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L'Inter non è inferiore a chi la precede in classifica, ma la distanza comincia a pesare
L'Inter non è inferiore a chi la precede in classifica. E' vero che sette punti di distanza non sono cosa da poco, ma i nerazzurri hanno la mentalità dei campioni d'Italia che Antonio Conte ha lasciato in eredità, l'atteggiamento offensivo e dominante che hanno contraddistinto la squadra più forte della scorsa stagione, la voglia di comandare le partite e creare calcio di qualità e intensità. Nel derby, per diversi tratti di match, tutto questo si è visto.
Non sono tanto i numeri a dirlo perché, a ben guardare, verrebbe fuori un sostanziale equilibrio (c'è il palo di Saelemaekers, ma anche l'autogol di de Vrij che regala il pari ai rossoneri), quanto l'indice di pericolosità sotto porta, la qualità delle occasioni create, le "pulizie" difensive a cui la retroguardia milanista ha dovuto fare ricorso per proteggere Tatarusanu che pure ha parato il rigore di Lautaro Martinez, dopo aver sbagliato lato sul penalty di Calhanoglu.
Al di là del derby, sono gli episodi ad aver condannato l'Inter a questa classifica non semplice in ottica scudetto. Gli uomini di Simone Inzaghi non sono riusciti a capitalizzare i momenti, come il rigore decisivo contro l'Atalanta, o le enormi chance per chiudere il discorso contro la Juventus prima del rigore finale trasformato da Dybala, per non parlare del secondo tempo di Genova contro la Sampdoria. L'Inter non è inferiore a chi la precede, ma gli episodi - in un modo o nell'altro - determinano. Meglio se riuscirà a portarli tutti, o quasi, dalla sua parte. E anche piuttosto in fretta.
Non sono tanto i numeri a dirlo perché, a ben guardare, verrebbe fuori un sostanziale equilibrio (c'è il palo di Saelemaekers, ma anche l'autogol di de Vrij che regala il pari ai rossoneri), quanto l'indice di pericolosità sotto porta, la qualità delle occasioni create, le "pulizie" difensive a cui la retroguardia milanista ha dovuto fare ricorso per proteggere Tatarusanu che pure ha parato il rigore di Lautaro Martinez, dopo aver sbagliato lato sul penalty di Calhanoglu.
Al di là del derby, sono gli episodi ad aver condannato l'Inter a questa classifica non semplice in ottica scudetto. Gli uomini di Simone Inzaghi non sono riusciti a capitalizzare i momenti, come il rigore decisivo contro l'Atalanta, o le enormi chance per chiudere il discorso contro la Juventus prima del rigore finale trasformato da Dybala, per non parlare del secondo tempo di Genova contro la Sampdoria. L'Inter non è inferiore a chi la precede, ma gli episodi - in un modo o nell'altro - determinano. Meglio se riuscirà a portarli tutti, o quasi, dalla sua parte. E anche piuttosto in fretta.
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