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Mauro Milanese: "L'Inter di Ronaldo, gli alani di Ferlaino e le sfuriate di Gaucci"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 19:45Storie di Calcio
di TMWRadio Redazione

Mauro Milanese: "L'Inter di Ronaldo, gli alani di Ferlaino e le sfuriate di Gaucci"

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A TMW Radio, per Storie Di Calcio, è intervenuto un ex calciatore che forse più di tutti ha svelato gli aneddoti più particolari della sua storia nel rettangolo di gioco. Parliamo di Mauro Milanese, ex difensore cresciuto nella Triestina e che ha esordito in Serie A il 16 ottobre 1994 nella partita Cagliari-Cremonese. Tra le maglie indossate quelle di Torino, Napoli, Inter, Parma, Ancona e Perugia. Nel 2006 anche un'esperienza in Inghilterra con il QPR nella serie B inglese. Poi il ritorno in Serie C con la Salernitana, che aiuta a tornare in Serie B, per poi chiudere la carriera da calciatore col Varese, prima di intraprendere quella da direttore sportivo. "Mi ricordo le partite all'oratorio Don Bosco a Trieste con i miei amici, da lì è partito tutto - ha confessato Milanese -. Poi sono riuscito a esaudire il sogno che avevo da bambino. Se sono arrivato in Serie A, qualcosa di buono l'ho fatto. Ho sempre avuto la passione per il calcio, verso i 18 anni mi sentivo più forte di altri e quindi ho continuato a coltivare questa passione. Arrivai poi alla Triestina, che fallì ma mi vide il ds della Cremonese Favalli che decise poi di portarmi in Serie A. E vidi che riuscivo a starci bene lì. E dopo un po' riuscii anche a essere titolare. Ho sempre avuto davanti a me giocatori importanti, ma alla fine ho giocato sempre, mi sono ritagliato il mio spazio. E mi sono tolto grandi soddisfazioni". E ha anche ammesso: "Un piano B se non fosse andato col calcio? Sì, ho sempre ascoltato la mia famiglia, che mi ha detto di diplomarmi, di farmi una casa, ho cercato di dargli soddisfazioni in questo e mi sono diplomato in ragioneria. Triste era una città dove c'era la base di diverse Assicurazioni, la tentazione era quella ma poi ho avuto il contratto calcistico e ho continuato con questo sport". Tra le sue prime esperienze quella al Torino: "Purtroppo è stata l'esperienza più brutta, perché quando retrocedi è per forza così. Avevamo comunque una bella squadra, siamo incappati in qualche infortunio di troppo. E' stato un vero peccato non essere riusciti a onorare la storia del club, incappando in una stagione del genere. Poi da Torino andai a Napoli, e da lì sono ripartito. Mi aprì la chance di giocarmi il posto, anche se per pochi mesi, nel grande Parma". E proprio dei ducali ha raccontato: "E' una bella provincia, dove giri in bici, c'è grande cultura. Si giocava la Coppa Campioni all'epoca lì, ma pur avendo firmato un contratto lungo alla fine passai dopo qualche mese all'Inter che aveva preso Ronaldo dal Barcellona". E in nerazzurro Milanese ha vissuto l'esperienza più importante: "C'erano davvero tanti campioni, ma la stella era Ronaldo. Fermarono gli abbonamenti a 60 mila, una cifra incredibile. Facevi il torello con lui, Baggio, Pirlo, Djorkaeff, Simeone, era qualcosa di speciale. Erano giocatori di un altro livello, io ero uno dei tanti, un intruso come mi disse un mio amico vedendo una volta quella panchina. Ronaldo era così forte che fece segnare anche a me addirittura. Il gruppo? Era un bello spogliatoio. C'eravamo io, Colonnese, Bergomi, gente che le dava e non con grandissime qualità, poi gli altri campioni. Era un bel gruppo, fatto da sudamericani e italiani. Ancora oggi andiamo molto d'accordo e ci rivediamo spesso. Siamo ancora in contatto. Ronaldo? mi ricordo una serata di Champions, Real Madrid-Inter, salimmo le scale per entrare nel campo e mi sentii un dito vicino al sedere. Era Ronaldo che mi disse 'Ti vedo stressato, il calcio è allegria'. E io gli dissi? Per te che sei forte sì, che fai tunnel, elastici, io che devo fare recuperi, gomitate...'. Davvero unico". Con l'Inter ha vinto la Coppa UEFA nel derby contro la Lazio: "Era una Lazio veramente forte. L'anno dopo mi ricordo ero al Perugia e battemmo la Juve all'ultima e vinsero loro lo Scudetto. Avevano una rosa incredibile già l'anno prima. Arrivammo alla finale di Parigi spensierati. Mi ricordo che io e Djorkaeff organizzammo già la festa dopo-partita, un rischio vero. Eravamo fiduciosi di vincere".  Poi qualche pensiero sui presidente che più lo hanno impressionato: "Gaucci era veramente particolare. Ferlaino era particolare, veniva agli allenamenti con due alani altissimi, per i quali chiedeva sempre da mangiare. Era uno passionale. Calleri e Tanzi erano due signori, di grande consapevolezza e intelligenza, Moratti anche un passionale e molto generoso. Aveva una passione davvero fuori dal comune passatagli dal padre. Con Gaucci o c'era il premio partita o andavi in ritiro. Mi ricordo che una volta perdemmo contro la Juve quando fino all'89 vincevamo. Entrò negli spogliatoi e ci disse 'Maledetti, vi siete venduti la partita!'. E ci portò in ritiro a Torino. Ma quando vincevi era di una generosità unica".  Mentre sul tecnico che lo ha segnato di più non ha dubbi: "Gigi Simoni. A livello umano è quello che mi ha dato di più. Mi rompeva talmente tanto che mi seguiva anche oltre il campo. Mi teneva sempre sulle spine, mi ha fatto dare il massimo. E poi era un uomo con grandi valori".