Conference campionato: l’aut aut non esiste
Puntare alla Conference oppure mollare il torneo della coppa portaombrelli in nome di una lesta risalita in campionato? O invece, tentare di vincere un trofeo, ancorchè non di eccelso prestigio, per correggere il tiro di un’annata che dal versante campionato difficilmente potrà regalare soverchie soddisfazioni? Nel dibattito tra le posizioni sportive cittadine in queste ore se ne sente d’ogni risma con punte di bizzarria davvero rimarchevoli, come quella di chi predica di mollare senza indugi il torneo minore dei bar sport( come taluni lo hanno nominato) per prevenire il pericolo di infortuni dei calciatori, infortuni che potrebbero poi riverberarsi sul campionato, in effetti la vita stessa è un pericolo e ai giocatori bisognerebbe interdire anche l’uscita di casa mattutina verso il bar poiché potrebbe cascar loro un vaso in testa o potrebbero inciampare in un sampietrino mal posizionato.
Ma si sa che la condanna alla discordia è maledizione antica per i figli della città viola i quali, quando la piena del fiume del 4 novembre 1.333 si portò via la statua di Marte che stava su Ponte Vecchio non la sostituirono e dettero il titolo di ‘protettore della città’ al Battista al quale venne eretto il bel tempio di piazza Duomo, l’affronto al dio della guerra costò ai fiorentini la condanna ad eterna discordia. E infatti…
Andando al presunto dualismo campionato e Conference, l’alternativa fa litigare, ma non esiste. E non esiste intanto perchè l’inverno neppure è giunto figurarsi il tempo di scelte che possono avere un senso stiracchiato alla fine di una stagione, ma non prima di Natale!
Ma al di là dell’aspetto temporale chiunque sappia anche poco di sport, e di vita, sa che vittorie e buone prestazioni aiutano ad ottenere vittorie e buone prestazioni. Non esiste quindi scelta: per risalire in campionato bisogna far bene in Conference.
Anche perché, non in ultimo, la Fiorentina novembrina non ha ancora grandi certezze. Non le ha per esempio a metà campo dove si scelse malamente di non investire su un grande centrocampista (come da più parti invocavammo in estate) per dirottare le risorse su una riserva dell’attacco, Piccoli, tanto per non avere certezze neppure lì a parte Kean. Invece a metà campo tra giocatori adattati a ruoli fuori dalle loro corde come Fagioli, alcune delusioni come Sohm, qualche illusione come Ndour, pie speranze come Nicolussi, dispersi come Richardson. L’unica mezza certezza è quel Mandragora che regge ad ogni cambio di tecnico, ma evidentemente non basta del tutto a risolvere i problemi della Fiorentina.
Ecco che avere più fronti dà e darà modo all’allenatore di lavorare per chiarirsi idee e gerarchie e ai calciatori di cercare sicurezze e misurarsi, cose che per quanto ci si alleni, possono avvenire soltanto in partita. E non è una posa di maniera quella di Vanoli che respinge la definizione di ‘ ostacolo’ della gara di Conference promuovendola al rango di ‘ occasione’, occasione anche di vedere all’opera qualcuno come Dzeko che infatti giocherà davanti, Vanoli intende affidarsi a chi ha esperienza poichè l’Aek è squadra che sarà ben cosciente di dov’è e cosa si gioca, non foss’ altro che perché ha giocatori già passati di qui i quali avranno voglia di rivalsa.
Tornando e chiudendo sull’alternativa coppa o campionato: come dice il saggio chi si crea limiti lì dove non ci sono è solo un perdente.








