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Milan, in casa non c'è un piano B contro il catenaccio. Il gioco e l'efficacia, entrambi o... nessunoTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 18 maggio 2021, 14:00Primo Piano
di Redazione MilanNews
per Milannews.it

Milan, in casa non c'è un piano B contro il catenaccio. Il gioco e l'efficacia, entrambi o... nessuno

Fallito il matchpoint per la Champions League contro il Cagliari, è già tempo di alcune considerazioni importanti: il Milan, quando non riesce ad esprimere il suo gioco che l’ha portato ad essere campione d’inverno infrangendo record su record, smette di girare. Pioli ha il merito enorme di aver conferito (finalmente) un’identità ai rossoneri, che sanno come impostare l’azione e come muoversi in campo trovando delle giocate quasi a memoria, ma quando questo non accade, scatta il cortocircuito. In assenza di un piano B, il Milan non sa essere efficace e rischia di vedersi sfuggire l’obiettivo a pochi metri dal traguardo.

NESSUNA CHIAVE PER IL CATENACCIO – Il Milan incontra evidenti difficoltà contro le squadre che puntano essenzialmente a ridurre al minimo le linee di passaggio avversarie, schierandosi nella propria metà campo in un atteggiamento prudente dietro la linea del pallone, al fine di limitare i danni e concedersi qualche ripartenza. È il caso emblematico del match contro il Cagliari, che fresco di salvezza ottenuta poche ore prima in hotel, ha messo in campo la tranquillità necessaria per aspettare il Milan difendendosi con ordine e compattezza. La squadra di Semplici non ha mai esposto il fianco alle ripartenze rossonere, punto di forza della squadra di Pioli, molto abile e rapida nei capovolgimenti di fronte, e ha costretto il Milan a girare a vuoto. Una manovra compassata, incapace di trovare sbocchi, che avrebbe ricevuto una dose d’ossigeno se ci fosse stato a disposizione un centravanti di peso al centro dell’attacco rossonero: quando non si arriva al gol con il gioco, è lecito trovare altri modi, senza disdegnare una palla lunga quando necessario alla ricerca di una sponda vincente, ma senza Ibra e con Mandzukic che – a detta dello stesso Pioli nel post-partita – non ha più dei minuti che ha giocato nelle gambe, questa opzione è praticamente assente. Il Milan sa esaltarsi negli spazi, con l’imprevedibilità della sua trequarti e un centravanti mobile che non dà punti di riferimento alle difese avversarie, ma quando gli spazi sono intasati e ne andrebbero creati di nuovi, diventa tutto incredibilmente complicato.

IL PROBLEMA “SAN SIRO” - Il Milan in casa, contro avversari (almeno sulla carta) pienamente alla sua portata, ha perso punti fondamentali per la corsa Champions che gridano vendetta: Cagliari, Sassuolo, Sampdoria, Udinese, sono alcune delle avversarie casalinghe contro le quali i ragazzi di Pioli non sono riusciti ad avere la meglio, inciampando nelle proprie convinzioni. È preventivabile che un certo numero di squadre, sia per mentalità trasmessa dal proprio tecnico che per una differenza palese di ambizioni, si presentino a San Siro e piazzino il famoso pullman di fronte alla difesa; è allo stesso tempo ingiustificato però, che contro le squadre chiuse il Milan non abbia un piano B a cui affidarsi. La sensazione è che il Milan non abbia effettivamente nelle corde le partite sporche, lo dimostra il migliore in campo rossonero contro il Cagliari (Gigio Donnarumma), ma questo rischia di essere fatale per il ritorno nell’Europa che conta. L’incapacità di scardinare le difese avversarie più ordinate è una costante nella stagione rossonera; forse ci si poteva pensare prima, a Gennaio, in sede di mercato, essendo pienamente coscienti della situazione fisica di Ibrahimovic, ma non c’è più tempo per ragionamenti del genere. Il cerchio si chiuderà a Bergamo, in un modo o nell’altro, e il Milan dovrà ritrovarsi (o inventarsi) per non buttare via quanto di buono fatto fin ora. Vincere, anche giocando male, è l’imperativo categorico che dovrà risuonare tra le mura di Milanello.

Di Fabio Montesanti