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Pistocchi, addio a Mediaset dopo 35 anni: "Ho in mente un nuovo programma"TUTTO mercato WEB
venerdì 23 aprile 2021, 15:00News
di Leonardo Giovanetti
per Lalaziosiamonoi.it

Pistocchi, addio a Mediaset dopo 35 anni: "Ho in mente un nuovo programma"

Maurizio Pistocchi e la Mediaset, dopo 35 anni di carriera insieme, si separano. Lo ha confermato lo stesso giornalista in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui ha parlato del suo futuro e affrontato temi di attualità come la Superlega. 

ADDIO A MEDIASET - "Anche la storie d’amore belle finiscono, la mia con Mediaset è durata tantissimi anni, ma il rapporto per tanti motivi era stato compromesso da quello che era successo nel 2017. Adesso abbiamo trovato un accordo che è una via sempre migliore rispetto a litigare. Se la Juventus ha posto un "veto" su di me? Nessuno ha mai smentito questa ricostruzione, quindi evidentemente era vera. Certo è perlomeno strano che un’azienda preferisca pagare dei collaboratori esterni piuttosto che utilizzare un suo dipendente “storico” come è successo negli ultimi 4 anni. Una delle grandi anomalie del calcio italiano è che la Juventus è la squadra più importante del nostro campionato, ma è anche proprietà di un’azienda che investe in pubblicità oltre 100 milioni di euro su radio, tv e giornali. Con un investitore tanto importante è inevitabile che ci sia chi ne tiene conto".

FUTURO - "Ho avuto qualche contatto, ho ricevuto qualche telefonata con proposte più o meno interessanti. Non so ancora cosa farò, cerco qualcosa di gratificante e innovativo, ho in mente il progetto di un programma nuovo, credo sarebbe interessante perché vedo che non circolano tante idee originali. Difficile vedermi a Dazn, per i motivi che ho spiegato prima. Non sono mai stato un politico, se cercano una persona così non sono la persona giusta".

SUPERLEGA - "Il concetto alla base dello sport deve essere sempre la meritocrazia, ma se andiamo a vedere il ranking Uefa nelle prime posizioni ci sono quasi tutte le squadre che erano alla base della SuperLega. L’errore è stato chiudere questa lega e stabilire dei posti fissi, che in realtà ci sarebbero comunque, ma che non si possono garantire aprioristicamente», ma «la sconfitta della SuperLega non è certo la vittoria del calcio dei poveri".