Il Milan, l'attaccante, il budget ed il cane che si morde la coda
Non diciamo niente di nuovo se scriviamo che negli ultimi 13 anni, dalla cessione di Ibrahimovic al PSG, il Milan ha avuto un difficilissimo rapporto con il ruolo dell'attaccante. Tolte un paio di eccezioni, Bacca, Giroud e l'Ibra-bis, in questo lasso di tempo i rossoneri non sono mai riusciti a pescare dal mazzo un profilo su cui puntare per il presente e su cui costruire per il futuro. E non si dica che non siano stati fatti investimenti importanti, soprattutto negli ultimi anni. Si vedano gli ultimi due acquisti, che per ora stanno dando tutto tranne che gol e certezze: Santi Gimenez, pagato 30,2 milioni di euro dal Feyenoord a gennaio 2025 e Christopher Nkunku, pagato 37 milioni di euro più bonus dal Chelsea quest'estate. In totale hanno realizzato la bellezza di due gol, segnati entrambi nella sfida di Coppa Italia contro il Lecce a San Siro di inizio a stagione. Davvero troppo, troppo poco.
Vuol dire che Nkunku e Gimenez sono profili di poco valore? No di certo. Il messicano fino a qualche mese fa faceva le fortune del Feyenoord, sia in campionato che in Europa (chi ricorda la doppietta al Bayern Monaco in Champions League?), il francese invece doveva rilanciarsi dopo un'esperienza confusa in un Chelsea confuso, con la squadra di Maresca che sta trovando una sua identità solo ora, dopo un paio d'anni di acquisti compulsivi e centinaia di milioni spesi. Al Lipsia Nkunku era uno dei calciatori più interessanti ed esplosivi della Bundesliga, una vera e propria macchina da gol e assist.
Non è ancora il momento dei giudizi definitivi, ma si può iniziare a pensare che questo Milan, per ambiente, modo di giocare e richieste dell'allenatore, non è adatto a loro. E a chi è adatto il Milan? La sensazione è che, magari in misura ridotta, si sia sviluppato una sorta di "effetto Manchester United". Pressioni enormi, quasi insostenibili, zero possibilità di sbagliare e una maglia pesantissima: fare l'attaccante di un Milan, grande nell'immaginario di tutti ma con tante difficoltà sul campo, è probabilmente una cosa per pochi. E infatti chi ci è riuscito nei tempi recenti? Ibrahimovic, che non ha bisogno di presentazioni. A 38 anni è tornato dagli USA per dimostrare ancora una volta di essere uno dei calciatori più grande della sua epoca. E poi Giroud, uno che ha vestito le maglie di Arsenal e Chelsea, è il miglior marcatore della storia della Francia e ha vinto un campionato da assoluto protagonista con il Montpellier in Francia. Scusate se è poco.
Mettiamoci poi che per l'ennesima volta all'allenatore, per questo ruolo, non è stato messo a disposizione il profilo che avrebbe voluto. Tare ad inizio estate parlava di un profilo "alla Giroud", un calciatore capace di riempire l'area e di giocare anche spalle alla porta. Chi è arrivato? Nkunku, attaccante mobile e con tutt'altre caratteristiche. C'è stato qualche cortocircuito nel Milan per quanto riguarda le scelte di mercato negli ultimi anni: con l'arrivo di un vero e proprio DS ci si aspettava che la linea potesse essere più chiara e delineata, e invece quello di Nkunku è stato l'ennesimo "panic deal". E quindi ora si ricomincia, con la speranza che già a gennaio si possa trovare una soluzione che accontenti tutti, economicamente e sportivamente.
E Nkunku e Gimenez? Sarebbe folle considerarli "persi", ma a questo punto anche loro devono darsi una mano per uscire dall'empasse. Aiutati che Dio ti aiuta, l'ha detto anche Allegri qualche tempo fa.






