I cambi dell'allenatore e una resa annunciata, a Milano i viola scrivono (in negativo) la storia. Che futuro attende la Fiorentina?
Con il passare dei minuti il sapore in bocca di chi osservava la partita di Milano della Fiorentina è peggiorato minuto dopo minuto. Alle iniziali valutazioni sulla quadratura di una squadra, quella viola, che tutto sommato riusciva a difendersi senza soffrire a dismisura sono seguite quelle più ricorrenti degli ultimi 2 mesi, più o meno in linea con quanto arretravano sul campo gli uomini di Pioli. Così alla fine il primo tempo onesto giocato dalla Fiorentina, perfettamente calata nella dimensione da matricola che deve salvarsi, è stato spazzato via da un lento ma inesorabile crollo, sotto i colpi nerazzurri firmati due volte da Chalanoglu e Sucic.
Le barricate reggono un'ora
Per l'occasione il tecnico aveva varato un 3-5-2 molto coperto, con Comuzzo e Viti in difesa e con la fisicità di Sohm e Ndour in mezzo al campo a completare il reparto con Mandragora. Nei primi 45 minuti la Fiorentina ha retto anche grazie a De Gea, ma tutto sommato l'interpretazione ha fatto pensare che la squadra potesse resistere e magari ripartire. Invece alla distanza la resa è parsa evidente, figlia di cambi che non hanno funzionato certo, ma anche di un gruppo che ha smesso in fretta di aiutarsi o di rifornire Kean abbandonato a se stesso in attacco, mandando all'aria qualsiasi piano per uscire indenni dal Meazza.
Le mosse che faranno discutere
Inevitabile che in un momento di grande difficoltà come quello che sta vivendo Pioli la doppia mossa di oggi abbia il sapore del harakiri. Perso Sohm in mezzo e alimentata una certa leggerezza per lo scarso impatto di Fagioli l'Inter ha guadagnato metri ma soprattutto Chalanoglu si è ritrovato libero da una marcatura di Gudmundsson che pareva efficace. Il fatto che il turco segni senza soffrire il forcing del sostituto Fazzini è forse una coincidenza, ma inchioda il tecnico alle proprie responsabilità, anche perchè incassato un gol che solo la bravura di De Gea fino a quel momento aveva rimandato nessun'altra mossa avrebbe cambiato l'inerzia di un match segnato.
Un futuro da immaginare
Ovvio che l'allenatore ora sia ancora più in bilico, altrettanto che la partita di domenica con il Lecce diventi decisiva al netto di dichiarazioni nel prepartita che, ancora una volta, sono parse molto poco attinenti alla realtà. Mentre il momento di crisi prosegue scrivendo un record negativo storico (mai la Fiorentina era rimasta a secco di vittorie per 9 partite) il club continua a dar la sensazione di vivere nella propria bolla. Parlando per frasi fatte o ipotizzando le proprie dimissioni, e in assoluta assenza di un intervento della proprietà apparsa di recente con poche righe solo dopo il 3-0 al modesto Rapid Vienna. Insomma il futuro, quello immediato, è tutto da scrivere, non solo per Pioli che si gioca la panchina domenica contro il Lecce, ma per tutta la Fiorentina che ha assoluto bisogno di sapere che cosa l'attende da parte del suo proprietario.






