Miranda ricorda il suo passato all'Inter: "Spalletti il peggior tecnico, ha imposto la paura"
In vista della sfida di questa sera tra Atletico Madrid e Inter è intervenuto a Gazzetta.it il doppio ex della sfida Joao Miranda. Queste le sue parole iniziando dal un ricordo della coppia con Godin: "Eravamo impareggiabili. Sarò sincero: a quei tempi non c’era nessuno come noi. Neanche Ramos-Varane al Real o la BBC della Juve. Singolarmente magari sì, ma insieme eravamo fortissimi. Siamo stati i primi soldati di Simeone, e a me fa anche ridere definirmi così…”.
Come arrivò a Madrid?
"Ero titolare di un San Paolo che prendeva pochi gol. Mi avevano cercato anche Lazio e Milan, ma l’Atletico si presentò con un progetto e firmai sei mesi prima. Il primo Simeone? Ci ha trasmesso fame e grinta. In campo è una persona, fuori un’altra. Quando lo incontravamo in giro per Madrid, magari a cena, ci abbracciava e scherzava con tutti, ma durante l’allenamento ci massacrava. Catenacciaro? Ce ne hanno dette di tutti i colori, negli anni. Ma ciò che conta sono i cinque trofei vinti insieme a lui, dalla Liga all’Europa League. Simeone spero diventi il Ferguson di Madrid".
Poi nel 2015 arrivò all'Inter...
"Appena arrivato uno degli assistenti di Mancini mi disse che avrei dovuto migliorare molto a livello difensivo. Io rimasi un po’ così, in fondo qualcosina avevo fatto… ma aveva ragione. La Serie A mi ha completato. La frase "sono il miglior difensore della Serie A" detta nel 2018? Confermo, lo ero".
Oggi sarebbe un titolare?
"Sì. Il miglior Miranda sarebbe titolare in tutti e due i club. I nerazzurri hanno tre centrali fortissimi, ma il mio preferito è Bastoni: veloce, tecnico. Mi somiglia".
All'Inter avrebbe potuto dare di più?
"In generale penso di sì. Con Mancini, De Boer e Pioli ero titolare, poi è arrivato Spalletti. Uno che ha imposto la paura. Come allenatore niente da dire: un vincente. Ha riportato l’Inter in Champions e ha gettato le basi per il futuro, ma come uomo… lasciamo stare. Il peggior allenatore avuto in Italia in tal senso. Mancini è stato un gentleman, De Boer non è stato capito. Ma Spalletti viveva col terrore che qualcuno parlasse male di lui. Se ci fa caso sono pochi i calciatori ad aver avuto buoni rapporti con lui. Litigammo per questioni di campo. Non ama chi gli si mette contro e ha opinioni diverse. Dopo quel diverbio, successo nel mio ultimo anno all’Inter, ho iniziato a giocare sempre meno".
Nel 2019 tolse la fascia ad Icardi
"Robe personali. Lui è così: non credo pensi totalmente alla squadra. Quando ti prende di mira è finita. Comunque, nonostante ciò che diceva Wanda, Mauro è sempre stato professionale con noi".
Atletico-Inter come finisce?
"Direi in parità. Per l’Atletico provo un po’ di affetto in più, ma in Italia sono stato da Dio. Lautaro? Uno dei cinque attaccanti al mondo. Ha forza, tecnica e qualità".
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