La Liguria vuole fare il City: il futuro del calcio è nei grandi gruppi di società?

La Liguria alla conquista dell'Europa. Calcisticamente, s'intende. È di ieri la notizia che 777 Partners, da inizio anno proprietario del Genoa, è vicinissimo all'acquisizione della Red Star FC, storico club di Parigi precipitato nelle serie inferiori del calcio francese. Più che vicinissimo, in verità: il Red Star ha confermato che le trattative sono in stato avanzato, il canale Twitter ufficiale dei rossoblù ha già dato la notizia del nuovo ingresso in famiglia. Di solito, si parla così a cose fatte, o quasi. Non è una novità per il fondo di Josh Wander, che nel suo portfolio vanta anche lo Standard Liegi in Belgio e il Vasco da Gama in Brasile. Non una novità, negli ultimi giorni, per la Liguria.
Lo Spezia parla olandese. È infatti sempre di questi giorni, ma in questo caso siamo a livello di indiscrezioni giornalistiche, la notizia che la famiglia Piatek, già proprietaria dello Spezia, stia considerando di rilevare il controllo del Vitesse. La società di Arnhem, di proprietà dell'oligarca russo Oyf, è in vendita dall'inizio del conflitto in Ucraina. Anche per i Piatek, statunitensi come la "famiglia" 777, sarebbe il quarto club: controllano già il Sønderjysk in Danimarca e il Casa Pia in Portogallo.
A stelle e strisce. Proprio la nazionalità dei proprietari, anzitutto, diventa un tema. In Serie A si contano, con il recente arrivo di Pagliuca in casa Atalanta, già otto proprietà nordamericane, di cui sette a tinte USA e il Bologna che invece è nelle mani del canadese Saputo. Un trend piuttosto chiaro e che potrebbe continuare: la Sampdoria è in vendita e, visto l'andazzo, è probabile che arrivino offerte da oltreoceano. Nonostante la mancata qualificazione ai Mondiali, il calcio italiano tira. E tira soprattutto in Nord America: del resto, con i russi - in realtà mai troppo prodighi nel calcio, Abramovich a parte - fuori dai giochi, la Cina in standby e il mondo arabo interessato a vetrine più appariscenti, la Serie A coniuga investimenti abbordabili e un buon ritorno d'immagine.
Il City fa scuola. Oltre il crescente appeal del nostro massimo campionato, il dato che emerge dalle ultime novità è relativo a un nuovo modo di fare calcio. I proprietari di Genoa e Spezia, infatti, stanno seguendo l'esempio di una grandissima del calcio europeo: il Manchester City. La formazione inglese è al centro del City Football Group, una holding che controlla dodici società in giro per il mondo. Si va dall'Australia all'Uruguay, passando per Cina, Bolivia, Belgio, India. Una strategia che ha alla base una filosofia molto chiara: costruire un ecosistema in cui scovare, coltivare e far esplodere i migliori talenti del pianeta. Il tutto, possibilmente, facendo soldi nel processo. Modalità operative non certo sconosciute ad altri settori - dalla moda all'automotive, i grandi gruppi la fanno da padrone - ma che nel calcio, dove a livello nazionale si vietano invece le multiproprietà, sono una novità assoluta. Positiva o negativa? Ai posteri l'ardua sentenza.
