CERCASI LEADER …
di Vittorio Sanna
Ma quanto erano belli i tempi in cui, come in un fantasioso fumetto, si faceva spazio all’eroe di turno per salvare la barca in acque tempestose. L’ultimo è stato Pavoletti, longevo quanto Altafini, il vecchio attaccante italo brasiliano che con la Juventus giocava dieci minuti e segnava tanto da meritarsi l’appellativo di “vecchia volpe”. Oggi un capitano di quelli veri e coraggiosi che quando parla tutti fanno silenzio, non sembra esserci più. Il ruolo è sparso, condiviso, aleatorio, per certi versi, impalpabile. I gol di Conti e anche i pochi di Lopez, sono solo un ricordo. In alcuni è rimasto il colpo di coda, la reazione finale, ma manca in campo il riferimento certo. Il carattere giusto ce l’ha Caprile, ma è là, lontano, tra i pali, e ancora troppo giovane. Lo è per certi versi Yerry Mina, un gigante ma solo apparentemente cattivo, anche lui talvolta “da gestire” per quella straordinaria capacità d farsi coinvolgere dal gioco che lo porta a essere soggetto alla tormenta. Lo è caratterialmente Deiola, ma in patria gli eroi non sono sempre riconosciuti. Manca un calciatore che si assuma responsabilità pesanti, lo Spartaco rossoblu.
Non è solo una questione di rappresentanza sindacale, è una carica che non suona, un direttore d’orchestra che non trasmette il carattere, che richiama grinta, attenzione e concentrazione. Il Cagliari perde durante la partita, anche per poco tempo, la su anima guerriera e vedi tanti dipendenti onesti fare il proprio dovere. Lo fanno anche bene ma sembra mancare il desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo, il farsi avanti a petto nudo a cercare il martirio. È un concetto astratto, aleatorio, indefinibile. Una sensazione. Ma è quella che sembra percepirsi quando arriviamo sulla trequarti avversaria o davanti alla porta. È il tiro di Esposito calciato con il corpo all’indietro. È la bella azione di Gaetano conclusa con il tiro stanco e forzato. Sono le mischie dove il pallone sembra insaponato e non capita mai nei nostri piedi. Sono i palloni persi con rassegnazione da Folorunshoo il suo tiro tra piatto e collo, ne’ carne, ne’ pesce.
Folorunsho … da lui non puoi non aspettarti di più. Ha un fisico da leader. Ha giocate troppo nascoste, da leader. Ha aspettative da leader. Termini di paragoni tra l’idea e il fatto, troppo distanti. È lui che potrebbe spaccare la partita. È lui che potrebbe incarnare il capitano e collegare la squadra, non solo i reparti. Lui che sintetizza la sensazione di ciò che manca. Un leader, un capitano, un’anima che dia alla squadra vibrazioni e energia, forza e determinazione, identità e appartenenza. Non è solo questione di gioco, di tecnica e di tattica. È questione di personalità, perché in passato, giocando molto meno, si otteneva tanto di più. Una sorta di autoricarica che finora abbiamo avuto solo quando la partita è stata ferita dai gol avversari. Se segniamo per primi, non perdiamo. Un leader che deve ricordarlo in ogni momento.






