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La Kings League si racconta, Brocchi: "Non pensavo di vivere questa adrenalina"

La Kings League si racconta, Brocchi: "Non pensavo di vivere questa adrenalina"TUTTO mercato WEB
ieri alle 13:56Serie A
di Tommaso Rocca

Al Festival della Serie A si parla anche di Kings League. A Parma ha parlato Franco Marelli, direttore della sezione italiana della competizione ideata da Piqué. Presente anche in collegamento Mirko Cisco, presidente degli Underdogs, e l’ex Milan Cristian Brocchi, in collegamento da Parigi assieme al suo calciatore Matteo Perrotti, stella degli Zeta che si stanno giocando il mondiale per club in Francia.

Franco Marelli ha parlato così della crescita della competizione: “Siamo qui oggi ospiti della Lega Serie A perché abbiamo cominciato le attività ad agosto dell’anno scorso, dopo il successo dei mondiali per club 2024 con gli Stallions, squadra italiana che partecipava come wildcard. Noi facciamo parte dello stesso ecosistema del calcio, assieme alla Serie A e a tutto quello che c’è in mezzo. In primis, in Kings League si gioca a calcio, con talenti eccezionali. Da quel punto di partenza ci attacchiamo tutto il resto: la professionalità, dei calciatori di alto livello, gli streamer più famosi di Italia, e poi lo spettacolo che ci viene costruito attorno. Dal 23 di febbraio alle finali disputati all’Inalpi arena di Torino, sono 57 milioni di spettatori, un punto di partenza davvero importante, siamo andati oltre le aspettative. Abbiamo chiare le nostre priorità: al centro la parte sportiva e di entertainement, vogliamo arrivare ad essere attivi in 30 paesi. Quello che è il brand e il prodotto deve essere lo stesso in tutte le leghe, dalla modalità di selezioni dei giocatori, al campo e agli effetti video e audio. Vogliamo crescere in ambito sportivo, arrivare ad aggiungere ogni settimana un pezzetto in più. La Lega Serie A ha riconosciuto l’importanza di un progetto che aggiunge qualcosa in più nell’ecosistema calcio. I due prodotti sono complementari.

In Italia abbiamo ospitato a gennaio il mondiale delle nazionali, la nostra nazionale non ha fatto una grande prestazione e tra i tanti partecipanti c’era Ciccio Caputo. Se confronto le prime partite di Ciccio con l'Italia e le ultime con i TRM, oppure se penso a Bonucci con i Boomers, vedo due campioni che si sono adattati alle regole nuove. Lato audience il grazie va al pubblico, ai giocatori e ai presidenti. L’80% dei spettatori ha tra 14 e 30 anni. Parlare ai giovani è un dono, lo viviamo come una responsabilità. Con tutte le difficoltà del caso, perché è un’audience complicata. Tutto l’ecosistema deve impegnarsi, possiamo fare un percorso insieme per arrivare a determinati obiettivi”.

L'allenatore degli Zeta, Cristian Brocchi: “Ho iniziato questa avventura perché me lo hanno chiesto i miei figli. La Kings piace tantissimo alle nuove generazioni, quelli della mia età fanno ancora un po’ fatica. Però, chissà come mai, una volta vista la partita vengono coinvolti anche loro. E’ una competizione veloce, adrenalinica, che emoziona. I ragazzi che giocano in Kings la vivono come una seconda opportunità. Magari non sono arrivati ai vertici del calcio a 11, ma la Kings ti dà visibilità, emozioni, tantissimi ragazzi vengono riconosciuti per strada. Poi crea amicizie, ci sono dinamiche e simpatie che danno la possibilità di vivere il calcio in modalità diversa. All’inizio per me non è stato semplice con queste nuove regole, adesso invece mi diverto. Non è detto che chi è affermato a undici possa aver le caratteristiche giuste per la Kings. Questa competizione permette ad un ragazzo di mettere in mostra le sue qualità, che nel calcio a undici possono far fatica ad emergere. Per essere un primo split, il nostro livello è molto alto, la regular season è stata combattuta. Noi siamo arrivati fino in finale e portare i ragazzi a Torino in un ambiente stupendo è stato emozionante. Ho vissuto tante esperienze da calciatore, rivivere questi momenti a Parigi per questo mondiale trasmette emozioni che non ricapitano, i ragazzi se lo porteranno dentro per tutta la vita.

Allenare in Kings è diverso per le modalità di gioco differenti. Chi è agonista lo fa per competere e arrivare all’obiettivo. Vincere una partita di Kings non si può rapportare ad una Champions da calciatore ma vi assicuro che non pensavo di poter vivere tanta adrenalina in questa competizione. Sono entusiasta all’idea di arrivare a stasera, ci giochiamo gli ottavi di un mondiale, quando abbiamo conquistato la qualificazione a Parigi ho visto in tanti commossi. Stiamo vivendo la Kings con passione e quindi si vive di emozioni, è stato unico anche vedere mio figlio in lacrime quando abbiamo perso la finale meritatamente con i TRM. Queste sono sempre emozioni uniche, bisogna dire grazie a chi ha creato la competizione: ci sono cose da sistemare, ma è normale".

Matteo Perrotti, MVP del primo split: “Per noi giocatori di Serie D fa piacere vedere la gente che ti ferma per strada, ti chiede una foto o ti scrive sui social. Non per forza la Kings deve sostituire il calcio, io giocavo a calcio la domenica e la Kings al lunedì, le due cose possono coincidere. Aspetto con ansia di giocare la domenica, ma ormai quasi più attendo la Kings il lunedì. La regola più bella? Lo shootout. Il mondiale? E’ un ambiente caldo e teso, ogni squadra è supportata dalla propria nazione. Oggi giochiamo contro i francesi, l’arena farà il tifo e siamo fuori casa, ma questa cosa deve motivarci ancora di più per far bene. La partita di oggi? Sicuramente non sarà semplice, loro rappresentano in casa il loro paese, ma ci siamo preparati bene. Dobbiamo vincere per passare il turno, faremo di tutto per ottenere il risultato”.

Mirko Cisco, presidente degli Underdogs: “La responsabilità è a 360 gradi, devi strutturare allenamenti, squadra e tutti gli aspetti burocratici. E poi ci sono i rigori, che possono decidere una partita. Si parla di content ma si parla di calcio e di partita, io le vivo in maniera molto seria, più anche rispetto ad altri presidenti. E’ un lavoro che mi affascina. Anche io, come gli Zeta, ho in cantiere di creare una squadra di calcio a 11 in parallelo con la Kings. Mi piace mettermi in gioco: io sono un presidente molto presente, devo delegare qualcosa al mio staff, ma sono molto presente nelle decisioni. Penso che i ruoli siano gli stessi di un presidente di una squadra a undici, bisogna affiancarsi ad un team, ognuno si occupa della gestione del proprio team. Mi sono trovato ad avere in squadra Valerio Di Cesare, capitano del Bari, che un mese prima segnava in Serie B contro la Ternana. Mi ero emozionato quel giorno, da pugliese, e poi l’ho visto giocare con la mia squadra, è stata un’emozione condivisa con tutta la squadra e il team. Emozione è la sintesi della Kings League, viene ancora prima dell’intrattenimento. Sui miei Underdogs? C’è voglia di rivalsa, quest’anno siamo usciti ai play-in. Può sembrare un gioco ma per me non lo è, sono molto competitivo e per il prossimo split punterò a vincere. Noi siamo una delle squadre che ha fatto più gruppo e coesione, si è creato un bel rapporto tra presidente, giocatori e staff. Questo purtroppo non basta, chi è arrivato in fondo può però riscattarsi subito, lo permettono le regole. Battere un rigore? Ho più paura di farmi male che di sbagliare.

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