Fiorentina, Nicolini scettico su Dzeko: "Acquisto che certifica la mancanza di programmazione"


Il nuovo vice allenatore dello Shakhtar Donetsk con Arda Turan in panchina Carlo Nicolini, ospite di Radio FirenzeViola, ha parlato del nuovo incarico col club ucraino: "Arda Turan l'ho avuto come giocatore quando allenavo la Nazionale turca. Ha apperezzato molto il mio modo di lavorare e adesso che è allenatore mi ha proposto questo ruolo dato che conosco bene l'ambiente. In Italia, tra Serie A e B non c'è nessuno che mi abbia fatto una proposta. Questo è uno dei motivi per cui si lavora male...".
La scelta di Cuenca è in controtendenza rispetto a ciò che vediamo di solito...
"Questi cambi che stiamo vedendo, a prescindere dal profilo che viene preso, mi sembrano non programmatiche. Mi sembrano scelte che ti capitano un po' addosso e in cui speri possa andar bene".
Sull'imminente arrivo di Dzeko alla Fiorentina.
"Non si discute. Ha dimostrato di esserci ancora, sia fisicamente che come gol. Prendere Dzeko però vuol dire fare acquisti non di programmazione, la Fiorentina potrebbe aver deciso che per quest'anno vuole affiancare a Kean una garanzia, andando sul sicuro. Dico solo che come ha scelto di fare Luis Enrique al PSG si dovrebbe andare in altre direzioni, perché acquisti così non aprono un ciclo a lungo andare. Però, al netto di questo, Dzeko rimane un punto di riferimento".
Lei conosce bene Dodo dai tempi dello Shakhtar. Il rinnovo non arriva, che è successo col giocatore secondo lei?
"La Fiorentina ha fatto l'errore di non rinnovarlo prima. Perché se hai un giocatore forte non devi arrivare a questo punto, perché perdendo l'Europa che conta un calciatore che è nel giro della Nazionale preme per andare in altri palcoscenici. In Europa poi non ci sono tanti esterni del suo livello, non è un fuoriclasse ma un giocatore molto forte, anche di mentalità vincente, perché è davvero molto positivo nell'affrontare gli allenamenti e le partite. La Fiorentina perderebbe molto anche a livello di atmosfera e spogliatoio. Ci sono pochi che interpretano il ruolo dell'esterno come lui, con tanta spinta a produrre superiorità numerica. Dovesse lasciare, la società dovrebbe fare un mea culpa".
L'arrivo di Pioli può incidere in tal senso?
"Sicuramente, perché lui è un ragazzo sensibile. Conoscendolo, credo si sia sentito un po' tradito. Perché era pronto a rinnovare e l'amore con la piazza era esploso, questo tentennare del club gli ha fatto male. Se l'allenatore lo coccola un po' e gli fa sentire l'importanza che ha, può starci che lui torni sui suoi passi".
