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"Dobbiamo vincere il Mondiale 2026, io ci sarò". Mancini racconta Vialli e il loro ultimo incontro

"Dobbiamo vincere il Mondiale 2026, io ci sarò". Mancini racconta Vialli e il loro ultimo incontroTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
martedì 10 gennaio 2023, 20:15Serie A
di Raimondo De Magistris

Roberto Mancini è stato ospite di 'Porta a Porta' per ricordare Gianluca Vialli. Ecco una anticipazione delle dichiarazioni rilasciare dal commissario tecnico dell'Italia: "Gianluca mi ha detto che l'Italia dovrà vincere i mondiali del 2026 e che sarebbe stato con noi. Sicuramente ci sarà molto vicino e speriamo di dedicargli presto una grande vittoria. Sono andato a trovare Luca l'ultima volta a Londra prima della fine dell'anno - ha spiegato Mancini -. Avevo un po' di paura. Si è svegliato, abbiamo riso, scherzato, abbiamo chiamato Lombardo... Mi ha detto 'io sono sereno, stai tranquillo'. Mi ha tirato lui su di morale. Era lucidissimo, ci siamo ritrovati come ci siamo lasciati: bene".

Il commissario tecnico dell'Italia è tornato anche a parlare dell'abbraccio dopo la vittoria dell'Europeo: "È stato un abbraccio che ha racchiuso tutto a livello sportivo e non solo. Non stava già bene, ma spero quel momento lo abbia risollevato un po'. Luca è stato un personaggio fondamentale per quelle nostre vittorie. Quando parlava ai giocatori loro raccoglievano tutto".

In un altro passaggio, Mancini s'è poi soffermato sul momento in cui era venuto a conoscenza della malattia che aveva colpito Vialli: "Luca all'inizio non mi parlò della malattia, lo fece solo nel 2019 e quando me lo rivelò mi disse: 'Non te l'ho mai detto per non farti soffrire'. Da quel giorno sono cambiate tante cose e ho sperato fino alla fine che potesse accadere un miracolo".

Chiusura con un aneddoto risalente ai tempi della Sampdoria: "Siccome non avevamo mai litigato io e Luca, abbiamo voluto provare. Era in allenamento, lui mi chiamò per cognome e io feci lo stesso, accadde per via di un passaggio sbagliato. Abbiamo provato a litigare, ma non ci siamo riusciti, non fu un gran successo e dopo cinque giorni in Nazionale ci fecero fare pace in raduno. Abbiamo vissuto in simbiosi per dieci anni - conclude il ct - abitavamo vicini, andavamo anche a cena insieme. È veramente l'amico che hai per tutta la vita. Quando le nostre strade si sono divise non ci siamo sentiti per un po', ma quando ci siamo ritrovati era come se fossimo sempre stati insieme".

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