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Eto'o: "Per me Onana è più forte di Maignan". Poi svela: "Il sì all'Inter su un aereo per Manchester"

Eto'o: "Per me Onana è più forte di Maignan". Poi svela: "Il sì all'Inter su un aereo per Manchester"
venerdì 12 maggio 2023, 17:03Serie A
di Ivan Cardia

Samuel Eto'o è intervenuto in occasione della Milano Football Week organizzato da La Gazzetta dello Sport: "Il derby di Milano? Nella mia top ten è alla seconda posizione dietro al Clasico, Barça-Madrid, in condizioni normali. Ma vola al primo posto se si parla di una semifinale di Champions League. In Italia ho vissuto gare eccezionali, ma una cosa del genere è unica".

Che partita è stata quella dell'altro giorno?

"Molto positiva per noi dell'Inter. Un 2-0 nella semifinale di andata, immaginate quanto possiamo essere soddisfatti".

Qual è stato il segreto mercoledì?

"L'Inter è entrato in gara con la mentalità giusta, il Milan ci ha messo di più, anche se ha giocato un secondo tempo migliore. Quello che mi auguro è che martedì l'Inter giochi con la stessa intensità vista nel primo tempo della gara di andata".

Cosa rappresenta Moratti per te?
"Non è un presidente, è molto di più: è stato un papà per tutti noi, ci ha dato la possibilità di giocare in una delle squadre migliori del mondo. Che anno incredibile, che squadra che avevamo: impressionante".

Tra i compagni a cui sei rimasto più legato, Materazzi. Suo uno dei primi messaggi ricevuti all'arrivo all'Inter.
"È una storia che non si vede mai, poteva accadere solo con lui. Sono molto orgoglioso di aver giocato con lui: non tutti lo conoscono, ma è il compagno che tutti vorrebbero. Quando ho letto quel messaggio non l'ho capito: mi chiedevo perché un giocatore mi scrivesse che con me avremmo vinto. Albertini mi confermò che era il numero di Materazzi. Per me lo spogliatoio di quella squadra valeva molto di più tutto quello che abbiamo vinto".

Mourinho è uno dei tre allenatori a cui sei più legato insieme a Capello e Aragones, è corretto?
"Sì, da loro ho imparato cose di vita, non di calcio. Capello l'ho avuto al Real a quindici anni mi ha insegnato a tirare, a giocare col corpo, a difendere la palla. Aragones mi ha insegnato a essere un uomo, una persona disciplinata, se volevo diventare un campione. E il terzo è stato Mourinho. Tutti i giocatori vogliono ricoprire il loro ruolo preferito, pensano a sé stessi e alla propria posizione preferita: con José no: eravamo tutti bambini di 8-9 anni, totalmente a disposizione della squadra".

Hai vinto Champions, due volte il triplete, ma forse la vittoria che senti più tua è quella col Maiorca. Non aver chiuso la tua carriera lì è il rimpianto che hai?
"Di rimpianti punto a non averne: quando ne hai vuol dire che guardi e pensi al passato. Mi sarebbe piaciuto giocare, anche solo un secondo, con la maglietta del Maiorca: mi ha dato una grande possibilità, con Alemany come presidente (oggi ds del Barcellona, ndr) mi ha aperto le porte dell'Europa, di fare quello che mi piace di più nella vita, giocare a calcio".

All'Everton hai incontrato Lukaku. Che idea ti facesti all'epoca?
"In realtà lo vedevo già come lo vedo adesso e vi dico che secondo me non ha espresso tutto il suo potenziale. È fisico, è intelligente, fa una caterva di gol. Io ho accettato di andare in panchina soltanto quando il mister metteva dentro Lukaku: per lui avrei accettato tutto. Può essere uno dei migliori attaccanti al mondo insieme a Dzeko, Benzema, Haaland, Giroud. Alcuni un po' datati, ma penso siano fortissimi".

Onana è destinato a tornare in nazionale col Camerun?
"Mi chiedono sempre di questo e mi mettono in una posizione scomoda. Voi conoscete Onana di oggi o dell'anno scorso, però nel 2017 Onana era già tra i cinque migliori portieri del mondo. André giocava nell'Ajax, ma finiva spesso in panchina: chi oggi mi accusa di avere problemi con lui è la stessa che all'epoca diceva che non si meritava di giocare. Per me è il miglior portiere al mondo, però sono il presidente di una federazione, di milioni di giocatori camerunesi. Non sono il tipo di dirigente che impone qualcosa al suo allenatore, non ho mai visto Moratti dire a Mourinho chi far giocare e chi no. Per me, è soltanto una questione fra il giocatore e il suo allenatore. Quando quest'ultimo mi dirà di essere contento di Onana, non avrà nessun problema. Io devo essere una soluzione per il tecnico, non il contrario".

Maignan vs Onana. Mercoledì abbiamo visto due dei portieri migliori al mondo.
"È vero, ma per me Onana è più forte di Maignan. André non era molto convinto di venire all'Inter, gli ho consigliato di dire sì, che era un passo avanti, e oggi sono contento di averlo fatto: sta per giocare una finale di Champions League, non è una cosa che succede a tutti i giocatori. Sono felice per lui e per tutta l'Inter".

Chiunque andrà in finale tra Milan e Inter sarà sfavorita…
"Spero che ci sia l'Inter e ricordo che è una gara a sé stante. Non si gioca una partita per non vincere. Penso a quella col Barcellona: gli unici che ci credevamo eravamo Mourinho e io. E penso che giocare col Real o col City possa essere una motivazione ulteriore, in finale può succedere di tutto".

È vero che prima di venire all'Inter stavi per andare al Manchester City?
"Sì, ero quasi a Manchester, ho deciso in aereo. Materazzi mi scrisse di giovedì, io ero in Camerun e giocavo contro il Togo. Il venerdì parlai con papà Moratti e con Mourinho: avevo dato la mia parola al City, ma durante il volo per Manchester dissi al mio agente che sentivo la sensazione che la mia carriera sarebbe dovuta passare dall'Italia. Però tutti mi dicevano che l'Italia era un Paese razzista… Io mi vedevo qui ed è stato incredibile. Quando mi dicono che c'è del razzismo, mi viene da rispondere che è perché altrove non c'è possibilità di vivere e lavorare, qui sì. La società italiana è così, basta vedere quanto sono colorati i matrimoni. E posso dire che ho fatto bene".

Hai detto che, potendo tenere soltanto una cosa, sceglieresti il colore della pelle. Nel 2006, a Saragozza facesti il gesto della scimmia e iniziasti la tua lotta. È iniziato tutto quel giorno per te?

"No, però lì ne ho colto un aspetto molto importante. Sembrava che dovessi sentirmi in colpa per essere di colore, dicevano che aver comprato un n***o per giocare a calcio era una follia. Mi chiesi che senso avesse che un pubblico avesse pagato dei biglietti per vedere giocare un calciatore di colore e poi lo insultasse. L'arbitro mi aiutò molto, mi disse che se fossi uscito dal campo avrebbe fermato la partita. Un giocatore di colore del Saragozza mi disse che stavo esagerando. Rijkaard mi fermò, con lui ci chiamavamo n***o in maniera affettuosa, perché è una cosa di cui sono orgoglioso di essere: 'Chi è il nostro miglior giocatore? Torna in campo e fagli vedere cosa può fare un giocatore di colore'. Dieci minuti dopo ho segnato e ho fatto il gesto della scimmia, da lì in poi sono cambiato come persona e la mia lotta è diventata più decisiva. Non tutti possono capire cosa significhino alcune mie posizioni, ma non tutti possono capire cosa ho vissuto e cosa viviamo noi".

La situazione nel calcio è migliorata da allora?
"Sì, e anche molto. Ma si vedono ancora brutti episodi purtroppo".

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