: Zalewski (17 milioni) è partito forte per poi scivolare in panchina, chiuso da Zappacosta e Bernasconi, mentre Sulemana (17 più 4 di bonus), voluto fortemente dall'ex tecnico croato, è ancora un oggetto misterioso.

CIFRE DA CAPOGIRO – Tirando una riga, il totale fa impressione: 124 milioni di euro (bonus compresi) investiti in operazioni che, Retegui a parte, hanno portato più dubbi che certezze. Una cifra che anni fa sarebbe stata impensabile per le casse nerazzurre. La lezione è chiara: l'Atalanta ha la forza economica per sedersi al tavolo delle grandi, ma deve ritrovare quella lucidità nelle scelte che, più dei soldi, ha fatto la differenza nell'ultimo decennio. Spendere è necessario, spendere bene è vitale.

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