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Tudor peggio di Thiago Motta: è già crisi. Juve senza idee, è un calcio banale. Nico Paz oscura Ildiz grazie a Fabregas. Serve Vlahovic. Il Milan solo trascinato da Leao: lo scudetto in testa. La Fiorentina contesta l’arbitroTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
Oggi alle 00:00Editoriale
di Enzo Bucchioni

Tudor peggio di Thiago Motta: è già crisi. Juve senza idee, è un calcio banale. Nico Paz oscura Ildiz grazie a Fabregas. Serve Vlahovic. Il Milan solo trascinato da Leao: lo scudetto in testa. La Fiorentina contesta l’arbitro

Tudor è peggio di Thiago Motta, la sua Juve è banale, prevedibile, senz’anima, le sue scelte discutibili. La classifica e i numeri ce lo confermano. Un anno fa i bianconeri erano terzi con tredici punti, dietro a Napoli e Inter, e non avevano ancora perso una partita. Oggi sono tristemente settimi con dodici punti. La sconfitta con il Como, com’era da aspettarsi, ha messo a nudo tutti i limiti e i difetti di una squadra partita con grandi ambizioni e speranze, ma ancora alla ricerca di un’identità e di un gioco. Il confronto è stato impietoso. Da una parte il Como, una squadra organizzata, che ha un’idea precisa e la insegue, aggredisce alta, attacca, verticalizza, molto attenta anche nel ripiegare in fase difensiva chiudendo le linee di passaggio e gli spazi. Dall’altra la Juventus legata alle invenzioni di Conceicao, alla vena di Ildiz (ieri neutralizzato) o agli strappi di Thuram. Poca roba e poca gamba. Proprio il confronto a distanza di due grandi talenti, di due potenziali campioni del futuro, Paz e Ildiz è la sintesi di quello che è successo. Nico Paz è al centro di un gioco, la squadra lo cerca e valorizza la sua posizione e le sue qualità, attorno gli si muovono i compagni, offrono soluzioni e danno supporto. Ildiz deve fare da solo, la luce non si accende mai, è raddoppiato costantemente. Non si può chiedere a un ragazzo di vent’anni di vincere le partite da solo, e infatti non l’ha vinta. La Juve è un’altra volta lontana dalle giuste aspettative dei suoi tifosi che vogliono tornare a essere protagonisti, non ha nè l’organico nè l’allenatore in grado di competere per lo scudetto come sostenevano i soliti venditori di fumo dopo la vittoria contro l’Inter. Tudor in più di Motta ha portato soltanto il senso di appartenenza, il carattere da juventino vero, per il resto poca roba. Chi sa o dovrebbe leggere le partite al di là del risultato, avrebbe dovuto vedere i difetti di una Juventus con giocatori normali in tutti i reparti, da Kelly a Joao Mario, da McKennie a David a Openda, o involuti come Cambiaso, Koopmeiners e altri. In più ci sono i limiti di Tudor che invece di far crescere il gruppo attraverso un gioco, si affida ai singoli e cambia continuamente interpreti senza dare certezze. Spero per lui che non abbia deciso la formazione di ieri pensando alla gara di Champions di mercoledì contro il Real, ma faccio fatica a vedere in panchina gente come Vlahovic e Gatti quando in campo ci sono David o Rugani, con tutto il rispetto. Ma non è solo questo. Il cambio di modulo con la difesa a quattro e il centrocampo a tre, ha dato maggiore equilibrio, ma senza idee e movimento senza palla, è stato più difficile mettere in moto la manovra offensiva. “Conceicao pensaci tu”, è il nuovo schema. Ma il portoghese fa sempre la stessa giocata, va da solo. E’ gasosa. Un volta saltato l’uomo avrebbe bisogno di soluzioni che non ci sono e allora tutte le volte prova il solito tiro a rientrare che raramente funziona. Questa è la Juve, figlia di discutibili scelte di mercato in estate, nessuno si è accorto che serviva un centrocampista di grande personalità e un difensore con Bremer reduce da un anno di stop, andando invece a investire su attaccanti precari come David, Openda e Zhegrova reduce da un infortunio, quando in casa hai Vlahovic. Il serbo costa dodici milioni, non farlo giocare è tafazziano e dico poco. Se è un modo per punirlo, a lui frega il giusto, non hanno neppure capito come è fatto. Ma tutto deriva da una proprietà che non ha programmi definiti, che da cinque anni cambia in continuazione dirigenti e allenatori, spende un monte di soldi e adesso s’è pure stufata e chiede riduzioni del monte ingaggi e bilanci sotto controllo. Comolli e il suo team, i francesi, non sembrano dei geni, la scelta di confermare Tudor e la prima campagna acquisti lasciano forti dubbi, però sono appena arrivati, mi verrebbe voglia di dire lasciamoli lavorare. Ci vorrà comunque del tempo (ammesso che glielo diano) per far ritornare la Juve dove dovrebbe sempre stare, in corsa per lo scudetto e protagonista nelle coppe. Intanto il Milan è solo in testa alla classifica con Allegri in panchina. Proprio questa è la conferma della debolezza della società Juventus. In rossonero, insieme a un altro uomo di calcio come Igli Tare, con dirigenti che gli hanno chiesto semplicemente di fare l’Allegri, diventare il leader del nuovo corso, l’allenatore è stato messo nelle condizioni di lavorare tranquillo, di esprimersi al meglio, senza i condizionamenti che ci sono stati nell’ultimo periodo bianconero, troppi i dissidi con i dirigenti, a cominciare da Giuntoli. Allegri ha dato un’anima e un gioco al Milan s’è visto da subito. Con il suo gioco, ovviamente, i suoi principi, e un po’ di correttivi apportati anche grazie a uno staff di undici persone e a programmi di rinnovamento che Allegri ha voluto mettere in campo. Aiutato dal non avere le coppe. I risultati sono evidenti, la coesione e la personalità di questo gruppo è alta, non a caso ieri ha battuto la Fiorentina nonostante l’assenza per infortunio di cinque giocatori fondamentali e il ricorso a due ventenni come Bartesaghi e Athekame. Ci ha pensato Leao, per la prima volta in campo dall’inizio, a lanciare un messaggio forte e chiaro: il Milan è in corsa per lo scudetto. E ci crede. Il portoghese ha firmato il pareggio prima e la vittoria poi battendo per la prima volta un calcio di rigore da quando è al Milan. Un segnale forte, la sua personalità è cresciuta, vuole diventare il leader di questa squadra come gli ha chiesto Allegri dal primo giorno di ritiro. Se Leao fa l’ultimo step di crescita atteso da anni, per Allegri può diventare un capolavoro. La Fiorentina tristemente in fondo alla classifica ha fatto vedere qualcosa in più rispetto alle ultime gare, ma non ha saputo tenere il vantaggio e neppure approfittare di un Milan condizionato dalle assenze. I viola contestano duramente l’arbitro Marinelli per il rigore decisivo dato con il Var, ma hanno fatto poco per provare a vincere. Pioli non è in discussione, è stato confermato a caldo, ma troppi giocatori sono al di sotto del loro rendimento abituale, altri sembrano sopravvalutati. Situazione non facile per una squadra partita con ambizioni Champions.